CARLI: relazione di minoranza DDL 6

Pubblicato il venerdì 21 Lug 2023

Relazione di minoranza sul Disegno di Legge n. 6 Assestamento del bilancio per gli anni 2023-2025, ai sensi dell’articolo 6 della Legge Regionale 10 novembre 2015, n 26

Presentato dalla Giunta regionale il 29 giugno 2023

Egregio Presidente, Gentili Colleghe e Colleghi,
le dimensioni dell’Assestamento estivo 2023, che non ha precedenti nella storia della nostra Regione, superando il miliardo di euro di risorse manovrate, impongono alla classe politica regionale scelte forti e coraggiose per andare oltre le misure di grande richiamo mediatico che rischiano di non risolvere le forti criticità prospettiche del sistema regionale, ampiamente riportate nel DEFR 2024
Poter disporre di enormi risorse economiche rappresenta una condizione necessaria ma non sufficiente per mettere in atto politiche di lungo respiro e concretizzare prospettive di sviluppo: è fondamentale avere sia la chiarezza di intenti che la determinazione e la forza di mettere in atto una manovra coraggiosa per affrontare radicalmente le molte emergenze, che non sono di mero carattere congiunturale ma prevalentemente di natura strutturale.
Da parte nostra, oltre a rilevare gli aspetti negativi, non faremo mancare, come successo finora, l’atteggiamento propositivo e le proposte per rilanciare e sostenere le colonne portanti che sorreggono la nostra comunità regionale.
Il principale comparto che ha sicuramente bisogno di interventi radicali e di maggiori risorse è quello socio-sanitario. I 3 miliardi di euro che si raggiungono con questa manovra di assestamento sembrano parecchi se visti in una situazione normale, ma lo stato in cui versa il sistema sanitario regionale è pessimo e la spesa in realtà è percentualmente in diminuzione rispetto al passato. I 10 milioni ulteriormente stanziati in questa manovra per abbattere le liste d’attesa non bastano per affrontare le emergenze.
Ribadiamo che le situazioni di criticità manifestatesi nel SSR e le grida di allarme di sindacati e lavoratori, nonché le lamentele dei cittadini insoddisfatti dei servizi resi, richiedono non solo un ripensamento come invocato dall’Assessore, ma soprattutto una pronta risposta in termini di investimento di risorse per dare una fondamentale risposta a operatori e cittadini, oltre a chiarire una scelta di campo a favore del sistema pubblico.
È indispensabile che venga riservata più attenzione e una priorità maggiore alla sanità pubblica per l’abbattimento delle liste d’attesa e che i piani presentati dalle aziende per contrastarle presentino obiettivi che possano essere valutati in corso d’opera e che possano prevedere innovazioni gestionali.
Riteniamo riduttivo interpretare il cosiddetto Piano Straordinario per la riduzione delle liste d’attesa con un respiro limitato alla fine del corrente anno; andrebbe prevista immediatamente una programmazione su più anni, per fare di questo Piano Straordinario uno strumento per rendere la nostra sanità pubblica regionale nuovamente all’altezza di ciò che è stata in passato, per affrontare con un ruolo da protagonista le sfide del futuro in un corretto rapporto con le strutture private.
Inoltre, è necessario rilanciare la pianificazione zonale in ambito sociale: assistiamo infatti a una recrudescenza dei fenomeni di povertà ed esclusione sociale e per questo dobbiamo dare risposte alla fascia di popolazione non autosufficiente. La risposta quindi non può che ricercarsi nell’integrazione tra politiche sanitarie e sociali.
È forse giunto il momento di far fare un salto di qualità che trasversalmente non è mai stato fatto in Fvg: al di là della quantità della spesa, è importante accentuare la qualità del controllo della spesa dove assume un ruolo importante anche la responsabilità dei manager ai quali competono le scelte, accanto all’azione svolta dalla politica.
Per contrastare le liste d’attesa, la Giunta abbia il coraggio di dare un’indicazione chiara alle Aziende sanitarie affinché i 10 mln già stanziati si investano sul sistema pubblico e non lasciare la possibilità di usarli attraverso il maggiore ricorso al privato convenzionato: in tal senso la sonora bocciatura ricevuta dalla Corte dei conti sulla gestione delle liste d’attesa conferma tutte le perplessità da noi manifestate a più riprese.
Dal rapporto emerge come i fondi stanziati per ridurre le liste d’attesa siano stati utilizzati solo parzialmente e in qualche caso la spesa sia addirittura stata pari a zero, come quella sostenuta nel 2021 dall’Asfo, ancora una volta distintasi in negativo.
La fotografia fatta dai giudici contabili è impietosa ed è superabile solo con un netto cambio di passo, a partire dal personale: per un vero recupero, infatti, è necessario investire nelle risorse umane, arginando la fuga verso il privato.
Su questo tema, la narrazione fatta dalla Giunta sul suo impegno a riguardo non ci sembra concreto. Il gruppo del Pd ha già presentato nelle scorse settimane una mozione attraverso la quale si chiede l’impegno del Presidente e della Giunta regionale ad adottare politiche del personale del SSR dal carattere espansivo, sia sfruttando appieno i margini di manovra concessi dalla recente sentenza n. 124/2023 della Corte costituzionale, sia facendo quanto in proprio potere per eliminare il tetto alla spesa per il personale sanitario.
Ed è proprio su questo aspetto che la nostra regione è rimasta indietro. Il Friuli Venezia Giulia non solo negli ultimi anni ha voluto applicare il tetto alla spesa per il personale sanitario confermato nel 2019 dal decreto Calabria, che pure riconosceva l’autonomia finanziaria delle Regioni a statuto speciale, ma ha anche rinunciato alla possibilità di aumentarlo fino al 15% dell’incremento del fondo sanitario regionale rispetto all’esercizio precedente, come pure avrebbe potuto.
La possibilità c’era ed era pure prevista nei documenti di programmazione sanitaria regionale. Ma quel che è peggio, comunque, è che nel 2021 la spesa per il personale si è fermata molto al di sotto del tetto autolimitato. Due anni fa, infatti, il risparmio certificato dai rendiconti è stato di 26,3 milioni per la Giunta e addirittura di 31 milioni per la Corte dei Conti. Non è vero, dunque, che è stato fatto tutto il possibile per potenziare gli organici, depauperati dalla consistente fuga di ben 1.530 dipendenti in tre anni che non si è riusciti a trattenere. Ora la sentenza della Corte costituzionale sul salario accessorio amplia i margini di manovra, ma va tolto anche il tetto di spesa complessivo per il personale. È fondamentale che la Regione agisca in questo senso perché investire nelle risorse umane è fondamentale per salvare la sanità pubblica.
Altra questione da non sottovalutare è ciò che potrebbe succedere all’indomani della messa in pratica della revisione del reddito di cittadinanza a livello nazionale. È assai probabile che, se i cittadini in difficoltà non riceveranno quanto finora avuto dallo Stato, si rivolgeranno ai Comuni.
È perciò tanto necessario quanto urgente avviare un confronto tra enti locali e Regione al fine di trovare il giusto modo per sostenere le persone in difficoltà economica, visto che la platea dei beneficiari della misura nazionale diminuirà e la nuova carta acquisti “dedicata a te” risulta di importo limitato
Sull’ambiente vengono stanziate correttamente importanti risorse per il rischio idrogeologico, ma non ci sono stati segnali di intervento relativamente alla gravissima situazione dello sghiaiamento nei bacini del Cellina-Meduna; a fronte di un’emergenza climatica che è sotto gli occhi di tutti, la Regione dimostra poca sensibilità nell’affrontare con interventi strutturali decisi l’efficientamento delle condotte idriche ed acquedottistiche, che consentirebbero una drastica riduzione degli sprechi.
Manca anche una chiara strategia sul tema delle energie rinnovabili: mentre il tema delle comunità energetiche richiederebbe un minimo pensiero strategico (al momento non esplicitato) per coordinarne uno sviluppo omogeneo nel territorio, i 100 milioni di euro stanziati a fine anno scorso per la realizzazione di impianti fotovoltaici destinati alle famiglie sono largamente sottoutilizzati, dal momento che le richieste dei privati attualmente risultano essere state molto inferiori alla metà del totale stanziato.
La scelta fatta dalla giunta Fedriga con questa iniziativa si rivolge infatti alle famiglie che hanno le disponibilità economiche per anticipare le cifre necessarie agli interventi. Servirebbe quindi un ripensamento per un prossimo intervento che possa dare opportunità anche alle famiglie meno abbienti, ma in questo assestamento non si sono sentite valutazioni in merito.
Altro tema da affrontare con grande decisione è quello demografico, con tutte le implicazioni già rilevate nella relazione al DEFR 2024.
Non neghiamo che molte iniziative siano state intraprese nel recente passato dall’amministrazione regionale, ma l’attuale situazione le importanti disponibilità economiche richiedono politiche per la famiglia ancora più decise e coraggiose per contrastare le “culle vuote”, con misure che prevedano nidi gratuiti e maggior sostegno agli enti gestori dei nidi: se l’imminente realizzazione di asili nido grazie al PNRR garantirà maggiori disponibilità di posti, va evitato il rischio in prospettiva di una insostenibilità dei costi di gestione a carico dei Comuni e degli altri Enti gestori.
Oltre a ciò, serve dare più sostegno ai progetti di sviluppo delle nostre imprese, che spesso trovano un grande ostacolo nella ricerca di manodopera: dobbiamo dunque essere attrattivi verso la forza lavoro che viene da fuori e questo non può che passare attraverso l’offerta di casa e di necessari servizi alle famiglie.
Il rapporto Istat 2023 diffuso la scorsa settimana evidenzia la prospettiva di forte calo della popolazione nei prossimi decenni, con la conseguente perdita del Pil fino all’1%: a fronte di tale scenario, e con la necessità da parte delle aziende di richiamare nuova forza lavoro, sorprende il mantenimento di misure che impediscono l’accesso alla prima casa per persone che non siano già residenti in regione da almeno 5 anni: è il momento di mettere da parte l’ideologia per essere concretamente attrattivi.
Nei settori dell’economia bisogna superare la solita facile distribuzione di risorse a pioggia. Le difficoltà dell’industria, sulle quali recentemente hanno espresso forti preoccupazioni le forze sindacali, hanno bisogno di risposte strategiche, di interventi di potenziamento e rilancio delle politiche industriali, a fianco delle necessarie politiche attive del lavoro
Tenuto conto che lo stesso DEFR evidenzia prospettive non proprio brillanti sul fronte economico, va evidenziato che la crescita attuale è dovuta ai settori dei servizi e delle costruzioni le quali beneficiando anche delle agevolazioni sull’edilizia residenziale hanno dato un impulso significativo all’economia.
Purtroppo sulla manifattura gli indicatori mostrano in previsione per il 2023 una contrazione. Si apre ora una fase decisiva, soprattutto sulla transizione energetica ed ecologica, che deve essere governata e accompagnata dalle istituzioni e dalla politica. Per questo davanti a un assestamento regionale con disponibilità finanziarie mai viste, insistiamo nell’invitare la Giunta regionale e l’assessore alle Attività produttive a non disperdere in mille rivoli le enormi disponibilità economiche a disposizione. Se la Giunta non vuole ascoltare l’opposizione, almeno ascolti gli attori economici.
Un altro tema insufficientemente assecondato dalla manovra di assestamento è legato alla scarsa attenzione ai Comuni, che restano i protagonisti sul territorio per quanto riguarda l’attuazione delle politiche sociali e di coesione rivolte ai giovani, agli anziani, alle persone fragili e a quelle diversamente abili: non è pensabile poter declinare politiche efficaci in questo contesto di grande cambiamento senza il necessario sostegno ai Comuni.
L’aumento dell’inflazione, dell’energia, delle materie prime e dei costi del personale sta mettendo in seria difficoltà la sostenibilità dei bilanci comunali: per questo motivo riteniamo che una quota importante delle risorse disponibili meriti di essere utilizzata a sostegno dei Comuni, poiché solo in questo modo potranno essere realizzate in modo concreto ed efficace le politiche sociali nelle nostre comunità.
Una particolare attenzione dovrebbe essere rivolta all’ascolto delle categorie più fragili, di quei numerosi cittadini regionali che, loro malgrado, hanno subìto silenziosamente l’aumento dell’inflazione e conseguentemente hanno contribuito al maggiore gettito fiscale regionale legato alla compartecipazione dell’IVA.
Una seria analisi sui flussi e sugli effetti delle dinamiche inflazionistiche, porterebbe a riconoscere ai cittadini con minore reddito disponibile almeno in parte una sorta di “restituzione del maltolto”: impiegare le risorse derivanti dalle maggiori entrate tributarie collegate all’IVA senza alleviare il peso fiscale ai contribuenti più deboli che hanno pesantemente subìto l’effetto dell’inflazione ci pare eticamente, socialmente ed economicamente poco corretto.
La Regione può sicuramente rinunciare a qualche decina di milioni di gettito IRPEF. L’azzeramento dell’addizionale Irpef almeno per le fasce di cittadini con reddito più basso non comporta molto lavoro burocratico ed è immediato, e finché siamo in tempo esortiamo il Presidente e la sua Giunta ad accogliere questa proposta dell’opposizione.
In aula ci attendiamo un confronto nel merito delle proposte che porteremo all’attenzione di giunta e maggioranza. Con 200 mln ancora a disposizione si può fare ancora molto per migliorare l’assestamento estivo e certo le idee da parte dell’opposizione non mancano.
L’amministrazione regionale non può mancare l’opportunità di mettere a frutto le enormi risorse e cogliere fino in fondo un’occasione per un cambio di paradigma tanto atteso dalla comunità regionale.

Andrea Carli

Trieste, 21 luglio 2023

0249 - CAR relazione minoranza assestamento 2023

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