Sviluppo rurale: Bolzonello-Da Giau (Pd), serve documento guida bipartisan per superare criticità sui Gal

Pubblicato il lunedì 20 Giu 2022

 

TRIESTE 20.06.22 «La gestione dei Gal, per lo sviluppo dell’economia rurale, presenta delle oggettive criticità dovute principalmente alla mancanza di una visione complessiva degli interventi, che possono essere superate a partire da un documento guida, condiviso in maniera bipartisan, che fissi regole certe e tracci un percorso da seguire per i futuri legislatori». Lo afferma il consigliere regionale Sergio Bolzonello (Pd) a margine della seduta odierna della 2ª commissione riunita per l’esame della deliberazione della Corte dei conti relativa la controllo sull’utilizzo dei fondi comunitari da parte dei Gruppi di azione locale (Gal) nel quadro della programmazione 2014-2020.

«Nella gestione dei Gal, come ha confermato anche lo stesso assessore, si è ondeggiato, cercando di dare soddisfazioni a singole e piccole realtà o a esigenze dei territori, a volte esulando da ragionamenti più ampi e di sistema. Questo Consiglio non affronterà il tema Gal che spetterà invece alla prossima legislatura, ma qualora riuscissimo a trovare fin da ora una visione bipartisan rispetto a questo tema, allora potremmo consegnare ai futuri legislatori del Fvg delle linee di indirizzo capaci di rilanciare l’attività del Gal, evitando di reiterare le criticità che oggi fortemente penalizzano l’incisività del loro operato» aggiunge Bolzonello.

«L’esame odierno – commenta Da Giau – ci ha permesso di riflettere sul fatto che l’approccio Leader (la metodologia di sostegno finanziario rivolto alle comunità rurali, fondato sulla partecipazione dal basso di enti pubblici e privati per lo sviluppo dei territori), non è ancora un patrimonio consolidato. Per questo diventa difficile pensare che possano avere successo anche altre iniziative che mirano allo sviluppo del territorio in forma condivisa». Secondo Da Giau «le criticità burocratiche e le situazioni di difficoltà esterna hanno probabilmente inciso nel determinare dei punti deboli sui quali si è soffermato il giudizio della Corte dei conti. Ma accanto a questo ha pesato il continuo modificarsi delle strategie e la frammentazione degli interventi, frutto della scarsa propensione a lavorare insieme, oltre i singoli interessi e tornaconti sia pubblici, sia privati. Questa scarsa propensione è del resto alla base del fallimento di altre esperienze in cui si è tentato di innescare una collaborazione per lo sviluppo dei territori, come si è fatto con le Uti prima e con le Comunità ora. Se non si traggono queste conseguenze, non sarà solo l’esperienza del metodo Leader a mancare gli obiettivi, ma verranno meno anche le premesse perché altri strumenti di sviluppo territoriali, come i recenti distretti del commercio (che pure prevedono partenariati tra pubblico e privato), saranno destinati a soddisfare solo interessi parziali e contingenti».

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