Stabilità: Celotti (Pd), contrasto denatalità comprenda nidi gratis

Pubblicato il mercoledì 13 Dic 2023

 

TRIESTE 13.12.23 «Siamo soddisfatti di aver contribuito a porre un tema, quello della denatalità, che evidentemente ha smosso la Giunta. Per il suo contrasto riteniamo tuttavia che accanto ai bonus vadano rafforzati in modo coraggioso i servizi per la prima infanzia, a partire dall’aumento dei posti negli asilo nido, che vanno resi servizio gratuito e universalistico, anche attraverso collaborazioni con il mondo delle imprese e con il terzo settore, e a partire dal prolungamento degli orari scolastici attraverso servizi quali la pre-accoglienza e il doposcuola, che aiutano la conciliazione. Laddove si è riusciti a invertire il trend, e penso in particolare a Bolzano, dove si arriva a 1.8 figli per donna, questo è stato possibile a fronte di politiche coraggiose e strutturali, iniziate una decina di anni fa. Ma si parla di un rinnovamento strutturale del sistema di welfare, che garantisca servizi sui quali le giovani coppie devono pensare di poter contare, non solo di bonus, di importo più o meno importante». Lo afferma la consigliera regionale Manuela Celotti (Pd) intervenendo nel dibattito in Aula sulla legge di Stabilità 2024.

«Quello sulla denatalità è uno dei primi problemi da affrontare, con politiche coraggiose e strutturali di supporto alla famiglia, che puntino nel contempo ad abbattere le differenze di genere, a sostenere il lavoro femminile, a dare risposte al tessuto economico, a riequilibrare le differenze sociali, e che riprendano ad attivare e garantire servizi, quanto più possibile universalistici e gratuiti, e questo si fa attraverso aiuti economici, certo, ma soprattutto attraverso un potenziamento dei servizi. Pensiamo a come sarebbe la vita delle famiglie se la scuola dell’infanzia, cioè l’asilo, non fosse un servizio universalistico, ma un servizio da acquistare con un bonus regionale». Tra le proposte del Pd, continua Celotti «è necessario inoltre agire per un riequilibrio sociale affrontando le situazioni di povertà. Le famiglie non sono tutte uguali e crediamo che sia necessario potenziare le misure come la dote famiglia o la dote scuola a favore dei nuclei con redditi bassi. Il Fvg dovrebbe usare la sua Specialità cercando di garantire dei Leps regionali a tutela delle famiglie più fragili, ad esempio esentando o riducendo il costo dei servizi scolastici a gestione comunale.

Fa pensare inoltre che la misura annunciata da Fedriga preveda, da una prima lettura, una residenza di almeno due anni in Regione FVG, proprio mentre dal Governo arriva la notizia che i requisiti di residenza di due anni per l’assegno unico per i figli, a seguito di una segnalazione arrivata a febbraio da Bruxelles, verranno eliminati. Evidentemente in FVG, dove per l’accesso alla maggior parte delle misure sociali sono previsti ben cinque anni di residenza, non capiamo che i servizi che istituiamo possono diventare uno strumento di attrattività di nuove famiglie».

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