Scuola: Fasiolo (Pd), contro crisi servono misure straordinarie

Pubblicato il venerdì 06 Set 2024

 

Trieste, 06.09.24 «Calo demografico con conseguente riduzione di studenti, minori esigenze di spazi scolastici, docenti in esubero e mancanza di dirigenti stanno mettendo in crisi il sistema scolastico. La risposta da parte della Regione, dunque, non può essere ordinaria, serve uno sforzo straordinario per monitorare la denatalità e proporre soluzioni condivise dai territori, ma anche un’azione forte nei confronti del ministero». Lo afferma la consigliera regionale Laura Fasiolo (Pd), già dirigente scolastica, che attraverso un’interrogazione chiede alla Giunta regionale quali azioni prevede per affrontare le ripercussioni della denatalità sul sistema scolastico.

«I dati sono allarmanti, 2.252 alunni in meno per il presente anno scolastico, di cui – 486 nella scuola dell’infanzia, -1166 nella scuola primaria, -621 per le scuole medie (pur rimanendo indenne il II grado, non ancora toccato dalla denatalità), dati ancora peggiori senza il positivo apporto fornito alla natalità dal 10% di stranieri» ricorda Fasiolo. «Di questo non ci si può limitare a una presa d’atto, ma servono azioni non solo per il presente, ma anche e soprattutto in prospettiva futura. Serve una differente programmazione per l’edilizia scolastica, così come nuovi criteri di formazione delle classi e di definizione degli organici. È inoltre necessario rivedere le politiche educative e di trovare soluzioni per l’utilizzo dei docenti in esubero al fine del miglioramento della formazione degli studenti, personalizzare, per quanto possibile, l’educazione, promuovendo un ambiente inclusivo e potenziando i livelli di competenza per affrontare sfide future». E infine, conclude Fasiolo, «va tenuto conto della mancanza di dirigenti scolastici per 17 istituzioni scolastiche e che i 45 aspiranti direttori dei servizi generali e amministrativi sono stati chiamati ad occupare solo 31 posti disponibili a fronte dei 63 vacanti. Queste sono sfide difficili ma ineludibili che la Regione deve affrontare con le autonomie scolastiche e con il ministero, altrimenti a pagare saranno le future generazioni».

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