Trieste 29.11.24 – «Il superamento della frammentazione della gestione dei servizi idrici e dei rifiuti è un passo necessario che, seppur condiviso, non trova il giusto seguito nella legge di Stabilità. Così si perde un’ottima occasione per dare gambe a un percorso tanto atteso quanto necessario». Lo afferma il consigliere regionale Francesco Martines (Pd) a margine della seduta della 1ª commissione integrata riunita oggi per l’esame del bilancio 2025.
«Questo percorso di aggregazione, sul quale siamo tutti d’accordo, è in linea con le previsioni della legge 5 del 2016, seppure sia in ritardo a causa dei cinque anni di immobilismo del centrodestra. Nei mesi scorsi – continua Martines – si era finalmente cominciata a percepire la volontà politica di fare degli importanti passi verso il gestore unico. A fronte della più ricca manovra di bilancio della storia del Fvg, ci troviamo però con poche risorse stanziate per traguardare questo importante obiettivo». Tra le società che operano nel ciclo dei rifiuti, ricorda Martines, «c’è una grande attivismo per avviare un percorso di aggregazione, ma allo stesso tempo si guarda alla Regione affinché fornisca non solo un quadro normativo, ma anche risorse che possano dare maggior forza ai bilanci delle stesse società, in modo tale da agevolare tutte le forme di “matrimoni societari”».
Le aggregazioni, ricorda l’esponente dem, «vanno fatte nell’interesse dei cittadini, cercando di capire quali sono le forme migliori per gestire meglio i servizi pubblici che riguardano il servizio idrico integrato e i rifiuti, sui quali ci sono grandissimi interessi da parte dei privati. L’obiettivo è certo condiviso, ma senza gambe non si può pensare di procedere». In questa finanziaria viene aggiunto un milione ai quattro già stanziati, «tuttavia è necessario, come promesso in commissione che si provveda con un ulteriore iniezione di fondi nelle prossime leggi di assestamento, affinché le società più deboli patrimonialmente possano trovare positivi stimoli e pari dignità nei progetti aggregativi, magari con nuove norme giuridiche che salvaguardino le concessioni e permettano varietà negli accordi di fusione». Infine, conclude Martines affermando che «se vogliamo tenere questi servizi pubblici in house, dove i Comuni mantengono il totale controllo delle società ed evitare di finire in mano a società quotate in borsa, non c’è altra strada se non quella di accompagnare con normative adeguate e risorse consistenti tale processo».