Sanità: Conficoni, Rsa Pn, tra gravi ritardi e contraddizioni, resta pagina nera sanità

Pubblicato il mercoledì 06 Lug 2022

06.07.22 «La soluzione annunciata per la Rsa di Pordenone, seppur positiva, resta macchiata da gravi ritardi e responsabilità in primis da parte di chi governa la salute pubblica. Questa resterà purtroppo una pagina nera per il sistema sanitario pordenonese e l’ennesimo tradimento della Giunta Fedriga e del centrodestra nei confronti del territorio e dei cittadini del Friuli Occidentale». Lo afferma il consigliere regionale Nicola Conficoni (Pd), componente della 3ª commissione Salute commentando la notizia della riapertura dell’Rsa di Pordenone.

«L’annunciata riapertura prevista a inizio dicembre, ben quindici mesi dopo la chiusura dell’importante servizio, non può certo essere considerata una vittoria anche perché smentisce ancora una volta le rassicurazioni fornite dall’assessore Riccardi sulla riattivazione della struttura.

Lo scorso 25 giugno, infatti, rispondendo a un’interrogazione, l’assessore aveva affermato che Asfo aveva “già in corso una procedura per arrivare a una soluzione a breve termine con strutture già preesistenti”. Ora, invece, scopriamo che per vedere la luce in fondo al tunnel dovremo aspettare altri cinque mesi».

Secondo Conficoni, «dopo i vergognosi rimpalli di responsabilità tra Asfo e Arcs, emerge che la sede scelta dall’attuale direttore di Asfo, Tonutti, ossia Casa Serena, è la stessa cassata dal suo predecessore Polimeni, nominato e difeso fino all’ultimo dalla giunta Fedriga, prima responsabile delle difficoltà in cui versano non solo i servizi sul territorio ma anche svariati reparti degli ospedali».

E ancora, continua, «Fedriga non solo ha tradito la promessa di risollevare la situazione che negli ultimi anni invece è peggiorata, ma con le sue scelte ha affossato la sanità pubblica, spingendo quella privata. In questo modo, con la scusa di limitare le liste di attesa allungatesi drammaticamente non solo a causa del covid, si alimenta un circuito vizioso che vede medici e infermieri, allettati da maggiori stipendi e minori carichi di lavoro, dimettersi dall’azienda sanitaria per andare a lavorare nelle cliniche convenzionate rimborsate dalla Regione. Questa fuga di personale certo non favorisce il rilancio della sanità pubblica, che va potenziata per meglio assicurare a tutti il diritto alla salute».

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Nicola Conficoni

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