CARLI: Relazione di minoranza sui Disegni di legge n. 9, 10 e 11

Pubblicato il giovedì 07 Dic 2023

Relazione di minoranza sul Disegno di legge n. 9 Legge Collegata alla manovra di bilancio 2024-2026, sul Disegno di legge n. 10 Legge di Stabilità 2024, sul Disegno di legge n. 11 Bilancio di previsione per gli anni 2024-2026

Presentati dalla Giunta regionale il 15 novembre 2023

Egregio Presidente, Gentili Colleghe e Colleghi,

il fatto che questa legge di Stabilità possa contare su enormi risorse grazie ai 615 milioni in più rispetto allo scorso anno è sicuramente un fatto positivo. Si tratta di più del 12% delle risorse stanziate complessivamente nel 2023.
Va tuttavia evidenziato come, in molti casi, queste maggiori risorse non sembrano essere accompagnate da chiare strategie, soprattutto nella sanità, enti locali e ambiente.
I settori che beneficiano maggiormente in termini percentuali rispetto agli altri sono quelli delle infrastrutture e del turismo. L’incremento di risorse per il turismo è addirittura pari al 27%.
Il contesto socio economico è in rapida evoluzione e proprio il peggioramento di alcuni parametri molto importanti richiamati anche nella nota di aggiornamento al DEFR e confermati di recente dalla stessa Confindustria sono segnali non proprio rassicuranti per il futuro di questo territorio. La progressiva diminuzione di produzione, ordinativi, consumi interni che sta avvenendo negli ultimi mesi dovrebbero far riflettere sull’opportunità di approfondire le cause delle difficoltà palesate e perciò mettere in campo azioni e un generale ripensamento nell’utilizzo delle risorse regionali che andrebbero maggiormente indirizzate.
Di fronte a un sistema manifatturiero in rallentamento è necessario che anche la Regione Fvg faccia la sua parte con un rilancio delle politiche industriali. Nella Stabilità non mancano disponibilità finanziarie e di conseguenza le misure messe in campo. Quello che fatichiamo a vedere è una strategia complessiva che possa veramente incidere sullo scenario di difficoltà. L’indagine congiunturale di Confindustria FVG sul terzo trimestre evidenzia un ulteriore rallentamento della produzione industriale, in riduzione del 7 per cento, mentre le vendite sono in decremento del 13 per cento con una forte contrazione del mercato interno oltre che dell’export.
Per le aziende i problemi sono imponenti uniti ai difficili nodi della transizione energetica, ecologica e tecnologica. Per i lavoratori, invece, il vero tema è la qualità del lavoro, e se è vero che tiene l’occupazione è per molti fatta da precariato e salari bassi, soprattutto per giovani e donne. Per questo ribadiamo la necessità di rafforzare il protagonismo dei consorzi, di affrontare una volta per tutte l’immobilismo nei trasporti merci ferroviari e nell’intermodalità, di sostenere processi di digitalizzazione e creazione di realtà ad alta tecnologia, e di investire sulla formazione professionale.
Per quanto riguarda gli stanziamenti nel comparto della Salute può soddisfare il maggiore stanziamento di fondi per gli ambiti socioassistenziali e anche per l’incremento del fondo sociale per la disabilità. Al contrario, le maggiori risorse rispetto alla manovra dello scorso anno a favore delle aziende sanitarie non saranno certo sufficienti e dovranno essere certamente integrate in corso d’anno per almeno altri 100 milioni.
A nostro avviso si continua con una sorta di navigazione a vista, poiché la presenza di una strategia presupporrebbe la messa a disposizione da subito del budget per l’intero anno, in modo da poter da subito condividere piani aziendali e obiettivi con i direttori delle varie aziende sanitarie.
A meno che la reale strategia (al momento non esplicitata) non sia quella di tagliare ulteriori servizi, come successo di recente con il punto nascita di San Vito al Tagliamento. Al di là delle dichiarazioni di intenti, la Giunta non ci ha ancora spiegato chiaramente come voglia realizzare il Sistema sanitario regionale del futuro.
Dopo aver aggravato le difficoltà del servizio sanitario regionale con alcune decisioni penalizzanti, ora la Giunta Fedriga sta di fatto spingendo sul privato. Le preoccupanti classifiche sulle liste di attesa e il peggioramento della mobilità sanitaria extraregionale, però, evidenziano che questa ricetta non sta funzionando. Cliniche e ambulatori finanziati dalla Regione, infatti, assumono il personale in uscita dalle aziende sanitarie, indebolendole ulteriormente.
Non a caso tra il 2020 e il 2022 si sono registrate ben 1.530 dimissioni volontarie. Se vogliamo davvero rilanciare la sanità pubblica, dobbiamo spezzare questo circuito vizioso investendo nelle risorse umane. Proporremo quindi un significativo stanziamento di fondi finalizzati a migliorare anche dal punto di vista retributivo le condizioni di lavoro dei dipendenti. Premiare la loro fedeltà è un modo intelligente di arginare la fuga e favorire nuove assunzioni. In questo modo sarà anche possibile attivare ospedali e case di comunità previste dal Pnrr per rendere sostenibile il sistema, evitando così il rischio di realizzare dei contenitori vuoti di personale e servizi.
Che il sistema sanitario del Fvg stia purtroppo peggiorando lo dicono fonti autorevoli. I dati del recente “rapporto Bersagli” dell’istituto Sant’Anna di Pisa, che misura le prestazioni dei sistemi regionali e delle aziende sanitarie, evidenziano un peggioramento dei tempi a partire dall’accesso agli interventi chirurgici oncologici di fascia A e dei tempi lunghi di attesa nella specialistica ambulatoriale. Due situazioni critiche che hanno un forte impatto sulla salute dei cittadini insieme ad altre criticità delle quali la Giunta dovrebbe prendere atto e agire di conseguenza.
In estrema sintesi il rapporto evidenzia che dei 157 indicatori di valutazione calcolati a settembre 2023, il Fvg mostra un quadro con una quota pari al 33 per cento degli indicatori che risulta migliorato rispetto all’anno precedente, una quota pari al 13 per cento che resta stabile e il restante 54 per cento che risulta peggiorato. Siamo dunque in presenza di un saldo negativo che preoccupa maggiormente se si considera che gli indicatori peggiorati pesano di più sulla condizione di salute generale dei cittadini.
A poco vale la controdeduzione più volte portata da questa maggioranza, basata sul fatto che anche quest’anno (come negli ultimi anni) siano state stanziate risorse in quantità mai viste in passato: se la maggior disponibilità può essere vista come elemento di merito (certamente non del tutto riferibile all’amministrazione regionale), l’inefficacia del sistema evidenziata dai preoccupanti dati presenti nel rapporto “Bersagli” dimostra che la modalità di utilizzo di tale risorse può essere considerata ad oggi del tutto inefficace poiché non produce un corrispondente guadagno in salute.
Va oltretutto considerato che, a nostro parere, la Giunta incrementa in modo non sufficiente il finanziamento al settore sanitario, poiché un aumento di finanziamenti al comparto è fisiologico se si vuole tenere il passo con i crescenti bisogni di salute (come le cronicità e l’invecchiamento della popolazione) e soprattutto con i nuovi ritrovati tecnologici di cura.
Per questi motivi abbiamo intenzione di presentare alcuni emendamenti per incidere sulle questioni sollevate e in particolare su un piano straordinario per il recupero delle prestazioni chirurgiche e un finanziamento ulteriore alle Aziende sanitarie. Quest’ultimo intervento per essere efficace richiede un salto di qualità nei management di vertice del sistema: innovazione nei processi, coinvolgimento dei professionisti, miglioramento del clima aziendale sono mancati in questi anni e sono invece necessari.
La previsione del bilancio per il 2024 relativa ai fondi da ripartire alle aziende sanitarie, pari a 2 miliardi e 701 milioni, è superiore di 140 milioni rispetto alle risorse messe a disposizione all’inizio dello scorso anno. Facendo riferimento all’ultima trimestrale approvata dalle aziende sanitarie, però, queste entro il 2023 pensano di spendere 306,9 milioni in più e precisamente 57 milioni di euro l’Asfo, 115 l’Asugi, 121 l’Asufc, 6,4 il Burlo e 6 il Cro.
A questo va aggiunta un’altra considerazione riguardo alle previsioni sul personale: al 30 settembre si era ben distanti dal raggiungere l’obiettivo di fine anno. Se all’inizio del 2023 le aziende sanitarie avevano 20.724 dipendenti e al 30 settembre le unità erano 20.802 con un saldo positivo di 78, l’obiettivo di fine anno è di 21mila 291 e quindi con un saldo negativo di 489 dipendenti. Insomma, quello che emerge è la discrasia tra quanto stanzia la Giunta e le spese delle Aziende. Il tutto avviene in una situazione di difficoltà che viene segnalata non da lamentele dei cittadini o dal Pd, ma da alcuni indicatori della competitività del sistema, come il rapporto Agenas sulle liste d’attesa.
Riguardo alle autonomie locali il centrodestra può a diritto essere soddisfatto di aver stanziato ulteriori 20 milioni nei trasferimenti per i Comuni, ma lascia fortemente perplessi la modalità di distribuzione delle risorse, che in concreto mantengono ancora forti disparità fra i Comuni sull’extragettito.
Fatto ancora più grave, nella legge di Stabilità 2024 non c’è ancora nessuna idea su come risolvere il problema più importante, ovvero la mancanza di personale nei Comuni. Siamo quasi alla paralisi del sistema e di questo passo, sarà sempre più difficile che riescano a spendere i soldi che gli vengono affidati per realizzare opere, come già evidenziato dalla Corte dei Conti nel recente rapporto annuale.
Resta il forte approccio ideologico sul ritorno alle Province elettive, che non risolverà comunque i problemi dei Comuni. È davvero sorprendente constatare come anche in occasione della manovra di bilancio 2024 la Regione continui ad abdicare al suo ruolo di governo del sistema degli enti locali, lasciando i Comuni in difficoltà e il vuoto riguardo alle forti problematiche sul personale.
Speriamo che possa esserci un confronto basato su proposte concrete, non più basate unicamente sul mantra “basta fare Convenzioni tra Comuni” o “le nuove Province metteranno a disposizione i loro uffici a sostegno dei piccoli Comuni”.
La situazione è insostenibile, come diciamo da mesi e come certifica anche, di fatto, la Corte dei conti, e la risposta dell’Assessore regionale non può essere semplicemente “il personale non si trova”, perché una Regione a Statuto speciale, che ha autonomia e titolarità nell’organizzazione del sistema degli Enti locali non può non cercare delle soluzioni innovative per risolvere i problemi, sia a livello organizzativo, che delle politiche per il personale.
Anche a livello organizzativo sembra che si voglia evitare di avviare un tavolo di approfondimento sui compiti e le funzioni da assegnare a ciascun livello istituzionale, visto che oltre a Regione e Comuni, dobbiamo tenere conto anche degli EDR e, sebbene non le si voglia promuovere nel modo più assoluto, delle Comunità.
In questa manovra non si prevede neanche un euro in più per le comunità volontarie, nonostante le richieste dei sindaci che le compongono e gli sforzi fatti per avviarle, ma non si vuole rivedere nemmeno i trasferimenti alle Comunità montane e alla Comunità Collinare, nonostante ci siano delle differenze importanti fra i trasferimenti e le funzioni che le stesse gestiscono per conto dei Comuni.
Insomma, l’organizzazione sovracomunale dei servizi non viene premiata né incentivata, nonostante sia la strada per risolvere i problemi organizzativi dei Comuni.
I Comuni di medie dimensioni, dai 10 ai 20mila abitanti, registrano trasferimenti regionali di parte corrente mediamente più bassi, in proporzione agli abitanti, rispetto alle altre classi di Comuni. È venuto il momento di affrontare lo spinoso tema della perequazione delle risorse fra gli enti locali della Regione e dato che le risorse non mancano, potrebbe anche essere l’occasione per aumentare i finanziamenti per i Comuni che ricevono meno fondi, invece di abbassarli a quelli che ne beneficiano in misura maggiore.
Sta di fatto che il mondo è cambiato e che serve una verifica generale sul sistema di finanza pubblica, valutando la pressione fiscale dei comuni in rapporto ai servizi offerti ma anche in rapporto ai trasferimenti regionali. I 20 milioni destinati alla sistemazione del cosiddetto “concorso alla finanza pubblica” (l’extragettito), sono stati assegnati a tutti i 215 Comuni, anche a quelli il cui rapporto tra extragettito e trasferimenti regionali lordi era inferiore 5%, anziché effettuare una ripartizione più mirata per risolvere concretamente i problemi dell’extragettito dei Comuni, con il risultato che anche dopo questa importante assegnazione di risorse vi sono Comuni con un rapporto tra extragettito e trasferimenti regionali lordi superiore al 15%.
Sull’ambiente registriamo un aumento di investimenti per contrastare il dissesto idrogeologico. Tuttavia mancano risposte forti e serie rispetto alla grande emergenza dell’approvvigionamento idrico, a cui viene data una risposta molto parziale attraverso una misura per realizzare raccolte d’acqua nelle abitazioni.
Inoltre, la mancanza di strategia si denota anche dall’assenza di indicazioni su FVGreen, che il Consiglio regionale aveva approvato a inizio 2023.
In tema di comunità energetiche riteniamo che la nostra regione possa fare molto. La Giunta colga la grande occasione che arriva a seguito del via libera della Commissione europea al decreto del ministero dell’Ambiente e metta questa tematica tra le priorità già all’interno della Stabilità 2024 garantendo apposite linee contributive.
Ora abbiamo la possibilità di dare finalmente una seria accelerazione ai progetti di comunità energetiche fino a questo momento frenati da incertezza normativa e problematiche burocratiche. Per i cittadini si tratta di un’opportunità dato che il decreto è incentrato su una tariffa incentivante sull’energia rinnovabile prodotta e condivisa e un contributo a fondo perduto.
Le comunità energetiche possono essere un’enorme opportunità sia per la spinta all’energia rinnovabile sia per l’importanza che ha nel “mettere in rete” pubblico e privato, ancora di più per la nostra regione, fatta di molti Comuni di piccole dimensioni e di un settore produttivo che ha in prevalenza piccole e medie imprese. Anche tra i cittadini c’è un’aspettativa, visto che in questa partita possono essere coinvolti direttamente.
E infine c’è il tema cruciale della denatalità, che viene evocata da tutti come lo spettro principale per i prossimi 10 anni: il Rapporto del Censis, uscito recentemente, ci dice che nel 2040 (tra 17 anni, non una vita) solo una coppia su 4 avrà figli. Un’autentica tragedia demografica.
Rispetto a questo argomento non è possibile assumere un atteggiamento del tipo “stiamo già mettendo tante risorse economiche”: serve un approccio deciso, con interventi dal chiaro significato simbolico verso le giovani coppie, del tipo “posti nido per tutti” e “nido gratis già dal primo figlio”, per non lasciare incertezze rispetto all’importanza della sfida.
E poi c’è il tema del dimensionamento scolastico. A fronte del calo degli studenti si fa prevalere una logica di tagli quando invece si dovrebbe andare verso una scuola che sia maggiormente a misura della realtà attuale e in grado di affrontare le sfide del futuro.
Abbiamo ricordato in occasione dell’assestamento di luglio che lo studio dell’ISTAT rapporto annuale ci diceva che a causa della denatalità in Italia ci sarà un calo di oltre l’1% del prodotto interno lordo per il semplice fatto che i lavoratori che andranno in quiescenza non saranno sostituiti da giovani che possano in qualche modo ricoprire i medesimi ruoli nelle aziende.
Tale tendenza può essere invertita solo assicurando la massima attrattività: in termini di servizi disponibili, ma anche senza porre limiti all’accesso di nuove famiglie e lavoratori con assurdi e antiquati ostacoli relativi alla residenza. Il mantenimento del vincolo dei 5 anni di residenza per ottenere agevolazioni abitative e al nido rappresenta una visione totalmente cieca e contribuirà ad accentuare il declino generale.
Basta guardare a cosa fanno i nostri vicini. Abbiamo bisogno di nuova forza lavoro, di trattenere i nostri giovani e magari di farli tornare. Con i limiti ancora vigenti sulle agevolazioni ai nostri giovani purtroppo conviene rimanere all’estero o in altre regioni.
Francamente non comprendiamo tutta questa ottusità che non ha più senso. È tempo di pensare a azioni incisive e inclusive altrimenti non avremo possibilità di invertire il trend negativo. È fondamentale garantire alle persone che decideranno di venire in Friuli Venezia Giulia non solo opportunità di lavoro ma anche l’accesso ai servizi, l’accesso all’edilizia agevolata, l’accesso agli asili nido e servizi scolastici adeguati.
La situazione del comparto dell’istruzione sta vivendo un momento di forte criticità in primis per la scure del dimensionamento destinata a calare sulla nostra regione senza che la giunta abbia fatto nulla per contrastarla. Si continua a non prendere una posizione di tutela della nostra scuola come hanno invece avuto il coraggio di fare altre regioni, presentando anzi una legge di Stabilità che non tiene conto di questa forte emergenza e prevedendo invece misure compensative per i comuni colpiti dal taglio dei servizi scolastici autosmentendosi nei fatti.
Infine, un ennesimo appello per dedicare particolare attenzione alle categorie più fragili, di quei numerosi cittadini regionali che, loro malgrado, hanno subìto silenziosamente l’aumento dell’inflazione e conseguentemente hanno contribuito al maggiore gettito fiscale regionale legato alla compartecipazione dell’IVA.
Chiediamo alla Giunta di riconoscere finalmente il peso subito dai cittadini a causa delle dinamiche inflazionistiche e quindi di “restituzione il maltolto” almeno in parte. Perché non impiegare le risorse derivanti dalle maggiori entrate tributarie collegate all’IVA per alleviare il peso fiscale ai contribuenti più deboli che hanno pesantemente subìto l’effetto dell’inflazione?
La Regione può sicuramente rinunciare a qualche decina di milioni di gettito IRPEF. L’azzeramento dell’addizionale Irpef almeno per le fasce di cittadini con reddito più basso non comporta molto lavoro burocratico ed è immediato, e finché siamo in tempo esortiamo il Presidente e la sua Giunta ad accogliere finalmente questa proposta dell’opposizione. Ci pare eticamente, socialmente ed economicamente corretto.
L’amministrazione regionale deve cogliere l’occasione per mettere a frutto le ingenti risorse a disposizione in modo più coraggioso traguardando il medio e lungo periodo senza limitarsi a tamponare le falle quotidiane. Il Gruppo del PD come sempre presenterà le sue proposte con intenzione di contribuire seriamente al miglioramento della vita dei nostri cittadini.

Andrea Carli

Trieste, 7 dicembre 2023

0759 - CAR relazione minoranza manovra bilancio 2024

Ne parlano

Andrea Carli

Ne parlano

Andrea Carli
Andrea Carli

Articoli correlati…