Trieste, 01.10.24 – «Mentre i Comuni continuano ad affrontare forti problematiche, con i sindaci costretti a svolgere compiti e funzioni che spetterebbero al personale che non c’è, l’assessore regionale alle Autonomie locali non ha nemmeno idea di quanti Comuni affrontino queste situazioni non più sostenibili, e dimostra di pensare di non essere nemmeno tenuto a saperlo». Lo afferma la consigliera regionale Manuela Celotti (Pd) a margine dell’interrogazione attraverso la quale chiedeva alla Giunta di chiarire la situazione dei “piccoli Comuni in difficoltà, quanti sono costretti ad arrangiarsi per garantire i servizi minimi? Per capire, nello specifico, quanti sindaci stanno attualmente ricoprendo la posizione di responsabili degli uffici comunali”.
«L’irricevibile risposta dell’assessore Roberti, che dice, testualmente “Non è un dato in nostro possesso e non abbiamo strumenti per capirlo. È un dato che può tranquillamente chiedere ad Anci”, spiega molte cose sull’immobilismo con cui la Giunta regionale sta affrontando le problematiche dei Comuni. Molto si potrebbe fare e si dovrebbe fare, con estrema urgenza, dalle progressioni verticali slegate dai titoli di studio, alla valorizzazione, anche economica, del personale con esperienza che accetta di lavorare anche per altri Comuni prendendosi la responsabilità degli uffici, ai corsi concorso, che ancora non sono stati attivati».
Ricorda ancora Celotti «nell’ultima tornata amministrativa i comuni in cui è stata presentata un’unica candidatura a sindaco sono stati addirittura 28. Provi l’assessore, che non sa quanti sindaci si siano assunti le p.o. dei loro uffici e per quali funzioni, o da quanto tempo, e che soprattutto non ha ritenuto di raccogliere questa informazione fondamentale, ad assumere anche solo per una settimana la responsabilità amministrativa di un ufficio, senza il supporto di dipendenti esperti, segretari e direttori, e poi forse capirà che la sua attenzione, più che sulle nuove Province, che è evidente non saranno una risposta per i problemi dei Comuni, dovrebbe concentrarsi sulle strategie per attivare nuove comunità e per sostenere quelle esistenti, un percorso che chiediamo da anni, e che viene ignorato nonostante i dati forniti oggi dicano che le comunità esistenti funzionano e avrebbero bisogno di maggiore sostegno, come richiesto tra l’altro, anche in modo politicamente trasversale, dagli amministratori dei comuni che hanno intrapreso questa strada».