CELOTTI: Necessità di sviluppare politiche innovative nella nostra Regione a statuto speciale per contrastare l’inverno demografico e per promuovere l’attrattività regionale

Pubblicato il venerdì 11 Ott 2024

Mozione n.

Oggetto: Necessità di sviluppare politiche innovative nella nostra Regione a statuto speciale per contrastare l’inverno demografico e per promuovere l’attrattività regionale

Proponenti: Celotti, Carli, Conficoni, Cosolini, Fasiolo, Martines, Mentil, Moretti, Pisani, Pozzo, Russo, Bullian, Capozzi, Honsell, Liguori, Massolino, Moretuzzo, Pellegrino, Putto

Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia,
CONSIDERATO che da molti anni per la quasi totalità dei paesi a sviluppo avanzato, in conseguenza del prolungato calo della mortalità e della natalità, il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione determina l’insorgere di preoccupanti squilibri di natura economica, sanitaria e sociale;
CONSIDERATO che il continente europeo sta affrontando una grave crisi demografica, caratterizzata da un calo della natalità e da un invecchiamento della popolazione. Questo fenomeno, anche noto in letteratura come “inverno demografico”, ha conseguenze negative su diversi aspetti della vita sociale ed economica, tra cui si ritiene opportuno citare:
 Minore crescita economica dettata dalla carenza di manodopera qualificata, elemento che può comportare un ostacolo alla crescita delle imprese e alla competitività del continente su scala globale;
 Aumento della spesa pubblica quale conseguenza dell’invecchiamento della popolazione che comporta un aumento della pressione sul sistema pensionistico pubblico, un maggiore stress dei servizi sanitari e di assistenza sociale;
 Rischio di spopolamento di alcune aree con conseguente necessità di riorganizzare la presenza di servizi;
 Squilibri sociali derivanti dalla necessità di riprogrammare le risorse pubbliche spostando il loro baricentro su una porzione di popolazione sempre più anziana;
EVIDENZIATO che per quanto riguarda il continente europeo il tasso di natalità si attesta a 1,53 figli per donna, dato che si pone preoccupantemente sotto il tasso di sostituzione che convenzionalmente viene fissato a 2,1 figli per donna;
EVIDENZIATO che per quanto concerne la distribuzione dei tassi di natalità tra i vari stati dell’Unione, i Paesi che riportano indici maggiori sono l’Irlanda (1,92 nati per donna), la Romania (1,83 nati per donna) e la Francia (1,80 nati per donna), mentre gli indici minori sono rinvenibili in Bulgaria (1,29 nati per donna), Croazia (1,31 nati per donna) e Slovenia (1,36 nati per donna);
EVIDENZIATO che in Europa nel 2022 si sono registrate 3,9 milioni di nascite, 210.000 in meno rispetto al 2021 e 540.000 in meno rispetto all’anno 2010;
RICORDATO che, come viene riportato nel recente Rapporto Annuale 2023 dell’ISTAT, l’inverno demografico che sta colpendo anche l’Italia è lo scenario in cui, di anno in anno, la popolazione vede ridurre la sua capacità di rinnovarsi in conseguenza dell’apporto quantitativo dato dall’ammontare delle nuove generazioni;
EVIDENZIATO che, per quanto riguarda la situazione del nostro paese, il tasso di natalità si attesta a 1,2 figli per donna, con le nascite registrate nel 2022 che si sono fermate a 393.000 bambini, toccando il dato più basso dalla fondazione della Repubblica, con un calo del 2% rispetto al 2021 e del 34% rispetto al 2008. Analizzando invece il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione, l’età media nel 2022 era di 45,2 anni rispetto ai 38,7 anni registrati nel 1990 con un’età media di 83,6 anni per gli uomini e di 88,9 anni per le donne, attestandosi tra le età medie più elevate del continente.
EVIDENZIATO che, sulla base di recenti studi effettuati su elaborazioni di dati ISTAT, se nel 1994 le persone in età pari o superiore a 65 anni rappresentavano il 16,5% della popolazione totale, nel 2049 questa percentuale potrebbe raggiungere un livello prossimo al 35%, con un parallelo invecchiamento progressivo delle classi di età più avanzate che porterà, nel 2049, la popolazione italiana degli over ottantenni al 13,5% del totale (contro il 3,8% del 1994);
EVIDENZIATO che, come rappresentato dagli studiosi, il nostro Paese si trova nel pieno della seconda transizione demografica, con la popolazione italiana che dal 2015 ha smesso di crescere e che, senza repentini cambi di tendenza, nei prossimi cinquanta anni il Paese dovrà fare i conti con una popolazione molto più ridotta e invecchiata, con inevitabili cambi nei consumi, sempre più orientati ad una domanda espressione di una popolazione anziana, con gravi ricadute per le spese del sistema sociale in senso lato;
EVIDENZIATO che i dati sopra riportati sono fondamentali per comprendere la gravità del cosiddetto debito demografico che il Paese ha nei confronti delle future generazioni in termini di spesa per sanità, assistenza e previdenza, soprattutto se analizzato in relazione al rapporto tra la popolazione di età over 65 e la popolazione potenzialmente attiva, che viene rappresentata dai soggetti rientrati nella fascia 20 – 64 anni. Tale indicatore, definibile come indice di dipendenza, in Italia era pari al 25,7% nel 1994 mentre rischia di toccare percentuali prossime al 75% nel 2049;
CONSIDERATO altresì che è sempre maggiore il flusso di giovani che lasciano il nostro Paese per trasferirsi all’estero e costruire il loro nuovo nucleo familiare in altri contesti nazionali. A tal riguardo si ricorda che tra il 2021 e il 2022 la percentuale di giovani sotto i 34 anni, sul totale degli emigrati, è passata dal 37% al 61%, e che tale fenomeno riguarda principalmente il Nord Italia;
RILEVATO che la maggioranza degli emigrati under 34 è laureata (oltre 120.000 tra il 2012 e il 2021) e che lascia il Paese principalmente per motivi lavorativi riguardanti la ricerca di migliori opportunità di lavoro e di un salario più alto;
EVIDENZIATO che il fenomeno dell’emigrazione giovanile ha conseguenze anche sul sistema pensionistico italiano: non solo per l’evidente effetto negativo sulla sostenibilità del sistema pensionistico, ma anche perché comporta un aumento del rapporto tra pensionati e lavoratori attivi, con un conseguente aumento della pressione sul sistema contributivo;
EVIDENZIATO inoltre che l’emigrazione giovanile ha ricadute negative circa la produttività del Paese, con conseguente ulteriore impatto negativo sul gettito fiscale;
CONSIDERATO che, anche restringendo il campo di analisi al solo nostro territorio regionale, la situazione non è diversa rispetto a quanto descritto nei passaggi precedenti, con un tasso di natalità che si attesta a 1,02 figli per donna, il secondo valore più basso in Italia dopo quello registrato dalla Sardegna (1,00 figli per donna) e le nascite rimangono in linea con quelle registrate con la rilevazione precedente, ma ridotte comunque di quasi un quarto rispetto alle oltre 9.500 riferite agli inizi degli anni 2000. La sostanziale stabilità della popolazione registrata sulla base del Censimento al 31 dicembre 2022 sul territorio regionale rispetto al dato dell’anno precedente è ascrivibile esclusivamente ad un saldo migratorio positivo di 8.683 individui, che compensa la diminuzione derivante dal saldo naturale negativo di -8.599 individui, con un costante aumento dell’età media della popolazione (48,3 anni), pur con sensibili differenze tra territori (dai 46,8 del territorio dell’ex provincia di Pordenone ai 49,3 anni dell’area triestina);
RICORDATO che nel corso degli anni si sono susseguiti diversi interventi statali che si ponevano l’obiettivo di incrementare la natalità mediante azioni di sostegno alle famiglie;
RICORDATO che con il decreto legislativo 29 dicembre 2021, n. 230, a decorrere dal 1 marzo 2022 è stato istituito l’Assegno Unico Universale per i figli a carico, abrogando contemporaneamente tutte le altre misure di natura assistenziale esistenti e volte al sostegno della famiglia e della natalità, dagli assegni per il nucleo familiare al bonus bebè;
EVIDENZIATO che, anche se gli effetti derivanti dall’applicazione dell’Assegno Unico Universale andranno misurati nel tempo, è utile ricordare che i calcoli effettuati dal Servizio del Bilancio della Camera dei Deputati ipotizzavano in circa 7 milioni la platea di nuclei familiari potenzialmente interessati dalla misura, con un numero di minori pari a 9,6 milioni e di maggiorenni inferiori a 21 anni pari a 1,4 milioni;
EVIDENZIATO inoltre che, sempre secondo il report elaborato dal Servizio del Bilancio della Camera dei Deputati la nuova misura, attiva in luogo degli assegni per il nucleo familiare, è caratterizzata da universalità superando l’irrilevanza che il previgente assetto raggiungeva per i redditi sopra i 30.000 euro annui;
RIBADENDO che, come sopra affermato, se la reale efficacia della nuova misura andrà valutata nel tempo, non sfugge la discrasia tra quanto affermato dalla Delega al governo per riordinare, semplificare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico attraverso l’assegno unico e universale (favorire la natalità, sostenere la genitorialità e promuovere l’occupazione, in particolare femminile) e l’importo che concretamente viene erogato, che può variare da un massimo di 175 ad un minimo di 50 euro al mese per ciascun figlio;
APPRESO che presso la Camera dei Deputati in data 1 marzo 2023 è stato depositato il Doc. XXII, n. 23 con il quale si chiede l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle tendenze demografiche nazionali e sui loro effetti economici e sociali con, in particolare, il compito di redigere un documento di sintesi sulla situazione demografica del Paese e i processi di cambiamento che lo interessano, di proporre criteri e metodi per la valutazione dell’impatto sullo sviluppo demografico dell’azione legislativa e politica dei diversi livelli istituzionali e delle amministrazioni pubbliche e di redigere un documento di indirizzo strategico per affrontare le sfide demografiche, anche individuando azioni positive per affrontare le criticità e le sfide individuate nel corso della fase di analisi, tenuto conto delle risoluzioni e delle strategie dell’Unione europea che hanno inerenza e impatto sui processi di cambiamento demografico;
AFFERMATO che la valutazione delle politiche pubbliche è un ottimo strumento che consente al legislatore di adottare decisioni informate e consapevoli, nonché di valutare il corretto impiego delle risorse anche in relazione al raggiungimento o meno delle finalità prefissate;
TUTTO CIO’ PREMESSO SI IMPEGNA LA GIUNTA
1. Ad approfondire il tema dell’inverno demografico e le sue conseguenze sull’economia regionale e sulla società in generale, anche mediante l’ausilio delle Università regionali e degli Enti di ricerca.
2. Ad intensificare i lavori del Tavolo regionale per le politiche familiari, affinché venga valorizzata l’esperienza e la proposta delle realtà della società civile;
3. A promuovere l’attivazione ed il potenziamento della rete di servizi a sostegno delle famiglie con figli, puntando alla loro capillare diffusione, all’universalità di accesso e alla gratuità della fruizione, o almeno a forme di accesso gratuito e/o agevolato per le famiglie con basso Isee. Intervenendo in particolare su:
a. Prolungamento dell’orario scolastico (pre, post accoglienza e doposcuola);
b. Aumento dei posti disponibili nei servizi per la prima infanzia, puntando a duplicare l’attuale indice di copertura regionale in un orizzonte temporale di cinque anni;
4. Ad introdurre dei LEPS regionali sulle misure e gli strumenti di supporto alle famiglie, sia in termini di contributi e agevolazioni economiche, che di disponibilità e accesso ai servizi, da garantire su tutto il territorio regionale sia attraverso misure regionali che attraverso un sostegno finanziario della regione agli enti locali e agli Istituti scolastici;
5. A valutare l’introduzione di innovazioni normative, anche mediante il coinvolgimento del Governo nazionale, di misure volte a promuovere una genitorialità paritaria e una gestione equilibrata e condivisa dei compiti di cura fra i genitori, intervenendo ad esempio su:
a. Incentivare accordi territoriali integrativi ai CCNL con specifiche misure volte al sostegno della genitorialità paritaria anche mediante l’attivazione di congedi paritari non trasferibili;
b. Incentivare, all’interno delle realtà occupazionali, l’utilizzo di strumenti di condivisione (part-time condiviso ispirato la modello Elterngeld tedesco che permette ai genitori di ridurre l’orario di lavoro per un periodo di dodici mesi nei primi sei anni di vita del figlio con il supporto di misure economiche compensative; lavoro agile condiviso mediante la corresponsione di un incentivo subordinato all’attivazione di tale modalità da parte di entrambi i genitori; prevedere l’anticipo delle indennità di congedo alle piccole imprese al fine di scongiurare problemi di liquidità);
c. Incentivare progetti di social housing che prevedano spazi comuni dedicati alla gestione condivisa del carico di cura familiare;
6. A valutare l’introduzione di nuovi indicatori di valutazione della situazione economica familiare, in particolare:
a. Definendo un quoziente familiare regionale ai fini di una miglior applicazione delle addizionali IRPEF;
b. Elaborando un indicatore di valutazione della situazione economica familiare, da utilizzarsi per l’accesso alle misure agevolative regionali;

Manuela CELOTTI

Presentata alla Presidenza il 11.10.2024

1797 - CEL mozione azioni di contrasto all'inverno demografico

Ne parlano

Manuela Celotti

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