06.02.25 – «L’apporto che il manifatturiero dà alla comunità regionale è determinante in termini di sviluppo e crescita e l’Agenda Fvg Manifattura 2030 contiene elementi importanti che vanno in questa direzione. In questo percorso è necessario però far sì che i consorzi siano nelle condizioni di rendere attrattivi i propri insediamenti dal punto di vista infrastrutturale dando loro certezze, aiutare le pmi nella ricerca e quindi migliorare le condizioni di welfare anche per aumentare l’occupazione femminile». Lo affermano i consiglieri regionali Francesco Martines, Massimiliano Pozzo, Roberto Cosolini e Massimo Mentil a margine della seduta odierna della seconda commissione riunita per le audizioni relative alla strategia dell’Agenda Fvg Manifattura 2030.
Questa prima fase di ascolto, richiesta dai consiglieri del Pd (che annunciano che insieme al Partito dedicheranno al tema della manifattura un approfondimento pubblico) «è stata importante per ascoltare dai consorzi, che consideriamo strumenti operativi della Regione per contribuire alla crescita, i loro progetti, le loro capacità e la rapidità di mettere a terra tutti i progetti finanziati dalla Regione per infrastrutturare le aree di insediamento industriale».
Secondo i consiglieri dem, «è necessario focalizzarsi sui diversi temi: garantire risorse ai consorzi in maniera strutturale, sulla base dei piani industriali, così da dare certezze e quindi poter programmare gli interventi sul medio-lungo termine; il secondo tema è quello della ricerca, soprattutto per sostenere le piccole e medie imprese, che hanno una capacità finanziaria limitata, nello sviluppo della ricerca e dell’innovazione; terzo punto riguarda la frammentazione, sui territori, di diverse piccole aree industriali che non fanno parte del sistema dei consorzi. In questi casi è necessario trovare un sistema per gestire queste aree attraverso delle convenzioni; infine – concludono – c’è la questione importante del welfare, creando servizi come gli asili, politiche abitative innovative, per poter aumentare l’occupazione femminile».