CIE di Gradisca, due semplici domande al Prefetto

Codega interviene sulle condizioni di vita delle persone “trattenute”

Lo avevamo già detto all'indomani della visita al CIE di Gradisca di qualche settimana fa: questa struttura, almeno così come oggi è gestita, va chiusa. Le condizioni di vita delle persone ivi "trattenute" sono inaccettabili. Esse sono molto più restrittive di quanto previsto dalle Direttive europee in materia. Esse sono spesso al limite nel rispetto dei diritti umani  fondamentali: difficoltà di comunicare con l'esterno, privazione di uno spazio mensa, somministrazione di psicofarmaci, deprivazione di ogni libro o giornale cartaceo, stazionamento in recinti-gabbia. L’efficacia di questo trattamento è poi quasi nulla . L’identificazione, se non avviene entro i primi due mesi, non avviene più.  Mantenere questi stranieri così a lungo, è una tortura inutile. Già denunciavamo  il rischio di ribellione ad una tale situazione di repressione ingiustificata. E’ già avvenuto in passato ed è avvenuto anche in questi giorni. La situazione del giovane marocchino in condizioni gravissime all'ospedale di Cattinara è l’emblema di una situazione che non si è voluto, o non si è saputo, governare. Tutto questo è intollerabile! Ci domandiamo: il prefetto di Gorizia era a conoscenza delle condizioni di vita all'interno del CIE? Quali interventi sono stati predisposti per garantire un trattamento ai "trattenuti" che sia rispettoso della normativa europea e nazionale?