L’emergenza cinghiali sta esasperando gli agricoltori!

L’emergenza cinghiali si sta aggravando di anno in anno e ogni intervento di contenimento della popolazione degli ungulati si è ad oggi purtroppo dimostrato assolutamente inadeguato.

L’emergenza cinghiali si sta aggravando di anno in anno e ogni intervento di contenimento della popolazione degli ungulati si è ad oggi purtroppo dimostrato assolutamente inadeguato. Stante la normativa attuale le Province da sole non sono in grado di affrontare il problema, come anche risulta decisamente insufficiente, seppur negli anni incrementato, il numero di capi abbattuti nelle singole riserve di caccia. La provincia di Trieste e quanto meno tutto il Carso e il Collio goriziano sembrano trasformati in un vero e proprio allevamento di cinghiali allo stato brado con incrementi della popolazione nell’ordine del 300% annuo. Nemmeno le barriere meccaniche (recinzioni metalliche ed elettriche) risolvono adeguatamente il problema, anche in considerazione degli alti costi per la loro apposizione e manutenzione e per il fatto che gli appezzamenti fondiari in queste zone sono molto frazionati e spesso di piccole dimensioni.
“L’entità degli indennizzi previsti è irrisoria e soprattutto non può risolvere il problema alla radice. Dobbiamo sostenere gli agricoltori nel loro fondamentale diritto al lavoro e nella soddisfazione di poter arrivare ad un raccolto dopo mesi di sforzi e investimenti” sostiene il consigliere regionale della Slovenska skupnost Igor Gabrovec che già nella scorsa legislatura aveva sottoposto all’attenzione dell’allora giunta Tondo non soltanto il problema, bensì tutta una serie di soluzioni concrete e quindi attuabili. “Già a luglio del 2011 il Consiglio regionale su mia iniziativa impegnava la Giunta a predisporre una proposta di modifica della normativa regionale. Prendendo ad esempio la legislazione in materia nella vicina Slovenia, che viene considerata sotto molti aspetti maggiormente efficace nel perseguire l’obiettivo del contenimento della fauna degli ungulati, e considerando le proposte che sono emerse nel corso dei “tavoli verdi” convocati dalle amministrazioni provinciali di Trieste e Gorizia il documento proponeva di ampliare per legge i periodi e gli orari di caccia e quindi controllare con maggior efficacia l’esplosione demografica degli ungulati. Avevamo chiesto all’esecutivo regionale di sostenere la creazione di un macello ovvero di un centro lavorazione carni dedicato alla selvaggina. Tale struttura potrebbe essere organizzata e gestita in comune tra le due province di Trieste e Gorizia e permetterebbe innanzitutto di non gettare ai grifoni o nell’inceneritore (con relativi costi) le carcasse dei cinghiali abbattuti nei pressi dei centri abitati dalla polizia provinciale. Tale centro sarebbe ovviamente utile anche ai cacciatori per la lavorazione delle carni dei capi di selvaggina abbattuti, favorendo lo sviluppo e le diffusione di prodotti alimentari locali derivanti dalla lavorazione delle carni selvatiche” ha ricordato il consigliere Gabrovec che ritiene di dover girare le stesse proposte, purtroppo ad oggi totalmente inevase, al nuovo assessore Sergio Bolzonello che incontrerà già dopo la pausa di Ferragosto.
“Da non dimenticare nemmeno che il Friuli Venezia Giulia è a tutt’oggi privo del Piano faunistico regionale previsto dalla LR n. 6 del 2008 che andrebbe a normare la tutela, la conservazione ed il miglioramento della fauna selvatica, della biodiversità e la gestione del patrimonio faunistico e del prelievo venatorio. Spetta poi ad una modifica legislativa prevedere la possibilità di uniformare la gestione della fauna stanziale (oltre al cinghiale si fa sentire anche l’incremento dei cervi!) nelle aree situate lungo i confini di Stato, nel rispetto delle norme comunitarie e degli accordi internazionali, tanto da permettere al piano regionale pluriennale di gestione faunistica di prevedere discipline particolari di prelievo venatorio anche in deroga alla vigente normativa” conclude il vice presidente del Consiglio Regionale Igor Gabrovec.