Piano periferie: Moretti (Pd), con la Lega Gorizia perde 18milioni e il Fvg torna periferia dell’impero

Il governo regionale della “rivoluzione del buon senso” e quello nazionale “del cambiamento” si pestano i piedi a vicenda e chi ne fa le spese è il territorio di Gorizia

 «Il governo regionale della “rivoluzione del buon senso” e quello nazionale “del cambiamento” si pestano i piedi a vicenda e chi ne fa le spese è il territorio di Gorizia». Ad affermarlo è il consigliere regionale del Pd, Diego Moretti, dopo lo stop, votato al Senato, del Piano periferie nato sotto il governo Renzi e portato avanti da Gentiloni, già finanziato dallo Stato con 2,1 miliardi di euro. «Ziberna aveva già in tasca un progetto da 18 milioni di euro per Gorizia – continua Moretti – grazie ai governi nazionali targati Pd e oggi i suoi colleghi leghisti mettono in congelatore per due anni una manovra che poteva cambiare il capoluogo isontino».
«Con un colpo di spugna, il Senato ha congelato le 120 convenzioni già stipulate tra i Comuni e Palazzo Chigi, compresa quella firmata lo scorso anno da Gorizia. Dei 18 milioni stanziati per il capoluogo isontino, una parte consistente (10,4 milioni) era destinata alla sistemazione dell’ex collegio Filzi, oggi in condizioni di assoluta precarietà, mentre un’altra fetta delle risorse sarebbe andata per la realizzazione di nuove abitazioni nel rione della Campagnuzza. Quest’ultimo intervento, già avviato dal sindaco Romoli, subirà quindi un ulteriore ritardo creando un danno ai cittadini di Gorizia».
Secondo Moretti, «in tutta questa paradossale situazione viene da chiedersi se la mano destra sappia quello che fa la sinistra, se chi governa in Fvg abbia idea di quello che fa a Roma un governo dello stesso colore politico. In sede di assestamento regionale, erano stati stanziati 800mila euro per l'assunzione di personale nei quattro Comuni, proprio per affrontare la gestione di questi progetti. Fedriga, prima allontanato da Roma e relegato a un ruolo che lui non voleva, quello di presidente del Fvg, scopre di contare sempre meno sul piano nazionale. Una bella beffa per chi ha passato 5 anni a criticare i rapporti di Serracchiani con il governo nazionale».