Voto alle Camere e al Governo della Repubblica
 
Oggetto: Riconoscimento della lingua italiana dei segni
 
Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia
RICORDATO che la Costituzione della Repubblica Italiana, all’articolo 3, proclama la pari dignità sociale e l’uguaglianza di fronte alla legge di ogni cittadino senza alcuna distinzione di condizioni personali e sociali, sancendo solennemente che è compito della Repubblica adoperarsi al fine di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
RILEVATO che i principi suesposti, sono rinvenibili nelle legislazioni di svariati paesi e che in Italia hanno trovato attuazione, seppur non ancora completa, in una serie di leggi dedicate all’inserimento sociale, educativo e lavorativo delle persone con disabilità, tra le quali quelle dedicate ai soggetti affetti da sordità.
EVIDENZIATO che in Italia sono circa 960.000 le persone affette da sordità e che risulta palese la necessità di avere uno strumento che consenta, in primo luogo, ai bambini sordi un pieno sviluppo cognitivo nell’ambito della propria comunità che includa sia persone sorde che udenti, sviluppo che costituisce la base per un pieno accesso all’istruzione, alla cultura e all’inserimento lavorativo e sociale.
EVIDENZIATO inoltre che uno degli strumenti soprarichiamati è rappresentato dalla lingua italiana dei segni (LIS), che è una vera e propria lingua, dotata di propria specificità morfologia, sintattica e lessicale, e non una mera modalità di espressione mimico-gestuale come erroneamente talora viene riportato. La LIS è infatti una lingua naturale per le persone sorde, perché per la sua modalità può essere acquisita in modo spontaneo dai bambini sordi auspicabilmente in contemporanea con il linguaggio parlato in una prospettiva di “bilinguismo”.
RILEVATO che in Europa la lingua dei segni ha avuto un riconoscimento al più alto livello con due risoluzioni del Parlamento europeo del 17 giungo 1988 e del 18 novembre 1998, e che non la risoluzione dell’UNESCO di Salamanca del giungo 1994 in cui si legge che <<le politiche educative devono tener conto delle differenze individuali e delle diversità delle situazioni. L’importanza del linguaggio dei segni come mezzo di comunicazione per i sordi, ad esempio, dovrà essere riconosciuta e bisognerà assicurare l’accesso ai tutti i sordi all’istruzione per mezzo di questo linguaggio. In considerazione dei bisogni particolari delle persone sorde in materia di comunicazione, può essere più appropriato provvedere alla loro istruzione in scuole specializzate o in classi o unità speciali in seno a istituti ordinari>>.
RILEVATO inoltre che l’Unione europea dei sordi, creata nel 1985 con sede a Bruxelles, ha più volte sollecitato con atti formali tutti gli Stati membri dell’Unione europea ad accettare legalmente la lingua dei segni di ciascun paese nell’ambito della Carta europea delle lingue minoritarie e che a tale invito lo Stato italiano non ha ancora risposto, buon ultimo a livello europeo.
Tutto ciò premesso
fa voti affinché
il Parlamento e il Governo della Repubblica si adoperino affinché: 

  • lo Stato italiano dia alla LIS pieno riconoscimento, identificandola come lingua propria della comunità dei sordi, equiparandola pertanto ad una qualsiasi lingua di minoranza linguistica;
  •  l’utilizzo della LIS sia consentito ed agevolato nei rapporti con le amministrazioni pubbliche e con gli enti locali, nonché dei procedimenti giudiziari civili e penali

 
 Francesco Russo
  
Trieste, 2 ottobre 2018

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