Signor Presidente, Signori Consiglieri,

L’invecchiamento della popolazione regionale è un fenomeno ormai consolidato e riconosciuto. Al di là dei numeri in valore assoluto e degli indicatori demografici ciò che preoccupa sono le dinamiche del fenomeno che si caratterizzano in tutte le loro implicazionisociali, economiche, culturali e sanitarie. Il fenomeno non coinvolge soltanto la nostra Regione ma è un problema generalizzato a tutti i Paesi Europei e l’Anno Europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni, ricordato nel 2012, ha messo in evidenza le diverse dimensioni del fenomeno.
Tra i numerosi aspetti interessanti evidenziati si possono ricordare la crescita significativa della popolazione anziana e le previsioni che tale crescita assumerà nei decenni futuri, i cambiamenti delle relazioni sociali all’interno delle famiglie e delle generazioni che sviluppano nuove forme e stili di vita nonché di convivenza. Infine, un aspetto preoccupante della questione anziani è rappresentato dal fatto che il fenomeno dell’invecchiamento si accompagna sempre più ad un aumento delle persone anziane che perdono la propria autonomia e invecchiano in condizioni di non autosufficienza.
Da questo punto di vista è fondamentale rilevare che le evidenze demografiche, nel riportare indici di vecchiaia sempre più elevati e correlati ad un innalzamento degli indici di dipendenza strutturale, esprimono sostanzialmente un divario tra popolazione anziana non attiva o poco attiva e la popolazione giovane attiva o potenzialmente attiva e quindi un grado di dipendenza economico sociale tra le generazioni. Altri aspetti che riassumono ulteriori nodi dell’invecchiamento della popolazione si possono ricondurre al concetto di invecchiamento attivo.
Per invecchiamento attivo, secondo l’autorevole descrizione data dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), s’intende un processo che porta a ottimizzare le opportunità relative a salute, partecipazione e sicurezza, allo scopo di migliorare la qualità della vita delle persone anziane. Anche l’Unione Europea (UE) ha sottolineato alcune dimensioni fondamentali quali l’ambito lavorativo, la partecipazione sociale, la salute e il mantenimento dell’autonomia e la solidarietà tra le generazioni.
Invecchiare attivamente significa quindi invecchiare in buona salute, partecipare alla vita della collettività, sentirsi realizzati nel lavoro, essere più autonomi e impegnati nella vita sociale della comunità.
Il concetto di invecchiamento attivo si fa promotore di una idea, prevalente soprattutto nell’Europa del Nord e convalidata dai fatti, che percepisce la persona anziana come una persona piena di vita autonoma e capace di autodeterminarsi mantenendo e sviluppando la propria identità e soprattutto capace di adattarsi ai cambiamenti con una flessibilità un tempo impensabile. Una persona anziana che esige e richiede numerose opportunità, che vuole perseguire i propri interessi e condurre una vita attiva intesa non solo nel senso di maggior attività fisica ma di partecipazione ad attività culturali, sociali, spirituali, economiche e civiche. Tutto ciò sta trovando accoglienza nelle scelte strategiche delle politiche sull’invecchiamento che i governi europei vanno proponendo, basandole anche sul principio che gli anziani non solo vogliono e chiedono, ma possono assumersi le responsabilità e dare ancora tanto nella propria vita come cittadini attivi, mantenendo pertanto il diritto di essere parte del processo decisionale nella vita istituzionale della comunità locale.
La seguente proposta intende collocarsi in questa nuova prospettiva che, diversamente da precedenti leggi regionali (quali la LR 10/1998 e la LR 6/2006), ipotizza un impegno che superi una visione assistenziale e sanitaria per rafforzare le politiche sul versante del sostegno all’autonomia e dell’indipendenza personale, attraverso forme di istruzione, nuova formazione, ampliamento delle conoscenze su percorsi di vita nell’età anziana. Ed è fautrice di un protagonismo dell’autonomia e delle scelte che aiutino le persone, anziane e non, a favorire un cambiamento dei modelli assistenziali oggi predominanti, a modificare la cosiddetta presa in carico personalizzata in autentici servizi alla persona, a dar peso ai diritti di consapevolezza e di libera scelta, al rispetto dei bisogni e a risposte centrate sui luoghi abituali di vita.
L’articolato della proposta può sembrare impostato su principi generali, condivisibili che però, come già verificatosi con le normative precedenti, rischiano di restare inattuati perché non finalizzati e cogenti per chi poi, Regione in primis, deve attuarli. La proposta affronta però tematiche generali e complesse, che non si possono settorializzare perché così facendo si nega la prospettiva unitaria dell’invecchiamento attivo. 
Già in passato le leggi sopra ricordate prevedevano il superamento delle politiche di settore con forti richiami alla necessità di integrazione, di coordinamento e di governo complessivo degli interventi attivati da Assessorati diversi. Ma queste intenzioni, anche se dichiarate in modo esplicito nella norma, si sono scontrate con prassi amministrative che di fatto non sono state in grado di rispettarle; leggi ritenute valide nel corso degli anni restano quindi in molte parti inapplicate. L’organizzazione della pubblica amministrazione non si modifica rispetto alle aspettative riposte nella norma, restando impermeabile, settoriale, poco sinergica e integrata. 
La seguente proposta tenta di portare un contributo affinché si sperimenti un percorso che ritengo molto innovativo e in questo modo cerco di rispondere ad alcune critiche che in questi mesi di confronto e di audizioni sono state sollevate. 
La proposta non esplicita finanziamenti ad hoc e per alcuni questo non è un aspetto positivo. Ricordo però che i contenuti a cui si fa riferimento in questa proposta di legge sono previsti e finanziati in ben 5 finalità (la 1 – attività economiche (turismo), la 5 – attività culturali, ricreative e sportive, la 6 – istruzione, formazione e ricerca, la 7 – salute, integrazione sociosanitaria, politiche sociali e famiglia, la 8 – protezione sociale); questo significa che i finanziamenti ordinari e annuali sono già in via ordinaria a bilancio. Si possono anche implementare ma forse è il caso che si entri con metodo a ricomporre un quadro di politiche che deve ritrovare una strategia globale e integrata. 
L’invecchiamento attivo è quindi una strategia nuova, non solo culturale ma anche amministrativa: le politiche devono cambiare metodo, altrimenti le riforme restano dichiarate nella norma ma disattese nelle pratiche. L’art. 3 e l’art. 12 sono quindi i perni su cui tentare nuove strade anche nel metodo di amministrare, obbligando Consiglio, Giunta e Direzioni centrali coinvolte, nel rispetto delle proprie funzioni, a operare con metodo sulla base di strategie e programmi triennali, a programmare annualmente in modo coordinato e integrato, a pianificare gli interventi attraverso un tavolo permanente tra le Direzioni centrali. 
Un percorso innovativo di riordino e di programmazione dell’amministrazione regionale può dare vigore alle iniziative esistenti, promuoverne di nuove, cogliendo bisogni e protagonismi di una società in continuo cambiamento, che trova poi nei soggetti attuatori elencati all’art. 4 gli interlocutori territoriali da privilegiare. Anche in questo caso si prevede un richiamo al metodo indicando nello strumento dei Piani di Zona – anche indicati come i piani regolatori del sociale – l’opportunità di favorire integrazione, partecipazione, solidarietà e scambio intergenerazionale.
Anche i contenuti richiamati dagli articoli dal 5 all’11 per alcuni sono troppo generici, una cornice di sfondo generale. A ben guardare si esplicitano in modo sintetico i principi e le pratiche sviluppate da anni nel dibattito europeo in tema di invecchiamento attivo. Nella proposta non manca infatti un richiamo a questioni etiche importanti e spesso dimenticate come ad esempio la libera scelta e l’autodeterminazione della persona anziana, a sperimentazioni da promuovere (come ad esempio la co-residenza di anziani o di soluzioni abitative intergenerazionali), a pratiche da valorizzare (come ad esempio le pratiche di prevenzione e di benessere), a nuove tecnologie da introdurre, al sostegno di forme nuove di impegno civile e sociale, alla formazione. Non si parte da zero, molte sono le esperienze nella nostra Regione ma l’idea di fondo è di ricomporre una rete e un quadro organico di contenuti. La Giunta regionale dovrà a breve dotarsi di un piano strategico e programmatico triennale, l’Assessore competente in materia di salute e politiche sociali assumerà compiti di coordinamento, le Direzioni centrali dovranno in seguito condividere un piano di attuazione annuale. 
Piano strategico e programmatico, unitamente al piano attuativo annuale, sono quindi strumenti concreti su cui ricostruire le finalità che il Consiglio ripone nella normativa. Avremo modo di vigilare, di valutare e di suggerire cambiamenti inerenti le politiche.
Sarà compito della Giunta regionale adottare atti di indirizzo affinché la programmazione regionale applichi la legge; delle singole e numerose Direzioni centrali coinvolte integrarsi per dare forza e concretezza ai principi modificando molte delle azioni che già svolgono; della Direzione competente in materia di salute e politiche sociali assumere un ruolo di coordinamento e pianificazione. Una responsabilità politica diffusa e integrata inusuale nelle pratiche amministrative. 
All’Assessore alla salute, integrazione socio-sanitaria, politiche sociali e famiglia che ringrazio per la disponibilità ad assumere un nuovo onere, va dato atto di aver colto l’innovazione di metodo e auspico che il tema dell’invecchiamento attivo diventi nei prossimi anni una palestra con cui allenarsi ad operare in modo sempre più integrato e sinergico. Per chiedere sinergie e integrazioni ad altri è necessario innanzitutto dimostrare di saperle praticare. 
Si tratta di sperimentare modalità innovative proprio per la trasversalità dei temi riconducibili all’idea di invecchiamento attivo. E’ un percorso di decodifica di modalità ormai superate, un avvicinamento a paesi europei più attenti e rispettosi dei diritti delle persone e in generale un contributo al ripensamento di un sistema di welfare meno assistenziale e più promozionale.
L’ONU celebra il 1° ottobre la Giornata Internazionale dell’Anziano e per il 2014 ha scelto il tema: “Nessuno sia lasciato indietro: per la promozione di una società di tutti”. Ed è in questo spirito che tutti devono sentirsi coinvolti e dare alla Comunità.
Ringrazio i molti colleghi che hanno sottoscritto questa proposta di legge, che mi auguro abbia la più ampia condivisione da parte del Consiglio regionale.

BAGATIN

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