IACOP: Relazione di minoranza al Disegno di legge regionale n. 32

Pubblicato il venerdì 14 Dic 2018

Relazione di minoranza al Disegno di legge regionale n. 32 <<Modifiche alla legge regionale 12 dicembre 2014, n. 26 (Riordino del sistema Regione – Autonomie locali nel Friuli Venezia Giulia. Ordinamento delle Unioni territoriali intercomunali e riallocazione di funzioni amministrative) e alla legge regionale 31 marzo 2006, n. 6 (Sistema integrato di interventi e servizi per la promozione e la tutela dei diritti di cittadinanza sociale)>>
 
Signor Presidente, Signori Consiglieri,
con questo disegno di legge la Giunta regionale si toglie la maschera dietro la quale aveva recitato in questi mesi il mantra dell’ascolto e quello delle riforme concertate; di riforme, per il momento, non se ne vedono e forse si può pensare a un traguardo annunciato a fine 2019, ma intanto si completa la demolizione delle Unioni territoriali intercomunali-UTI (anche con il combinato disposto della recente manovra di bilancio) e del sistema delle collaborazioni intercomunali ex LR 26/2014.
Nella foga ideologica di cancellare quanto fatto in precedenza, alla Giunta regionale sfugge evidentemente che in questo modo si rinuncia alla competenza primaria di indirizzo e guida del sistema delle Autonomie Locali che la Regione Friuli Venezia Giulia si vede assegnata compiutamente sin dalla sua attribuzione, ossia dall’approvazione della legge costituzionale 23 settembre 1993, n. 2 (D.Lgs. 2 gennaio 1997, n. 9). Infatti si applicherà in via residuale d’ora in poi la normativa nazionale del decreto legge 78/2010, venendo meno gli indirizzi che orientavano il sistema dei Comuni anche nell’esercizio delle funzioni complesse e strategiche. Con la presunta concessione di libertà assoluta si precostituiscono le condizioni per il potenziale disordinato sistema di convenzioni tra Comuni. Questo significa retrocedere nella visione e nella opportunità che la Regione ha nell’ordinare il proprio modello istituzionale.
Una nuova e diversa visione del Sistema istituzionale regionale, nelle forme e nei contenuti, già aveva iniziato a delinearsi nei primi strumenti finanziari e nella allocazione delle risorse adottate da questa Amministrazione: da una mera azione che doveva rimediare alle “ingiustizie” subite dai Comuni non entrati nelle UTI, siamo passati ad una strategia che alla fine penalizza quei Comuni che avevano, non senza difficoltà, aderito al tracciato di collaborazione istituzionale delle UTI nella ricerca di percorsi concertativi e associativi che portassero a un sistema integrato, titolare anche delle funzioni complesse, e che ora sostanzialmente sono penalizzati. L’esito dell’ultima concertazione Regioni-Enti locali, sigillato dalla manovra di bilancio, lo testimonia in maniera plateale, e la riscrittura dell’Intesa per lo sviluppo che questo disegno di legge prevede, stravolgendo l’articolo 7 della legge regionale 18/2015, consoliderà ancora più platealmente la discriminazione versus le UTI.
Viene rideclinata anche la governance dei servizi socio assistenziali, riattivando la LR 6/2006, per cui l’organizzazione socio-assistenziale di ambito, non più di competenza delle UTI, torna in capo alla Direzione Sanità.
Azzerare ogni indicazione strategica sulla collaborazione fra gli Enti locali togliendo anche le poste sui processi ordinati di aggregazione mette tutto il sistema nella condizione di poter soddisfare alle esigenze associative nei termini più casuali. Questo è un vulnus che non possiamo accettare, assieme, come premesso, all’applicazione della deroga nazionale disposta dal decreto legge 78/2010, primo caso in questa Regione di rinuncia alla competenza primaria, in materia di enti locali, e chiara dimostrazione dell’assenza di visione strategica sull’intero sistema regionale delle autonomie locali. Ciò riporta la nostra Regione a una condizione di preistoria istituzionale ed al risultato concreto che la casualità e la frammentarietà dell’azione associativa porti ad un difficile riavvio dei percorsi di coesione territoriale promossi da tutte le Amministrazioni regionali succedutesi dopo il riconoscimento della competenza primaria in materia di ordinamento degli enti locali. Quei percorsi sono stati atti a riconoscere il sistema dei Comuni titolare di funzioni di amministrazione diretta ma anche di politiche di pianificazione e sviluppo strategico in dimensione adeguata.
Ci viene il ragionevole dubbio che il disegno di legge in esame sia un anticipo della più volte annunciata reintroduzione di forme di enti intermedi di area vasta ai quali, evidentemente, si immagina di riservare la competenza di decisioni di politiche strategiche sovracomunali privando quindi i Comuni di tali attribuzioni: non sarebbero più loro quindi i protagonisti delle scelte di pianificazione dello sviluppo integrato del loro territorio, ma un altro soggetto istituzionale del quale la Giunta regionale ha già declamato l’assoluta irrinunciabilità, senza la necessità – questa volta – di ascoltare.

Franco Iacop

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