RELAZIONE AL DDL 252 “DISPOSIZIONI URGENTI IN MATERIA FINANZIARIA E PER ESIGENZE INDIFFERIBILI”

Pubblicato il giovedì 08 Mar 2018

Signor Presidente, cari colleghi
Non credo di poter interpretare il fatto di essere relatore unico del provvedimento “Disposizioni urgenti in materia finanziaria e per esigenze indifferibili” come il segno di unanime consenso finalmente conquistato sul finire della legislatura e dunque, libero da condizionamenti super partes, redigo e presento una relazione di maggioranza.
Cominciando innanzitutto con il manifestare soddisfazione per il fatto di poter oggi di disporre di risorse, 120 milioni (altri 120 milioni saranno a disposizione nel 2019) che trovano origine dalla rinegoziazione del patto cosiddetto Tremonti-Tondo sottoscritto nel 2010.
Dei contenuti di questa negoziazione e degli elementi di novità, introdotti anche nel modello delle compartecipazioni modificato sia sotto il profilo delle aliquote che delle modalità di calcolo e di ampiamento della tipologia dei tributi, abbiamo già lungamente parlato e ci siamo confrontati. 
Si sono, da parte delle opposizioni, sollevate osservazioni, dubbi, ravvisato limiti. Insoddisfazioni di cui prendiamo atto ma permettendoci di confrontarli con gli esiti attesi dall’applicazione della proposta del Centro Destra, la cosiddetta flat tax – proposta che non credo sia stata assunta dopo aver attentamente valutato gli effetti sulla tenuta dell’autonomia speciale del FVG.
Dai conteggi, seppur non precisissimi ma sicuramente attendibili nella sostanza, la riduzione delle risorse riveniente al nostro sistema regionale dalla applicazione generalizzata dell’imposta denominata “flat tax” sarebbe superiore ai 500 milioni di Euro come hanno fatto recentemente rilevare i colleghi Agnola e il capogruppo Moretti. Oggi ci confrontiamo con 120 milioni in più. Sarà poco ma…
Il Governo attuale presieduto da Gentiloni ha chiuso di fatto la legislatura con un atto molto importante sia dal punto di vista simbolico che pratico e cioè l’apertura del percorso con le Regioni Veneto, Emilia e Lombardia di un “regionalismo differenziato” che riconosca nuove competenze e responsabilità a quelle Regioni che lo chiedano e che dimostrino di essere virtuose.
L’apertura di un processo politico che dimostra come non vi sia stato affatto in questi anni nel Governo di Centro Sinistra una chiusura nei confronti dell’autonomismo regionale che anzi anche dalla riforma costituzionale sottoposta a Referendum avrebbe, se approvata, avuto ulteriore slancio.  
Confido che questo processo continui e non venga interrotto dal prossimo Governo a trazione 5Stelle o Leghista, certamente questa maggioranza Regionale se, come ovviamente auspico, sarà confermata continuerà sulla strada della lealtà rispetto ai propri obblighi verso la Nazione ma anche di forte negoziazione e rivendicazione di acquisizione di nuovi spazi di competenza e di risorse per la valorizzazione della nostra Specialità. Certo miracoli non ne promettiamo: la voragine del debito pubblico non ce la siamo inventata e abbiamo dovuto concorrere al suo risanamento sulla base peraltro di impegni siglati dai nostri predecessori sia nazionali che regionali. Ma autonomia finanziaria e rivendicazione di anche nuove competenze per la nostra capacità di farcela e anche meglio che dal Centro sono e resteranno un cardine del nostro impegno politico.
Alla fine di questa legislatura, grazie alla ripresa dell’economia regionale e nazionale supportata da dinamiche mondiali ma anche dalle capacità dell’imprenditoria italiana accompagnata e aiutata dalle misure di stimolo fiscale, di sostegno all’innovazione e all’esportazione, le risorse messe a disposizione del Sistema Regione sono state sempre reperite ed erogate in volume adeguato secondo le necessità più avvertite dal sistema industriale, del credito – pensiamo al sostegno dato ai Confidi, al consolidamento delle risorse riconosciute ai Fondi di Rotazione di nuova e vecchia istituzione – alle famiglie e ai lavoratori con i vari strumenti a disposizione. Fra questi quelli di nuova istituzione per combattere la povertà e l’esclusione, dentro un progetto di auto emancipazione e di reinserimento e non di puro assistenzialismo generalizzato e generoso pur appare molto apprezzato specie in altre parti d’Italia. 
Venendo al contenuto di questo provvedimento e per macro suddivisioni, i 120 milioni vengono ripartiti nella quota più rilevante, pari a 47 milioni, alla Salute e alle politiche Sociali con i trasferimenti alle aziende sanitarie e le residenze per anziani non autosufficienti. 
Riguardo al sociale penso sia opportuno sottolineare la rilevanza della misura attiva introdotta a favore della famiglia e della promozione del lavoro femminile attraverso il sostegno economico riconosciuto alla natalità.
Un assegno pari a 1.200 euro per ogni figlio nato o adottato fino al compimento del terzo anno di vita e legato a condizioni di ISEE pari a quello già previsto per la richiesta della Carta Famiglia. Dunque non un sostegno generalizzato ma, seppur incentivante la natalità, indirizzato a sostenere le posizioni economiche meno protette e a facilitare l’autonomia della donna nel coniugare maternità e lavoro con una misura che si lega e si aggiunge a quelle già assunte e rilevanti sull’abbattimento delle rette degli asili nido, sulle misure di tutela e di incentivazione del lavoro femminile e della lavoratrici mamme. 
Un provvedimento che si inserisce in maniera coordinata, dunque, in una politica di welfare e di sostegno a chi ha più bisogno che abbiamo inseguito con continuità in questa legislatura finanziando misure esistenti e inventandone di nuove a partire dalla misura attiva di sostegno al reddito, dagli interventi sulla casa e sull’abitare sociale, le locazioni e la morosità incolpevole, i programmi innovativi di odontoiatria sociale.
Oltre alla salute e politiche sociali, questo provvedimento assegna per il 2018 ulteriori 15 milioni alle attività produttive, 10 alle infrastrutture, 3,5 alla protezione civile, 5,3 all’ambiente, 4,1 per sport e cultura, 8,1 milioni all’agricoltura e foreste, 6,5 al lavoro e ancora 2 milioni al sistema dei Confidi per assicurare credito e liquidità al nostro sistema di piccole e piccolissime imprese per contrastare il forte impatto negativo della crisi delle banche Venete sul nostro sistema. Per quanto attiene al 2019 gli stanziamenti ricalcano sostanzialmente le assegnazioni di quest’anno con un forte aumento della previsione di risorse per l’agricoltura che passa a ben 18 milioni.
Nel 2018 fra i 120 milioni è compreso anche, per 12,7 milioni, il ripristino di Fondi PAC sottratti dallo Stato e reintegrati prudenzialmente dalla Regione benchè sia comunque in atto con lo Stato un contenzioso che confidiamo possa vederci prevalere e dunque recuperare le risorse oggi impiegate a tale scopo.
Signor Presidente e cari colleghi, non mi inoltro nel commento dei singoli articoli e delle singole previsioni che saranno oggetto di puntuale discussione e confronto in aula limitandomi a ribadire come questo provvedimento altro non sia che il completamento della Legge di Stabilità per la parte di risorse che con quella legge avevamo parcheggiato in attesa di poterne disporre a patto sottoscritto.
La Regione FVG che presentiamo dopo cinque intensissimi anni di Governo è una Regione solida nei propri fondamentali, dalle grandi potenzialità di sviluppo, arricchita da relazioni e traffici nazionali ed internazionali e da una rete di infrastrutture sia materiali che immateriali irrobustite ed innovate. Una Regione con una visibilità culturale e turistica delle proprie ricchezze artistiche, paesaggistiche ed enogastronomiche in crescita incomparabile con il passato. Una Regione con centri di Ricerca ed Università dotate di Fondi e risorse come non facilmente riscontrabili in altri contesti nazionali. Una Regione dove il manifatturiero e l’innovazione hanno superato la crisi e si stanno sviluppando con segnali finalmente positivi anche sull’occupazione. 
Questi sono gli assets su cui lavorare ancora e duramente per superare le difficoltà che permangono e che frenano le condizioni di vita di tante famiglie e le prospettive di lavoro di tanti giovani a cui il domani incute tensione e preoccupazione. A questi bisogni si può rispondere in tanti modi, cercando capri espiatori e responsabili da additare, auspicando di fermare o di riportare le lancette dell’orologio del tempo indietro, ad un piccolo mondo antico più piccolo e rassicurante per tutti.
Oppure guardando con realismo al mondo che ci attende e dicendo le cose come stanno. E cioè che senza impegno, lavoro, autopromozione, studio ed investimenti non ci sono redditi di cittadinanza che tengano, abbassamenti di tasse che si coniughino magicamente con maggiori servizi sociali e che se non vogliamo più fare certi lavori in fonderia, nei cantieri con la saldatrici, nelle stalle con gli animali, nelle case con i nostri vecchi e quasi irriconoscibili genitori, beh… dobbiamo trovare e pagare e rispettare qualcun altro che li fa.
Io, spero assieme alla comunità politica con cui ho potuto condividere questi cinque anni importanti di vita e di impegno politico, continuerò a pensarla così e a credere che c’è un modo in cui la politica può coniugare verità e consenso. A me pare sia la strada di un razionale riformismo solidale da cui ormai, non sarà qualche momentaneo flop elettorale nazionale, a discostarmi. 
La maggioranza sostiene con convinzione questo provvedimento finanziario e confida nella sua approvazione.

Renzo Liva

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