MORETTI: Relazione di minoranza alla Proposta di legge regionale n. 26

Pubblicato il lunedì 04 Mar 2019

Relazione di minoranza alla Proposta di legge regionale n. 26 <<Misure urgenti per il recupero della competitività regionale>>
 
Signor Presidente, colleghe e colleghi,
dietro al roboante titolo della proposta di legge n. 26 “Misure urgenti per il recupero della competitività regionale” si nasconde, nemmeno in maniera troppo efficace, una banale legge omnibus…, che non si occupa però di piccole manutenzioni delle leggi esistenti, ma interviene in diversi e specifici settori a gamba tesa, in modo puntuale ed in assenza di un quadro complessivo di riferimento. Non si valutano mai le conseguenze pratiche delle single norme proposte, frutto la maggior parte delle volte di richieste dirette e singole.
Ecco allora che, per dare risposta a esigenze puntuali, si fa una legge generale, non curandosi delle conseguenze che tali norme porteranno: la morale che si ricava da ciò è che basta accontentare il singolo richiedente, gli altri si possono arrangiare.
Sono norme così “urgenti” che dal 22 ottobre (data della presentazione della p.d.l. da parte del gruppo della Lega) il provvedimento sta vagando per il Consiglio Regionale, figlio di un solo gruppo e non della maggioranza nel suo insieme, che sembra aver subìto silenziosamente questo provvedimento.
In questo senso è opportuno ricordare il convegno all’Auditorium Comelli a Udine dello scorso 23 febbraio e organizzato dal gruppo leghista, nel quale il Presidente Fedriga, per nascondere l’assoluta confusione e raffazzonaggine di una p.d.l. nella quale all’inizio c’era di tutto e alla fine bisognerà vedere cosa resterà o ci sarà, parlando d’altro, si è reso protagonista di una dichiarazione falsa, di cattivo gusto e offensiva: dichiarare infatti “A differenza di chi spartiva mance a chi gli aveva dato una mano in campagna elettorale, con la legge Omnibus questo Consiglio, cambiando la storia, si impegna a dare risposte universali alle necessità di sviluppo di questa regione”. Poteva risparmiarcela, signor Presidente, poteva risparmiarsi una brutta figura e un’inutile dichiarazione pomposa e “gradassa”.
Vediamo allora quali sono le “risposte universali alle necessità di sviluppo di questa regione” di cui ha parlato il Presidente Fedriga, oppure le “misure urgenti per la competitività della regione” contenute nel titolo della proposta di legge n. 26:
. forse i provvedimenti di cui all’articolo 15, quelli sui registri obbligatori sulla caccia?
. oppure quelli che tolgono i contributi alle strutture ricettive che hanno ospitato o ospitano migranti per ordine delle Prefetture, organi dipendenti dal Ministero dell’Interno?
. ancora, l’aumento dei componenti dei Consigli di Amministrazione dei Consorzi di sviluppo economico frutto di fusione da 4 a 5?
. quelli dell’articolo 18 (Soccorso Alpino), poi frutto di un emendamento soppressivo in Commissione (ancora in sospeso), che va a modificare una legge votata nel 2017 all’unanimità, frutto dell’esigenza di un sindacato autonomo – una volta si sarebbe detto collaterale all’attuale Governo nazionale – dei Vigili del Fuoco?
. o quelli dell’articolo 19 (Piscine), una legge promossa dall’attuale assessore alle finanze quand’era consigliere d’opposizione e votata all’unanimità?
. infine, quelli dell’articolo 21 comma 1 lettera d), che – abrogando il comma 3 bis dell’articolo 27 della L.R. n. 34/2017 – penalizza un’unica realtà produttiva in Regione nel campo del trattamento dei rifiuti?
 
E potrei continuare, evidenziando stavolta come misure condivisibili in materia di principio (perché in ipotesi tese a semplificare un certo ordinamento) di fatto espropriano gli enti locali del governo del proprio territorio.
Cosa dire poi del fatto che la Lega abbia voluto mettere una sorta di commissariamento alla norma esprimendo addirittura due relatori per il presente provvedimento?
Cosa dire ancora del fatto che, mentre i relatori stanno depositando la presente relazione, è in corso una riunione del CAL chiamato ad esprimere un nuovo parere sulla nuova versione della norma? Dico che ciò è positivo certo, ma forse la cosa si poteva gestire diversamente a fronte di una maggiore attenzione nella scrittura della p.d.l..
Sono questi, tutti elementi che dimostrano come, ancora una volta, si sia deciso di procedere per spot e non in modo sistematico, non coinvolgendo nella maggior parte dei casi le strutture tecniche della Regione, gli assessorati, gli amministratori locali e i professionisti dei singoli settori.
In campagna elettorale, e ancora oggi, il centro-destra ha ripetuto spesso il verbo “ascoltare” come un metodo di governo, ma una volta al potere, si è dimenticato di questa promessa e ha deciso di ascoltare sì, ma solo qualche interessato, qualche caso concreto, qualche promessa elettorale da ricambiare: la piscina di quell’albergo, piuttosto che l’allevamento di quel comune o l’ampliamento di quell’altra azienda. Sarebbe stato più serio mettere i nomi ed i cognomi dei “richiedenti” (e “potenziali beneficiari”) ed evitare che per i favori ad alcuni, le conseguenze fossero pagate da tutti.
C’è poi la forte contrarietà al “cuore” del provvedimento: gli aspetti urbanistico/edilizi. Togliere infatti ai comuni la possibilità ed il potere di decidere dello sviluppo del proprio territorio è molto grave, a maggior ragione se portata avanti da chi ha postulato nel recente passato la teoria dei cosiddetti “sindaci ribelli”. Un vero e proprio paradosso: al primo vostro atto concreto, togliete ai sindaci e ai consigli comunali il potere di fermare la devastazione e cementificazione del territorio.
In nome di cosa? Della cosiddetta “competitività”?
Anche noi siamo uomini e donne del fare (lo abbiamo dimostrato in questi anni): ma dentro un quadro corretto e condiviso di regole.
Dietro la foglia di fico del non consumo di suolo – che nella PDL 26 non c’è – si permette l’assenza di previsioni urbanistiche, gli innalzamenti ed espansioni in deroga e non si lascia ai Comuni il benché minimo strumento per poter indicare zone o aree in cui deve prevalere il piano regolatore. La deroga diventa la regola, come nel far west. Prendere a riferimento il “modello Veneto” non può essere certo un esempio portato in termini di sviluppo urbanistico armonico, governo del territorio, qualità ambientale: basta pensare ai frequenti casi di dissesto idrogeologico e danni ambientali che si verificano in quelle terre, a causa di uno sviluppo disordinato e non governato, in occasione anche di eventi meteo non eccezionali; per voi basta fare, non importa “come” e non importa se per fare ciò si ledono i diritti di altri, esiste solo “l’io” del singolo che vuole più cubi, vuole la casa più alta o di chi vuole la piscina, e perciò va accontentato.
Il mio non è e non vuole essere un ambientalismo demagogico, culturalmente retrogrado, ma il rischio che si corre per il prossimo futuro è di aprire una stagione di devastazione territoriale, che invece di puntare sulla qualità e sulla riqualificazione edilizia – come richiesto anche dagli stessi costruttori in sede di audizioni assieme a risorse, incentivi e semplificazioni – punta sullo strumento della deroga elevato a sistema.
Questa norma non introduce pertanto alcuna semplificazione rispetto alle procedure esistenti, non accorcia di un solo secondo un iter burocratico, interviene solo sulle regole, che cambia in peggio e poco più. È una norma che non porterà in alcun modo a semplificazioni, ma solo ad una stagione di incertezza e di ricorsi tra privati e tra privati e Comuni: un vero e proprio capolavoro.
Una norma raffazzonata e rivoltata più volte – simile a quella AUSIR si potrebbe quasi dire – con effetti che saranno però molto più rilevanti.
Sul resto della norma, riprendendo quanto già accennato in premessa, siamo certamente soddisfatti che norme puntualissime come quella che colpivano il Soccorso Alpino e quella che metteva a rischio la sicurezza dei nostri cittadini per le piscine siano state ritirate, ma anche il resto del provvedimento ha la stessa matrice: la somma, più o meno ordinata, di richieste puntuali.
Un articolo, il 15 (peraltro depotenziato quasi del tutto), tratta del tema “caccia” come spot per dare l’idea di offrire qualche risposta a qualche associazione venatoria, anziché mettere realmente le mani e iniziare un confronto vero con una norma di settore che si occupi delle questioni ancora aperte e che il mondo venatorio aspetta: su questo tema proporremo in aula lo stralcio dell’articolo affinché tali questioni si affrontino organicamente e con il necessario approfondimento.
Il recupero di competitività nella nostra Regione non si basa sulla quantità come previsto in questa norma, ma sulla qualità.
Si è detto che la precedente norma (la LR n. 21/2015), che conteneva e limitava il consumo di suolo per le aree industriali e commerciali (e sappiamo quanti capannoni vuoti ci siano nella nostra regione e quante aree già esistenti nei piani regolatori non siano ancora edificati), era una norma poco chiara che creava problemi. Al di là di qualche generica affermazione, però, non abbiamo sentito alcun esempio che fosse uno e non abbiamo avuto dagli uffici regionali o dagli uffici tecnici dei comuni alcuna segnalazione sul punto: anche qui forse c’è qualche richiesta puntuale…di qualcuno che non era capace di fare un progetto? Di chiedere un’autorizzazione?
La nuova PDL, però, risulta essere sicuramente meno chiara della precedente (vedremo sul tema le difficoltà interpretative), non blocca in alcun modo il consumo del suolo e toglie alla Regione e ai Comuni gli strumenti per capire se non esistano aree già occupate o pianificate da usare in via prioritaria.
Lo ripeto: nessuno di noi è contro lo sviluppo e la costruzione di nuove aree industriali e commerciali come si dice, ma un ritorno alla deregulation degli anni ’90, che oggi paghiamo in termini di consumo del suolo, non può essere il nuovo riferimento della Regione Friuli Venezia Giulia.
Sulla tassa di soggiorno, altro argomento trattato dalla PDL, abbiamo assistito ad una vicenda ancora più intricata, dove l’Assessore è stato a tratti sfiduciato in Commissione da pezzi della maggioranza per risolvere un problema puntuale del comune di Trieste, dimenticandoci come il tema della tassa di soggiorno e del suo utilizzo sia molto delicato e ha comportato a suo tempo un notevole sforzo di mediazione tra la Regione, i Comuni e le categorie economiche. Ora, con una proposta che inizialmente parlava dell’utilizzo di queste risorse per la gestione rifiuti, siamo arrivati all’ennesimo cambiamento, che prevede un sistema di quote. Perché invece, su tale questione, non ci si ferma ad approfondire ed avviare un reale percorso di manutenzione del meccanismo ascoltando tutte le campane e non solo chi ha il problema puntuale da risolvere?
Stessa valutazione sui condhotel: stiamo attenti a quello che facciamo, perché se va bene disciplinare l’introduzione di un nuovo strumento che può offrire nuove e diverse opportunità, dobbiamo evitare anche che ci sia un arretramento sul percorso virtuoso intrapreso a favore dell’aumento dell’offerta alberghiera delle nostre località turistiche, su cui c’è molto lavoro da fare, evitando che iniziative “mascherate” da alberghi siano solo il pretesto per fare nuovi appartamenti.
Un’ultima osservazione, detta con grande rispetto per il lavoro e l’impegno di tutti, ma con altrettanta franchezza, sulla gestazione e gestione della proposta di legge: in commissione è stato detto tutto il contrario di tutto, con improvvisazione e poca visione della norma nel suo insieme.
Lo chiedo ai colleghi presentatori e relatori della Lega: ma siete davvero sicuri che porti bene al sistema Regione legiferare in questo modo totalmente non sistematico?
Il testo denota poca chiarezza per gli operatori, gli amministratori ed i tecnici, pessima tecnica legislativa. L’auspicio è che quest’Aula si prenda ancora un momento di riflessione prima di esaminare questo testo poiché è difficilmente emendabile o migliorabile in poco tempo: il problema è l’impianto di base, per cui non si interviene in modo sistematico, ma a spot e in risposta a singole richieste puntuali.
Il legislatore regionale dovrebbe occuparsi di affrontare i grandi temi con una strategia, una visione, non con provvedimenti come questo.
 
Diego Moretti

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