MORETTI: Relazione di minoranza al Disegno di legge regionale n. 93

Pubblicato il giovedì 04 Giu 2020

Relazione di minoranza al Disegno di legge regionale n. 93 Disposizioni in materia di finanze, patrimonio e demanio, funzione pubblica, autonomie locali,
sicurezza, politiche dell’immigrazione, corregionali all’estero e lingue minoritarie, cultura e sport, infrastrutture, territorio e viabilità, risorse agroalimentari e forestali, lavoro, formazione, istruzione e famiglia, ambiente e energia, cooperazione allo sviluppo e partenariato internazionale e sanità (Legge regionale multisettoriale)

Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri,
il Disegno di legge n. 93 all’esame dell’aula contiene una molteplicità di modifiche normative su diverse tematiche che, per la gran parte dei suoi articoli, si sostanzia in aggiustamenti e correzioni di norme vigenti, anche di recente approvazione.
Data l’ordinarietà della maggior parte delle proposte normative, abbiamo assunto nelle Commissioni dimerito un atteggiamento costruttivo, declinato per la gran parte degli articoli con un voto di astensione, così come è avvenuto in sede di votazione finale del provvedimento in prima commissione, anche se su alcuni specifici articoli ci siamo espressi negativamente con argomentazioni a supporto delle nostre posizioni che intendiamo riproporre in Aula.
L’evoluzione dinamica della normativa regionale rientra nella prassi dell’attività legislativa del Consiglio: ciò accade di norma per l’adeguamento alla legislazione di rango superiore, per i richiami dello Stato, per il miglioramento della formulazione legislativa legata alla concreta e quotidiana applicazione della normativa: è sempre stato così, anche se nella precedente legislatura non sono mancate le “lezioncine” e le ironie, da parte di chi oggi riveste ruoli di responsabilità all’interno dell’esecutivo regionale, circa la frequentemodifica normativa intervenuta (ma il tempo è sempre galantuomo e adesso capita a voi…).
Modiche normative che interessano anche leggi approvate solo alcuni mesi fa: è il caso per esempio della decina di modifiche alla riforma sanitaria del dicembre 2019, che probabilmente evidenzia la troppa fretta nel percorso legislativo e qualche inevitabile sbavatura nella stesura del testo che ora è necessario correggere anche a seguito di rilievi statali.
Sulla gran parte degli articoli del provvedimento odierno, come Consiglieri del Gruppo PD ci siamo astenuti ritenendo appunto ordinarie e necessarie le modifiche proposte, mentre sui rimanenti il voto è stato negativo, dopo aver portato all’attenzione della Giunta e della maggioranza le nostre posizioni e aver argomentato la nostra contrarietà.
Sul Capo IV negativo è stato, ad esempio, il voto sugli articoli che trattano di sicurezza, tema trattato dalla Giunta anche in questo provvedimento inmaniera ideologica, laddove si prevede l’aumento di 200mila euro dello stanziamento per la parte corrente che finanzia il “Programma regionale di finanziamento in materia di sicurezza”: non se ne capisce davvero la necessità, soprattutto in questo momento, per cui vengono prelevate risorse dal capitolo “nuovi provvedimenti legislativi” che dovrebbe servire invece per altri scopi ben più urgenti.
Lo stesso è avvenuto per il tema immigrazione (articolo 23) laddove si modifica la LR n. 31/2015, per cui la Giunta propone l’eliminazione della progettazione triennale, relegando gli interventi regionali in materia alla programmazione annuale: abbiamo votato negativamente proprio perché l’eliminazione della programmazione triennale farà venire meno la visione prospettica della Regione su tali temi. Le risposte fornite dall’Assessore, secondo il quale il programma triennale viene abrogato perché si sta lavorando ad una nuova legge di settore e quindi la triennalità non è più necessaria, non hanno fatto altro che accentuare il nostro orientamento negativo rispetto alla modifica proposta.
Relativamente al Capo VI (infrastrutture, territorio e viabilità), abbiamo contrastato in Commissione le norme sull’edilizia e urbanistica – in particolare l’art. 30 – dove si propone dimonetizzare le opere di urbanizzazione primaria quali parcheggi di relazione o nuclei di verde nel caso in cui le opere siano irreperibili: proposte del genere rischiano di accentuare la cementificazione e azzerare aree verdi e pedonali. L’obiettivo dell’urbanistica invece deve essere quello di rendere vivibili i luoghi urbani: non è certo con la monetizzazione che si perseguono questi obiettivi anzi, l’emergenza COVID-19 ci insegna come il rapporto tra tutela del territorio e salute (vista nei suoi aspetti più ampi) debba essere sempre stretto (se si pensa, ad esempio, alla fame di spazi verdi che le città e i cittadini reclamano per utilizzare il proprio tempo libero).
Si tratta peraltro, dell’ennesima modifica “spot” alle norme urbanistiche della LR 6/2019 con l’intento di risolvere casi particolari con norme generali, delle quali poi non sapremo che esito avranno. Un modo di dare linee ed indirizzi poco efficace e lungimirante: si facciano piuttosto nomi e cognomi dei casi specifici per trovare soluzioni specifiche senza correre il rischio di fare danni generali.
Cari amici della Lega, ormai lemodifiche alla legge 6 del 2019 hanno subìto più variazioni di quella delle UTI: eppure quante lezioni stonate abbiamo dovuto sentire dai vostri esponenti…oggi voi fate ancora peggio!!!!
Sull’art. 33 non è chiara la strategia dell’esecutivo sulla tecnologia 5G sul quale la confusione, alimentata a sproposito anche da importanti esponenti istituzionali locali, regna sovrana.
Ci lascia fortemente perplessi il contenuto dell’art. 36, che libera l’Avvocatura regionale e scarica su FVG Strade (senza che la stessa sia stata coinvolta in una decisione del genere) dai contenziosi ante 2018 relativi alle opere ex Province non ancora definiti giudizialmente. È un tema che si inquadra in un contesto più generale, quello della gestione delle strade ex provinciali, per il quale siamo in attesa di conoscere quelle che saranno le determinazioni della Giunta in merito ai nuovi EDR.
Finora dalla Giunta tanti annunci e proclami, ma pochi fatti concreti.
In IV Commissione abbiamo voluto riproporre l’annosa questione dell’applicazione del Contratto di lavoro del comparto unico per il personale assunto in FVG Strade nel 2019, tema già sollevato per due volte in precedenti provvedimenti con specifici emendamenti, poi accantonati in via collaborativa a seguito delle promesse da parte della Giunta di affrontare e risolvere la questione.
Ad oggi però, nonostante le reiterate segnalazioni, nulla ancora si è mosso: la Giunta continua a non voler decidere, rimanda il problema, continua a rinviarlo, con il rischio serio e concreto di inutili contenziosi a danno di FVG Strade.
L’emendamento presentato in commissione e poi ritirato, sarà ripresentato all’esame dell’Aula,nella speranza che venga approvato così da dipanare una questione che si è voluta inutilmente aprire e che dura da troppo tempo.
La nostra preoccupazione è che la dozzina di assunzioni fatte in FVG Strade nel corso del 2019 ai sensi dell’articolo 5 comma 1 della Legge regionale n. 28/2018, anziché rappresentare una ricchezza, diventino un problema: l’applicazione al personale dipendente, per medesime mansioni svolte, di due contratti di lavoro, da una parte quello di ANAS (per i dipendenti assunti fino al 31 dicembre 2018), dall'altra quello del Comparto unico (per gli assunti dal 1 gennaio 2019), costituisce infatti un’anomalia che va sanata al più presto e per la quale si sono mosse nel recente passato le stesse organizzazioni sindacali di categoria.
Francamente l’ultimo “alibi” sentito in Commissione per cui si dovrebbe aspettare la nascita degli EDR per risolvere una volta per tutte la questione, non sta in piedi: la norma voluta da questa Giunta e votata dal Consiglio a fine dicembre 2018, nonostante avessimo messi tutti sull’avviso sulla sua incongruità giuridica e pericolosità “sindacale”, va abrogata al più presto. Oggi basterebbe riconoscere l’errore commesso e correggerlo finché si è in tempo, evitando di mettere di fronte FVG Strade a rischi concreti di contenziosi soccombenti con ulteriori e costi ben maggiori per la Società stessa e la comunità regionale tutta.
La modifica proposta all’art. 40 in materia di contributi agli edifici di culto rischia di generare confusione agli uffici e ai soggetti richiedenti i contributi: la norma attuale prevede che si demandi alle Diocesi la segnalazione degli interventi ritenuti meritevoli e che si proceda a finanziare le opere secondo priorità e, per consuetudine, in base ai fondi stanziati ogni anni nel bilancio regionale, proprio in virtù di un’intesa con la Regione.
Tra l’altro, vale la pena di ricordare che proprio con il DDL n. 90 approvato a metà maggio scorso (solo poche settimane dopo l’invio da parte delle Diocesi del loro programma di interventi) sono stati dimezzati i fondi disponibili per questo capitolo di spesa, per i quali si auspica un reintegro in sede di assestamento estivo. Nella formulazione del suddetto articolo 40 riteniamo errato parlare di graduatoria, perché è consuetudine che le Diocesi già in fase di accordo con la Regione definiscano le priorità di intervento: ecco allora, senza un cambio nelle procedure di erogazione, che la norma proposta è sostanzialmente inutile. Se davvero si intende introdurre lamodalità della graduatoria, allora le Diocesi dovrebbero tenere conto di criteri stabiliti a priori che appunto danno luogo ad una graduatoria, altrimenti il riparto delle risorse verrà sempre fatto sulla base delle segnalazioni presentate con la solita modalità.
Forti perplessità hanno riguardato anche una devoluzione di contributo ottenuto per un Centro di Aggregazione Giovanile richiesto dal Comune di Forni Avoltri (art. 43), non certo per il nuovo intervento (che riguarda edifici scolastici),ma per una questione di principio legata al fatto che il suddetto contributo era stato ottenuto sulla base di specifici bandi, che hanno premiato alcuni e penalizzato altri, che in tale modo non possono rientrare in alcun altro scorrimento delle graduatorie medesime.
Con questo modo di agire, l’Amministrazione si assume la responsabilità di falsare le graduatorie dei suddetti bandi, esponendosi a possibili contenziosi di coloro che sono finanziati solo parzialmente e dei primi degli esclusi, che la vedrebbe molto probabilmente soccombente.
A questo punto, alla pari di casi similari già avvenuti con precedenti provvedimenti e da noi già stigmatizzati, si corre davvero il rischio che un Comune rimasto escluso dalla concessione del finanziamento si ritenga ingiustamente raggirato a vantaggio di qualcun altro.
Altro articolo – il 46 – su cui abbiamo espresso dubbi è quello relativo al contributo puntuale ad un edificio di culto di Sacile, motivato come urgente e improcrastinabile a seguito di evidenti problemi strutturali dell’edificio stesso: non neghiamo la necessità e l’urgenza dell’intervento, ma le esigenze sono molteplici e le richieste di intervento urgente già segnalate alla Giunta devono essere tutte prese in considerazione positivamente (anche su base pluriennale), per non creare figli e figliastri.
Contrarietà sull’emendamento 46 bis.1 della maggioranza con il quale si intende modificare completamente la destinazione (da progetto innovativo in materia di politiche abitative a sostegno di famiglie disagiate e recupero di un’area degradata di una frazione del paese, da destinare a parcheggio e parco giochi) di un contributo al Comune di Verzegnis. L’intervento iniziale era stato ritenuto prioritario dal tavolo della casa ex LR 1/2016 della Carnia e successivamente sugellato dalla Regione con un’intesa territoriale: ora si cambia completamente. Sorprende, in questa vicenda, che la Regione abbia assecondato tale richiesta unilaterale, senza porsi il problema che quel contributo era frutto appunto di un accordo tra Regione e Comuni nel suo insieme. Senza nulla togliere al legittimo diritto di ripensamento (in questo caso dovuto al cambio di amministrazione), sarebbe più serio restituire la somma al tavolo territoriale perché questo definisca un nuovo intervento coerente con la LR n. 1/2016. Con questo modo di agire, oltre a creare un precedente per altri casi, viene meno la serietà delle procedure fin qui adottate e il corretto rapporto tra i enti diversi, e la stessa credibilità di tavoli territoriali dove, alla fine, le priorità definite non valgono più nulla perché ognuno si sente in diritto di fare ciò che vuole solo perché ha un rapporto diretto con l’assessore di turno.
Relativamente al Capo VIII non si comprende la necessità dell’intervento sull’art. 50 relativo ai percorsi formativi destinati al personale dell’Esercito, così come non si condivide il fatto che lo stesso abbia un percorso diverso rispetto a qualunque altro cittadino regionale che intenda riqualificarsi tramite un percorso formativo.
Capo IX: si richiama una certa perplessità in merito alla formulazione dell’art. 70, laddove si prevede, in presenza di situazione di emergenza sanitaria o di altre situazioni eccezionali, urgenti e indifferibili (come quella che stiamo vivendo damarzo), la possibilità di deliberare da parte dell’assemblea regionale dell’AUSIR prescindendo dai pareri delle assemblee locali: pur comprendendo le motivazioni, è un tema che ci lascia con un forte punto interrogativo. Il tema non è quello di “sburocratizzare” (il riferimento è ad un’infelice espressione dell’assessore all’Ambiente), ma di dare dignità democratica e rappresentativa a tutti i soggetti, anche ai più piccoli. Si rafforzi invece la possibilità di utilizzo dello strumento telematico e si evitino semplificazioni di strumenti di consultazione e decisione democratica, sempre molto rischiosi.
Inmerito al Capo XI – interventi nel settore socio-sanitario – si rileva come si proceda allamodifica di articoli della recente legge di riforma del SSR, perlopiù adeguando il testo vigente a norme nazionali, per un doveroso quanto opportuno ma tardivo coordinamento normativo. Facciamo notare come si interviene in ambiti nei quali, in occasione della discussione della LR n. 22/2019, sembrava che la potestà regionale fosse esclusiva: registriamo che non era proprio così.
In conclusione, ribadendo il carattere pressoché ordinario della norma che il Consiglio si appresta a discutere, valuteremo la nostra posizione finale in Aula a seconda dell’andamento del dibattito e dell’eventuale accoglimento degli emendamenti che come Gruppo presenteremo nel corso della discussione dell’articolato.

Diego Moretti

relazione minoranza DDL 93

202006041304153

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Diego Moretti

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