MORETTI: Relazione di minoranza al Disegno di legge n. 54

Pubblicato il venerdì 14 Giu 2019

Relazione di minoranza al Disegno di legge n. 54 Disposizioni multisettoriali per esigenze urgenti del territorio regionale

Signor Presidente, colleghe e colleghi consiglieri,
 
il disegno di legge n. 54 oggi all’esame dell’Aula contenente “Disposizioni multisettoriali per esigenze urgenti del territorio regionale” – oltre ad essere la seconda legge omnibus nel giro di pochi mesi – affronta molteplici tematiche e, per la gran parte dei suoi articoli, apporta aggiustamenti e modifiche a norme vigenti da diversi anni e che necessitano di aggiornamenti fisiologici legati al passare del tempo.
È infatti assolutamente naturale, nell’evoluzione della normativa regionale, da un lato adeguarsi alla legislazione di rango superiore, e dall’altro migliorare la formulazione legislativa per intervenute nuove esigenze, segnalate soprattutto dagli uffici competenti nella concreta e quotidiana applicazione della normativa.
È questo il caso di diversi articoli contenuti nel presente disegno di legge, sui quali il Gruppo del Partito Democratico ha votato a favore e non ha posto nelle competenti Commissioni particolari obiezioni, che connotano il presente provvedimento come di una norma di “manutenzione” ordinaria, smentendo in maniera inequivocabile le roboanti affermazioni di alcune settimane fa del Presidente Fedriga sulla natura “rivoluzionaria” e fortemente innovativa di tale norma.
La stessa relazione della Giunta di accompagnamento al d.d.l. ne conferma la sua ordinarietà.
Il testo che esce dal lavoro delle Commissioni – per il quale è stato utilizzato per la prima volta in questa legislatura l’articolo 124 bis del Regolamento interno (senza che peraltro la Conferenza dei capigruppo abbia deciso o perlomeno condiviso tale procedura – ma che sulla quale non abbiamo sollevato obiezioni) – ha visto, rispetto al testo originario, l’articolato passare da 68 articoli a complessivi 84.
Speriamo che non si arrivi a “quota 100”.
Un provvedimento – lo ricordo al Consiglio – che ci ha visto votare sui singoli articoli del testo originario nelle Commissioni, rispettivamente a favore per quasi il 70% degli articoli, contrario al 12%, astenendoci per il rimanente 28%; ciò a testimonianza del nostro atteggiamento estremamente “laico” sul disegno di legge, che non significa che non presenteremo emendamenti tesi ad abrogare le norme che non ci piacciono, ovvero a modificare quelle che riteniamo migliorabili.
 
Entrando nelle specifiche questioni, segnaliamo come molti provvedimenti si presentano in assoluta continuità con quanto già fatto nella precedente legislatura nei contenuti e nei metodi: dalle puntuali risposte date ad enti locali in merito a devoluzioni contributive, proroghe e dilazioni nelle tempistiche di rendiconto per contributi assegnati da tempo, alle conferme di contributi per opere non realizzate, e così avanti.
Rilevato un tanto, mi soffermerò sugli articoli (così come usciti dalle Commissioni) più significativi sui quali c’è stata e c’è condivisione, con alcune osservazioni costruttive:
. agli articoli 12 e 13 si conferma l’assegnazione (votata per la prima volta nella precedente legislatura dalla legge regionale n. 14/2018 con importi leggermente inferiori) di un contributo di 40 mila euro ciascuno ai Comuni di Grado e Lignano Sabbiadoro per le spese derivanti dalla stipula di una Convenzione con i Vigili del fuoco per garantire l’apertura di un distaccamento operativo di tale Corpo durante la stagione estiva. Ci permettiamo di segnalare come il suddetto contributo arriva tardi in termini temporali rispetto alle reali esigenze, visto che i due distaccamenti locali apriranno in questi giorni, a legge ancora da pubblicare sul BUR. Sorge quindi spontanea la domanda: ma non si poteva fare in legge di stabilità 2019?
. l’articolo 6, che modifica – adeguandosi alla Legge statale di Bilancio 2019 – la Legge regionale n. 29/2005, stabilisce che al settore del commercio su aree pubbliche non sia applicata la disciplina della cosiddetta Direttiva Bolkestein. Pur ravvisando nella norma nazionale qualche dubbio legato al venir meno del principio europeo legato alla libera concorrenza, il nostro Gruppo in linea di massima è d’accordo che tale settore (quello del commercio al dettaglio su aree pubbliche) debba essere regolamentato, dedicando il giusto spazio di approfondimento e confronto con le categorie interessate e gli enti locali, così da poter approfondire i diversi aspetti di ricaduta pratica sull’organizzazione dei mercati comunali. Alcune modifiche della normativa vigente, a nostro parere, potrebbero però generare, come già accaduto in passato, una certa rigidità nella presenza, occupazione ed organizzazione dei “mercati” in aree pubbliche, se non addirittura vere e proprie rendite di posizione difficilmente scalfibili, a svantaggio dell’ingresso di nuovi eventuali soggetti e dei principi stessi della libera concorrenza.
Ci lascia perplessi – e l’abbiamo fatto notare in Commissione – il non aver previsto alcun limite di durata della concessione dello spazio ai soggetti privati nell’ambito del mercato comunale: ricordo che in altre regioni italiane si è previsto un limite temporale definito di 10 anni o 12 anni.
Su questo aspetto chiediamo si facciano gli approfondimenti del caso;
. all’articolo 49 proponiamo una razionalizzazione dei componenti del Comitato per l’istituzione dell’archivio storico del terremoto e della ricostruzione, ritenendo che i 18 componenti siano troppi rispetto all’operatività dello stesso;
. gli articoli del Capo VII in materia di sanità e servizi sono rivolti a risolvere alcune criticità operative nei servizi sociali dei comuni e nei servizi socio-sanitari. Condividiamo la previsione dell’art. 52 – che modifica l'art. 36 della LR 6/2006 peraltro già modificata e migliorata nella scorsa legislatura su proposta della precedente maggioranza – che sposta i termini per l'obbligo di qualificazione degli OSS dal 1.7.2019 al 1.1.2022 (in riscontro a quanto richiesto dalle OO.SS. e dalle associazioni della cooperazione sociale e condiviso dal tavolo aperto presso l’Assessorato alla Salute). Sul tema, per dare maggiore valenza e compiutezza alla modifica contenuta in tale articolo, come Gruppo PD abbiamo presentato in sede di terza commissione un emendamento per spostare il termine di riferimento del 1° gennaio 2017, al 1° gennaio 2019 previsto nell'ambito della programmazione delle attività di formazione previsto all'articolo 37 della LR 6/2006, con l’obiettivo di coinvolgere nella formazione un numero maggiore di operatori già in servizio. L’emendamento, pur condiviso nella sostanza dal Vice Presidente Riccardi, è stato ritirato su richiesta dello stesso Assessore con l’impegno da parte sua a portare in aula una formulazione normativa che dia comunque soddisfazione agli operatori e al settore. Confidiamo che a tale promessa sia dato seguito, e che quindi venga data risposta positiva all’esigenza manifestata;
. per quanto riguarda invece l’articolo 55, che sposta ancora i termini per l’adeguamento alla normativa regionale delle strutture per anziani, (nel ricordare che in sede di legge di Stabilità avevamo segnalato il fatto che non sarebbe stata l’unica proroga), riconoscendo la complessità della situazione, chiediamo all’assessore di poter avere un quadro complessivo dello stato degli adeguamenti delle suddette strutture sui vari territori, al fine di valutare l’efficacia delle misure finora messe in atto, e di valutare se la data del 31 dicembre posto come nuovo termine ultimo per l’adeguamento sia realmente l’ultimo, per non trovarci tra sei mesi a discutere un’ulteriore proroga della stessa.
 
Alcune valutazioni rispetto ai temi sui quali nelle Commissioni abbiamo rappresentato perplessità e contrarietà, e per i quali sono stati presentati emendamenti abrogativi o modificativi, tesi a migliorare nel suo insieme il disegno di legge:
. sull’art. 26, ribadiamo le critiche già espresse a suo tempo in 6^ commissione (in sede di esame della DGR 648/2019) relative all’opportunità o meno di finanziare un’azione (quella del rimpatrio di persone stranieri immigrate colpite da provvedimenti di espulsione) che dovrebbe essere già svolta dal Ministero dell’Interno con fondi propri. Non solo: la quantificazione di un tale intervento ci appare partire da dati insufficienti, confermandosi così più un intervento spot, improvvisato, che non ha contezza della realtà della situazione. Ricordo che peraltro – nella precedente legislatura – l’allora unica consigliere della Lega criticò ferocemente un simile intervento, accusando l’allora maggioranza di avere previsto un intervento non dovuto, perché fatto nei confronti di persone che comunque non avrebbero avuto diritto a rimanere nel nostro Paese. Si registra, sul tema, il cambiamento di opinione!
. gli interventi in materia di funzione pubblica di cui al Capo XII meritano un approfondimento: con la modifica alla procedura di individuazione dei Vice direttori centrali – che in tal modo rientrano tra i ruoli a carattere fiduciario al pari dei Direttori centrali – si vuole segnare una volontà di introdurre soggetti esterni anche per questi ruoli apicali, a svantaggio dei dipendenti regionali di ruolo, altrettanto meritevoli di riconoscimento e crescita professionale, così come l’eliminazione del limite dei 2 anni per i ruoli dirigenziali affidati a personale regionale già impiegato, può essere letto nell’ottica di premiare per lungo tempo l’affidabilità di soggetti graditi all’amministrazione, non ci convincono.
Così come non ci convince l’inserire in norma (art. 73, primo comma lettera a) questioni che sono puramente legate all’organizzazione e alla responsabilità di dirigenti, così come una profonda riflessione va fatta anche sulla norma che modifica i vincoli di permanenza del personale presso gli enti locali con l’aumento dell’obbligo di permanenza minimo a 5 anni (dagli attuali 3), sul quale abbiamo presentato uno specifico emendamento: se da un lato tale modifica risolve le criticità della cronica mancanza di personale e della fuga del personale – soprattutto nei piccoli comuni – dall’altro rischia di ingessare troppo il comparto, non prevedendo alcuna deroga (lo strumento del nulla osta) in casi particolari o di accordi tra amministrazioni cedente e subentrante.
Siamo contrari all’introduzione di due tipologie di delegazioni trattanti di Comparto, una per la dirigenza e una per la non dirigenza, così come una pesante perplessità riguarda la previsione dell’art. 82, con cui si fissa a priori il limite massimo di 90 unità di personale regionale autorizzato al distacco presso altri enti e amministrazioni pubblici o fondazioni o altri organismi, esclusi i casi di applicazione di distacco presso le sezioni giudiziarie delle Procure della Repubblica e di distacco presso organismi dell’Unione europea. Crediamo non si debba prevedere in legge un limite fisso, ma sia oggetto di valutazione della Giunta nell’ambito dell’organizzazione generale.
 
Infine, una disposizione che assume connotazione di scelta politica è quella prevista nella seconda parte dell’art. 62, in cui si prevedono incentivi alle aziende solamente a fronte di assunzioni e/o stabilizzazioni di soggetti residenti continuativamente sul territorio regionale da almeno 5 anni: questa scelta discriminerebbe numerose categorie di disoccupati, come ad esempio cittadini italiani che risiedono nella nostra regione da meno di 5 anni, altri soggetti che lavorando in Friuli Venezia Giulia mantengono comunque la residenza altrove – magari nel vicino Veneto – o cittadini di paesi terzi con detengono il permesso di soggiorno per lavoro. La modifica proposta è stata oggetto peraltro di una valutazione da parte del competente Servizio processo legislativo del Consiglio, che non esclude profili di incostituzionalità per violazione del principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3, primo comma, della Costituzione, oltre che integrare una violazione del principio di libera circolazione delle persone affermato dall’articolo 21 e dal titolo IV del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea sembra inoltre essere in contrasto con la normativa europea.
Alla luce anche di tale parere, chiediamo alla Giunta il ritiro della norma, per evitare autogoal inutili, che peraltro discriminano le stesse aziende regionali, che potrebbero non beneficiare di alcun contributo a causa di una normativa discriminante e farraginosa davvero poco comprensibile al mondo del lavoro.
Chiediamo inoltre con specifico emendamento che il Decreto Dignità venga applicato solo per la grandi imprese, così come, in merito alla previsione che la concessione degli incentivi viene preclusa a coloro i quali, nei 3 anni precedenti, abbiano effettuato licenziamenti per le medesime professionalità per le quali viene richiesto l’incentivo, come anche nel caso di licenziamenti nei 3 anni successivi alla concessione degli incentivi, si propone di abbassare il tetto a 2 anni, ritenendolo un termine più congruo e corretto, stante l’aleatorietà dei cicli economici internazionali e nazionali, sempre più spesso slegati dal volere delle stesse aziende.
Ribadendo il carattere ordinario della norma che il Consiglio si appresta a discutere, vedremo se il dibattito e le votazioni sugli emendamenti presentati ci porteranno ad una valutazione diversa sul provvedimento nel suo insieme, da quella espressa in 1^ Commissione.

Diego Moretti

 

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