LIVA: relazione all’assestamento di bilancio 2014

Pubblicato il venerdì 18 Lug 2014

Signor Presidente, Cari colleghi,

Il lavoro nelle commissioni tematiche e in quella integrata, le illustrazioni del documento contabile svolte dagli assessori ed uffici competenti, credo mi esimano dal riepilogare, ancora una volta, i dati salienti di questo assestamento 2014 che come ormai sappiamo è costituito in parte preponderante dall’applicazione dell’avanzo di Amministrazione.  Anche la solenne seduta per il giudizio di parificazioni ci ha recentemente fornito dati esaustivi sull’Avanzo 2013 oltre che su una serie complessiva di spunti validi anche per l’analisi dell’esercizio 2014.

Mi limiterò in questa relazione, dunque, ad alcune considerazioni di contesto e di natura forse più politica che spero comunque utile alla comprensione di questo atto legislativo e alla discussione che intorno ad essa si svilupperà.

Nelle sedute della 1° Comm.ne Integrata, oltre al confronto sulle singole poste di bilancio e sui singoli emendamenti, si sono svolte, com’è del tutto naturale, anche discussioni di carattere politico nelle quali, più volte si è sentito evocare o denunciare, l’esistenza di un supposto “pensiero unico” che condizionerebbe, in qualche modo, non solo il libero dispiegarsi della discussione ma anche la scelte fra le varie opzioni possibili.

In effetti, se dopo 5 anni di crisi, in presenza di una previsione di crescita del Pil nazionale, originariamente posta ad uno striminzito 0,8%, ridotta successivamente al 6% e ora, da stime Confindustria, ridotta ulteriormente allo 0,2% qualcuno pensasse ancora di poter chiedere al nostro Paese una ottusa politica di austerità e tagli generalizzati, ciò indurrebbe seriamente a ritenere che  il “pensiero unico” esista, e abbia  obnubilato la mente dell’opinione pubblica oltre che dei politici e dei burocrati fino al punto di far passare ricette economiche colpevoli di creare milioni di disoccupati e precari in Italia ed in Europa e, fino alla recente ripresa, anche negli Stati Uniti come “senso comune”, come pensiero prevalente, ufficiale, egemone, avrebbe detto Antonio Gramsci.

Ed in effetti,un “pensiero Unico” negativo e prevalente, di origine americana ultraconservatrice, avversa alle politiche sociali,accanitamente antiKeynesianociè stato, per anni trionfante e popolare e la crisi scoppiata nel 2008 è stata per troppo tempo trattata con un approccio condizionato da quella visione. 
Gli economisti che sin dall’origine di questa crisi hanno lanciato allarmi sulle politiche che negli Stati, le Istituzioni finanziarie Internazionali e le Banche Centrali stavano intraprendendo nel senso di un rientro traumatico dal debito, sono rimasti ai margini del dibattito. Premi Nobel come Paul Krugman,sono rimasti per anni inascoltati mentre i dati delle recessione hanno continuato ha annichilire valore e lavoro confermando mese dopo mese,anno dopo anno le loro previsioni.

Con un Euro che vale 1,37 dollari, le nostre imprese non riescono ad esportare in area dollaro e non riescono ad essere competitive qualunque sia la politica fiscale. 
Se il risparmio esistente e fluttuante nel mondo, preferisce il bene rifugio dei Bond Tedeschi anche a dispetto della mancata remunerazione per 2 o 3 anni,la collocazione del debito pubblico dei paesi più esposti è, ovviamente, più difficile è costosa.

Voglio credere che sia questo il “pensiero unico” evocato nelle nostre discussioni in Commissioni e comunque è questo, e solo questo, che ci deve preoccupare e con il quale ci dobbiamo misurare.

Ogni altro uso ed evocazione di tale concetto per una declinazione in chiave locale e di schieramento,risulta inesorabilmente stucchevole rispetto alla gravità dei problemi. 
Se c’è carenza di vero dibattito e confronto in una situazione politica connotata dal pieno vigore delle norme, delle regole e delle istituzioni che quel diritto al confronto tutelano, ciò può attribuirsi alla timidezza o alla relativa debolezza delle proposte alternative non solo alla tendenza alla sottomissione acritica alle tesi maggioritarie o peggio alla loro imposizione.

Ed una riflessione autocritica su come possa essere successo che la Sinistra abbia per decenni perso la sua battaglia culturale contro la deriva ultraliberista che ha ridotto il ruolo della politica e dello Stato, irriso all’eguaglianza e idealizzato il profitto di pochi, questo sì andrebbe svolto in profondità e senza indulgenza.Queste sono le nostre responsabilità, non l’anagrafe. Si legga, sul tema,l’ottimo Zizek di “in difesa della cause perse”, c’è materia di riflessione.

Ora negli Stati Uniti con Obama, ma anche forse per la prima volta in Europa con il piano, ancora molto al di sotto delle necessità, presentato dal nuovo Presidente Junker, e in   Italia con il Governo Renzi, contro quel pensiero unico si sta reagendo,si stanno ricreando degli anti corpi. 
In Europa siamo presenti, finalmente, con un Governo politico e non tecnico che ha avuto una legittimazione popolare forte ele esigenze del lavoro e della crescita sono state poste con forza e determinazione. Speriamo che tali battaglie siano sostenute trasversalmente dalle forze politiche Italiane.

Dunque, l’auspicio per noi tutti è di disporci positivamente e con coraggio ed autonomia di pensiero al nostro lavoro che in questo caso è il confronto con un documento che ci mette nelle condizioni di esprimerci su l’allocazione di risorse per volumi non banali e che contiene, a mio avviso, propostealtrettanto non banali e scontate. Un lavoro che potremo correggere e ulteriormente migliorare in aula.

Certo ci saremmo volentieri accontentati di un assestamento di dimensioni più modeste se avessimo potuto, come in passato, applicare,seppur con criteri prudenziali, l’Avanzo Presunto già in fase di approvazione del Bilancio di Previsione.

Certo i Comuni, se così fosse stato, sarebbero stati meno propensi ad accogliere l’ipotesi di accantonare per il 2015 ben 30 mln. diEuro di trasferimenti di loro competenza per l’anno in corso. 
Solo un pensiero“nichililista” oltre che unico, seppur ammantato di legalità ed autorevolezza può, in una fase come questa in cui abbiamo bisogno di opere, cantieri e servizi, attestare la nostra virtuosità in termini di posticipazione della spesa.

Eppure, e lo sappiamo tutti, sono regole che dobbiamo rispettare ed applicare in un processo di trasformazione che prevede per il futuro passaggi ancora più complessiin cui le nostre capacità di governare e di conquistare margini di discrezionalità, margini di POLITICA, saranno sempre più difficili.

Mi riferisco in particolare alle fasi che ci aspettano di armonizzazione e di pareggio di bilancio.
Ma è proprio su questo terreno di congiunzione fra obbiettivo politico e rispetto delle regole che ne determinano lo spazio, della necessità conseguente di una sempre maggior formazione ed aggiornamento- starei per dire professionalità – da parte degli eletti, che si gioca anche il ruolo del Consiglio Regionale.

Organo che deve sempre più saper valutare, come ci ha invitato a fare la Corte dei Conti e come   già da soli e con lucidità in un recente dibattito in aula avevamo stabilito, l’efficacia del nostro operare sul piano legislativo e quello della Giunta sul piano di Governo.

E in quest’ottica che anche il tema dei costi della politica trova una sua più dignitosa collocazione, fuori dal luogo comune (più che pensiero unico) e dalla gogna mediatica, per una doverosadiscussione sulla produttività, efficacia,qualità del lavoro politico e dei mezzi necessari al suo svolgimento.

Ricavare margini di politica significa, a livello di Bilancio, operare per abbassare progressivamente il grado di Rigidità della nostra spesa.

La Relazione di parificazione del rendiconto generale 2013 evidenzia le difficoltà dell’amministrare la Regione per il combinato disposto di elementi di incertezza ai fini della programmazione finanziaria legate alle scelte di politica nazionale da un lato, e di rigidità della spesa del bilancio Regionale, dall’altra. 

Il datodella rigidità della spesa effettiva, comprensivo della spesa sanitaria e del trasporto pubblico locale, si colloca nel 2013 al 86,52% a cui corrisponde una libera disponibilità delle risorse al momento previsionale al 13,48%.Capiamo da soli che se non equilibriamo questi dati non solo il ruolo del Consiglio ma anche quello della Giunta, potrebbe apparire in discussione. 

Ad aggravare le prospettive, altre indicazioni della Corte dei Conti, che invita ad accantonare ulteriori risorse, per elevare le  Riserve Tecniche a garanzia delle fidejussioni rilasciate a favore del sistemaeconomico Regionale, e dunque,per questa strada ad aggravarne il grado di rigidità o ,per converso,a limitare l’intervento pubblico sia sotto forma di garanzia che sotto forma di sottoscrizione di capitale di Rischio, riducendo, anche per questa seconda opzione, lo spazio alle scelte politiche riservate dal nostro ordinamento costituzionale al potere legislativo ed esecutivo.

E’ evidente, che se può essere legittimamente assente dalla riflessione della Corte dei Conti, ogni ragionamento circa gli obbiettivi politici di sostegno al sistema economico e sociale della Regione, risulta meno comprensibile, a mio avviso, la mancanza di ogni considerazione del costo, economico e finanziario, per la Regione e per lo Stato del persistere del ristagno economico con il conseguente inevitabile mancato introito fiscale.

O la valorizzazione del danno prodotto dalla mancata ricapitalizzazione di Medio Credito effettuata per rispondere alle richieste di Banca d’Italia, ai parametri richiesti da Basilea 2 e 3 e del conseguente declassamento di rating del nostro debito (di cui forse, allora sì, i politici sarebbero chiamati giustamente dalla stessa Corte a dover rispondere). 

Orbene, sostenere l’economia, le imprese, anche nelle situazioni di difficoltà con l’obiettivo del risanamento e del rilancioè doveroso,è l’anima dell’attività politica ed include inevitabilmente, per sua natura, ampi margini di incertezza e rischiosità nell’esito.
L’equivalente del rischio d’impresa nel privato. Irrinunciabile.

La buona fede, il rispetto delle procedure, la motivazione trasparente, coerente e razionale delle scelte effettuate in base ad un interesse generale chiaramente identificato, non il semplice risultato finale deve esserne il metro di giudizio se si vuole che la Politica possa liberamente svolgere il proprio compito assumendosi le proprie responsabilità ma senza essere intimidita e indebolita nelle proprie prerogative. 

Anche sui derivati finanziari, mi sarebbe piaciuto leggere qualche azione preventiva ad inizio 2000 piuttosto che conoscere tanti censori solo a fine percorso.

Di tutti i propri compiti e funzioniquesto documento si occupa e ne prevede, con coraggio e risolutezza, la messa in sicurezza allocando risorse ingenti soprattutto nel comparto economico e sanitario e operando con misure efficaci anche se di volume più contenuto negli altri campi.

E’ evidente però che ormai il Bilancio di Previsione e, a maggior ragione il suo assestamento in corso d’esercizio non rivestono più la centralità assoluta e pressoché’ esaustiva nella programmazione e attuazione della spesa che aveva un tempo.Altri strumenti e altri momenti vi concorrono. 

Abbiamo già ricordato la questione dell’applicazione dell’avanzo ma a tutti è altrettanto noto il doppio binario del Patto di Stabilità che ha momenti temporali e atti negoziali distinti e, purtuttavia, solo la sovrapposizione dei due elementi – risorse e spazi di spesa – produce l’effetto spesa e investimento.

Ugualmente non potremmo avere una visione completa delle risorse disponibili e delle scelte operate se non tenessimo conto dei documenti relativi alla programmazione europea 2014/2020 che mette a disposizione del nostro sistema economico sociale regionale risorse aggiuntive di importo complessivo molto rilevante. Ma la stessa attività legislativa ordinaria e di Riforma posta in essere da questa maggioranza opera con lungimiranza e coraggio nel contesto difficile in cui siamo inseriti anticipando, là dove possibile,contenuti innovativi che impattano direttamente o indirettamente sui conti e sulle risorse della Regione anche con norme squisitamente finanziarie.

E’ il caso del recente ddl. n. 53 recentemente approvato all’unanimità che contiene una importante norma che impatta positivamente rispetto al Patto di Stabilità sulle capacità d’investimento in opere pubbliche degli Enti Locali.

Lo stesso dicasi per Riforma Sanitaria ormai in procinto di essere portata all’attenzione dell’aula e che ridisegnerà la spesa sanitaria e sociale della Regione rendendola compatibile con i limiti di bilancio che abbiamo e avremo e più aderente alle dinamiche sanitarie e assistenziali della nostra popolazione. 
E’ il caso della nuova legge sulla Cultura anch’essa di prossimo esame che andrà a incidere significativamente sui margini di discrezione nell’assegnazione di contributi riservando alla Legge di Bilancio la definizione complessiva delle risorse destinate a tale finalità e sempre meno il dettaglio del suo utilizzo.

La discrezionalità politica che riteniamo giusto difendere, infatti, non dovrà, per quanto possibile, mai confondersi con i favoritismi anche quando beneficiari e finalità fossero più che degni.

Da questo punto di vista mi pare spuntata la polemica sulle poste puntuali provenienti da pulpiti che, non potendo rivendicare la propria purezza, cercano di mettere in forse quella altrui. Il “Così fan tutte” di Mozart da titolo dell’omonima opera buffa, diviene un tollerante invito ad abbassare la guardia nel nome del realismo e del…siam uomini di mondo, sappiamo come va.

Si, lo sappiamo anche noi, e non abbiamo alcuna presunzione di superiorità etica né attribuiamo a tale questione funzioni salvifiche. Semplicemente riteniamo che questi metodi, più facili, comodi e magari in certi casi anche inevitabili, vadano comunque tendenzialmente superati mediante una legislazione ed una regolamentazione di qualità, che li riduca ad eccezioni che devono essere sempre adeguatamente spiegati e motivati.Ovviamente gli obiettivi si indicano sin dall’inizio del percorso, si cerca di perseguirli con coerenza. Si raggiungonocon ragionevolezza nel tempo e con il lavoro.

Così come con il lavoro e con il tempo necessario si raggiungono altri obiettivi politici e programmatici. Mi riferisco, in particolare, al tema del così detto “salario minimo garantito” o “reddito di cittadinanza” che, da quanto letto sulla stampa, sarà portato all’attenzione dell’aula nel corso dei lavori.

Dall’incipit di questo mio intervento dovrebbe essere evidente che tale misura rientra a pieno titolo nellostrumentario utilizzabile da chi voglia, come il sottoscritto, ma credo anche questa maggioranza, liberarsi da quel “pensiero unico” che io definisco DI DESTRA che vede nei sacrifici del popolo e della povera gente, nella drastica riduzione del debito, della domanda e del lavoro, la chiave per uscire dalla crisi.

E mi fa piacere e anche un po’ nervoso che la Merkel, a dispetto del rigorismo imposto ai Greci, abbia previsto, accogliendo una richiesta in tal senso avanzata dalla SPD, l’introduzione di tale istitutonel limite di 8,50 euro l’ora a partire dal 2015.

Questa misura, o altre analoghe, non trova alcun ostacolo politico in questa Maggioranza ma, non posso non ricordare a me stesso e forse anche ai colleghi 5 Stelle, che la signora Merkel non è la governatrice di una Lander ma della Germania, che la struttura del nostro welfare e del nostro sistema di ammortizzatori sociali sono assai diversi da quello tedesco e soprattutto diverso è il livello della nostra economia e della nostra situazione di bilancio.

Quanto più utili e quanto più facili le riforme quando l’economia va bene e le risorse non mancano! E in quella fase la maggioranza di Centro Sinistra aveva per tempo operato in questo senso nella nostra Regione. Intuizione corretta e lungimirante cancellata con motivazioni che non è nemmeno il caso di riprendere.

Dirà la Giunta nel corso del dibattito le proprie intenzioni e valutazioni sul tema, io mi limito ad osservare che, a mio giudizio, un tale provvedimento non può essere incardinato su una legge di assestamento di bilancio. Non si può utilizzare per una norma che introduce una fonte di spesa strutturale,un documento che per sua natura opera per armonizzare previsioni e diponibilità nel corso di un esercizio finanziario.

Mi scuso con i colleghi se in una relazione già troppo lunga non ho illustrato in dettaglio le molte voci, le scelte politiche che meriterebbero invece di essere positivamente sottolineate. Sono certo che altri relatori di maggioranza non mancheranno a questo compito e salderanno queste carenze. 

Signor Presidente, signori colleghi, 

questo assestamento di bilancio si colloca coerentemente nella linea di governo di questa maggioranza, misurandosi senza cercare alibi con le difficoltà economiche del momento con le regole e i processi di trasformazione in corso. Lo fa con coraggio e nello stesso tempo con realismo continuando ad investire nell’economia nello sviluppo, nell’ambiente, nella formazione, nel sostegno alle famiglie, nella salute e nell’innovazione anche del nostro sistema istituzionale. 
Questa maggioranza non ha un pensiero unico. Cerca, si sforza, si impegna ad avere un PENSIERO FORTE.

Renzo Liva

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