LIVA: Relazione alla Legge di stabilità 2016

Pubblicato il lunedì 07 Dic 2015

Egregio Presidente, cari colleghi
Ci troviamo ad aprire il nostro confronto sulle previsioni e i programmi politico finanziari del triennio 2016/2018 in uno scenario mondiale caratterizzato da scenari di conflitto, da attentati terroristici di inaudita violenza e gravità, da azioni di guerra, da esodi di popolazioni in fuga dalla povertà e dalla violenza, da processi di sviluppo e di progresso che sembrano fermarsi anche in contesti geografici fino a tempi recentissimi dati in impetuosa crescita.
Lo stesso pianeta terra sembra manifestare con sempre maggior urgenza la propria fragilità ma i segnali di crisi ecologica, seppur evidenti e verificabili sul campo guardando l’ambiente che ci circonda, non appaiono però sufficienti da soli a determinare a livello mondiale le necessarie e urgenti e coordinate misure di riparazione e ripristino di condizioni sostenibili di vita e di sostentamento per la specie umana. Confidiamo in un buon esito della Conferenza sul clima a Parigi, ma le esperienze passate ci inducono a una ragionevole cautela in merito alle misure che potranno essere decise in tale vertice.
L’Europa in un contesto così difficile, stretta fra le sue miopi divisioni e ritardi nel processo di unificazione politica ed economica e nel ricostituirsi di un clima di sospetto se non di ostilità fra i Russia e Stati Uniti, non si staglia come un protagonista della storia ma purtroppo come uno delle chances, per il momento, mancate o non ancora compiutamente realizzate.
In uno scenario così denso di incognite e imprevedibile negli esiti, lo sviluppo economico, la ripresa degli investimenti, l’attivazione di possenti politiche di innovazione e uso di energie rinnovabili pur possibili sul piano tecnologico, scientifico e finanziario, pur così necessarie anche per aprire una vera fase di riequilibrio delle condizioni di vita e di più equa  distribuzione della ricchezza fra le nazioni e i popoli, certo non mitigata  da questi decenni di sviluppo capitalista (parola il cui uso è inversamente proporzionale alla sua forza di rappresentazione) liberista e di globalizzazione senza regole, in tale scenario, dicevo, le cose necessarie indispensabili, giuste e urgenti da fare diventano invece le più difficili, le meno probabili, le più sterilmente invocate.
La ripresa economica, l’uscita dalla grande crisi dell’ultimo decennio, l’apertura di un nuovo ciclo economico che assicuri lavoro e occupazione e risorse per sostenere i servizi sociali, il welfare che abbiamo inventato e realizzato in Europa, che induca i giovani ad essere ottimisti, sereni e a costruire relazioni familiari e progetti di vita, di studio e di lavoro, appare  dunque ancora lontana dal consolidarsi, e i segnali positivi (ottenuti peraltro con l’utilizzo di strumenti di intervento solo monetari) che pur si affacciano, sono contraddetti da altri di segno negativo che inducono ancora  a cautela, e rischiano di produrre il rinvio di decisioni di investimento e spesa e dunque riprodurre stagnazione.
In questo scenario non certo confortante, risuonano inevitabili come in tutti i periodi di crisi e di paura le invocazioni identitarie e lo sguardo di molti si volge all’indietro, alla storia, alle radici, al mito dell’isolamento e al “fasin di besoi” planetario.
L’unica identità che a mio avviso varrebbe la pena non perdere d’occhio è quella di specie. E’ evidente che quelli dell’ISIS hanno perduto anche questa.
Apparteniamo alla specie dell’homo sapiens che la scienza ci insegna non essere sempre esistita e che nulla ci induce a ritenere eterna. Una delle ragioni del suo successo biologico e stata la sua naturale socialità, l’acquisizione razionale che lo stare insieme e il costituirsi in nuclei sociali con regole via via sempre più evolute era uno strumento di selezione positivo rispetto a tutte le altre specie animali o umanoidi anche se dotate di maggior forza, aggressività ed armi naturali.
Siamo stati più forti perché abbiamo collaborato, perché abbiamo progettato, perché abbiamo comunicato, perché abbiamo imparato l’uno dall’altro, perché ci siamo mescolati, perché abbiamo creato dei valori simbolici comuni e universali.
Ma soprattutto perché sappiamo immaginare e abbiamo voluto realizzare i nostri sogni…dunque perché abbiamo creduto in noi stessi e nel futuro e perché abbiamo voluto sempre che i nostri figli e i nostri nipoti stessero meglio di noi.
Ora forse non è né utile né indispensabile, oltre che ipotizzabile, immaginare che i nostri figli abbiano ricchezze personali superiori alle nostre e che possano concedersi beni di consumo in misura superiore a quella che è toccata a noi, ma ci sono altri beni, quelli che Giorgio Ruffolo già molti anni fa chiamava “non posizionali” (La qualità sociale, Laterza 1985) o che oggi definiamo “beni comuni” o altri studiosi “ricchezza democratica” che rappresentano obbiettivi di crescita del livello di civiltà da assicurare ai nostri figli e nipoti intorno e sui quali si può e si deve immaginare e realizzare un futuro migliore.
 La Storia non è finita come prefigurava qualcuno con la caduta dell’impero Sovietico…anzi… continua a scorrere, fra declini e rinascite, fra paesi ricchi e paesi poverissimi, fra uomini e donne ricchissimi e disoccupati e reietti. Credere nelle capacità dell’uomo di poter far emergere il meglio di sé, di non far vincere il buio e la paura, ma la speranza e la razionalità e la fiducia, resta la grande missione delle Istituzioni Democratiche. Anche il nostro impegno politico in una piccolissima e finora, anche se con dure prove ed esperienze alle nostre spalle, fortunatissima regione del mondo deve avere un orizzonte adeguato e consapevole della Storia e del contesto in cui siamo inseriti.
Dunque questa apertura della relazione al bilancio, certamente inadeguata e troppo ambiziosa, al mondo e ai suoi problemi, ha lo scopo di inquadrare il nostro confronto nel contesto storico in cui si svolge e di adeguare i nostri toni e le valutazioni dei nostri programmi e delle risorse di cui disponiamo ai dati di riferimento con cui misurarci.
Da questo punto di vista non possiamo non nascondere una reale soddisfazione nel poter mettere a disposizione della nostra Regione, del sistema delle autonomie e dunque della nostra gente, pur in un contesto così incerto, un volume di risorse in aumento non solo termini di disponibilità anticipata rispetto ai tempi consueti dell’assestamento ma anche in termini assoluti. Siamo in grado di presentare una bella finanziaria, di rilancio e di sviluppo, con coperture adeguate in tutti i settori strategici che ci interessa presidiare:
–    Le entrate del “titolo primo” sono previste per il 2016 nella misura di 5.841,03 milioni di euro in aumento rispetto alle previsioni del 2015 di 88,3 milioni di euro e di ben 243 mln. se non considerassimo 155 mln. di un’entrata straordinaria relativa ad esercizi pregressi presente nel 2015. Le nostre attuali previsioni rispecchiano l’andamento crescente delle compartecipazioni ai tributi erariali delle previsioni 2015 e sulle stime di crescita economica del Governo.
–    Su un totale di entrate 2016 di 6.773 mln residuano a circa 3,7 mld quelle cosiddette manovrabili e di queste ben 2298,74 sono destinate al finanziamento ordinario del Servizio Sanitario Regionale. Dato che quando si parla di Specialità andrebbe tenuto ben presente.
Non solo le risorse in entrata si incrementano ma con questo bilancio in molti settori si stabilizzano dando certezza e capacità di programmazione in particolare al sistema delle Autonomie Locali che avranno la possibilità di approvare ad inizio anno i rispettivi bilanci conoscendo le risorse ormai definite se non per la parte riferita al Fondo perequativo che interverrà in misura differenziata ma incrementativa sulle risorse disponibili. Peraltro se è vero che interventi nazionali nella manovra di bilancio di soppressione di imposte comunali possono aprire qualche dubbio sull’entità e sui tempi dei trasferimenti sostitutivi (alle spalle però vi è ormai un’esperienza e un monitoraggio che dovrebbe azzerare i rischi di distorsioni passate) dall’altro tolgono ai Comuni l’alea della mancata riscossione per incapienza che ormai rappresenta percentuali tutt’altro che trascurabile delle entrate fiscali.
Nella discussione in prima commissione, che come sempre si è svolta con piena trasparenza e correttezza da parte di tutti, si è sentito definire l’attuale manovra, non criticabile nel misura delle risorse messe a disposizione e delle macroscelte in essa contenute, come una manovra poco audace.
Poiché non manca nulla e si riesce a coprire le esigenze meglio e di più di quanto non si sia fatto in passato allora la critica, legittima ma a mio avviso infondata, si sposta sul piano dell’audacia: manca la misura coraggiosa, la misura impopolare che serve come chiave di volta per uscire dal tunnel, misura coraggiosa che, ovviamente, il centro destra chiede al centro sinistra che governa perché quando è toccato a lui…le riforme coraggiose sono state fatte con effetto dalla prossima legislatura.
Questa maggioranza ha il coraggio e la consapevolezza della necessità di rischiare, di non stare fermi, di aggredire la crisi anche a costo di accelerare e commettere lungo la strada qualche errore che però si potrà correggere e la cui paura non ci può bloccare. L’abbiamo dimostrata nelle riforme già votate e in quelle importanti che saranno portate avanti durante il 2016 e in tutti i passaggi di programmazione finanziaria che ormai si articola in più documenti che vanno ad integrarsi e devono essere considerati in una valutazione complessiva dell’operato sin qui svolto.
Questa legge di stabilità va letta in particolare finanziariamente e strategicamente in connessione con la legge di assestamento 2015 e nell’assestamento bis di ottobre dove ulteriori 80 milioni di euro a utilizzo 2016 sono stati immediatamente impegnati in spesa sanitaria per 25 milioni (nuovi farmaci) e la differenza nei fondi di rotazione a favore del sistema economico delle imprese, dell’agricoltura dell’artigianato e del turismo.
Un impegno che comincia a dare i suoi frutti e pur senza alcun trionfalismo, i tempi rimangono duri ed incerti e la politica e l’intervento pubblico solo è uno dei fattori di gioco in campo, i segni di risveglio si cominciano a vedere e a misurare sia nella crescita del Pil Regionale che della redditività delle nostre aziende (complessivamente per le attività produttive si stanziano 34 mln. con questa manovra  a cui si aggiungono i 30 ca. ai Fondi Anticrisi con l’Assestamento Bis oltre al 1,8 mln accantonati per la prossima legge in materia di commercio e terziario), sia in termini di occupazione che di qualità dell’occupazione con risultati superiori al già soddisfacente dato medio nazionale relativamente ai nuovi contratti conseguenti al Job Act. Buone anche i risultati che si cominciano a ottenere dalle politiche attive del lavoro avviate dalla Regione e su cui a breve si relazionerà adeguatamente in un apposito convegno.
In una situazione psicologica nazionale che il Censis ci descrive ancora ripiegata su se stessa, lenta nel reagire alla crisi, la foto che noi presentiamo ai nostri cittadini e al paese è quella invece di una Regione che reagisce.
Questa reazione è accompagnata e sorretta da una politica Regionale coraggiosa ed attiva che sa assumersi le sue responsabilità e i rischi del cambiamento.
E’ per questo che abbiamo fatto una Riforma Sanitaria non di routine e che ora dobbiamo costruire giorno per giorno dando le risorse, correnti e di investimento – rispettivamente 2149 mln (ex 2117) e 20 mln di investimento (ex zero iniziale) – ma soprattutto – non nascondendo i problemi ma affrontandoli e prendendo le proprie decisioni, ovviamente assumendosene la responsabilità e le inevitabili critiche, senza cercare consensi a scapito della sicurezza  e basando le proprie scelte, anche dolorose come nel caso di Latisana, sulla base della forza dei numeri che sono fatti e non opinioni.  
Leggiamo con soddisfazione che il  nostro sistema scolastico ai vari livelli e  sotto vari profili presenta  performances europee, presentiamo un sistema economico e delle imprese vivo e capace di intercettare domanda estera, presentiamo una regione con rating elevato – stand alone superiore a quello dello Stato, solida finanziariamente, poco indebitata, con un welfare regionale che si sta ridisegnando con coraggio in rapporto alle dinamiche indotte dalla  crisi economica e alle nuove conseguenti necessità.
La Giunta e la maggioranza ha lavorato e sta lavorando sul tema di una nuova politica della casa quale asset anti crisi per l’incentivazione al settore edile ( 11,4 mln previsti in bilancio per il Fondo sociale, 6,5 a sostegno delle locazioni,3 mln per l’adeguamento degli alloggi Ater, 10 mln destinati al recupero del patrimonio esistente, 14 ml al F.do globale ed.res.le pubblica e 2al Fondo Globale interventi per il diritto alla casa) ma anche quale elemento costituente di un nuovo welfare regionale che si sta delineando  attorno alla scelta strategica dell’istituto del sostegno al reddito e di contrasto alla povertà che trova in questa legge di stabilità risorse aggiuntive per complessive 21 mln di euro e  una dotazione complessiva a disposizione di 31 mln. di euro che fa guardare con serenità alle migliaia di domande già pervenute sulla misura.
Nel comparto dell’istruzione e della ricerca investiamo 2,5 mln nella scuola dell’infanzia, 3,5 mln al diritto allo studio universitario e con 1,4 al fondo integrativo regionale degli assegni di studio. 4,2 mln.al sistema universitario e una nuova misura per 620 mila euro destinata a giovani ricercatori in materie umanistiche e sociali.
Sul lavoro che continua nonostante i segnali positivi ad essere un problema prioritario le politiche di contrasto alla disoccupazione potranno contare su 3 mln, 5 per i contratti di solidarietà difensivi e 3 sui cantieri di lavoro. 13 mln (ai quali si aggiungono i 36 mln del Fondo Sociale Europeo) a sostegno della Formazione primaria.
Risorse pari all’assestato 2015 o in incremento sono attribuite alle politiche sociali, alla difesa dell’ambiente, alle infrastrutture e alla mobilità, alle risorse agricole e forestali che in ottobre hanno potuto contare anche su 28 mln inerenti al consolidamento del Fondo di Rotazione per gli interventi nel settore agricolo.
Decisamente incrementata rispetto al recente passato anche la dotazione del comparto della cultura, dello sport e della solidarietà a cui sono complessivamente destinati circa 42 mln ma su cui in questa legislatura si è intervenuti anche significativamente sul piano normativo con leggi di settore ampiamente e trasversalmente condivise dall’aula.
Abbiamo una Regione con molte frecce al proprio arco per fare meglio e garantirsi, non solo e non tanto in virtù di codicilli normativi ma per risultati sul campo, un elevato grado di autonomia e specialità.
Abbiamo avuto l’audacia di interrompere e rinegoziare il patto Tremonti Tondo che aveva scadenza illimitata – “a neverending story” – e la negoziazione ha avuto i saldi positivi che ci hanno consentito di tenere l’anno che si sta per concludere e con audacia, avendo dato a quel patto delle scadenze di rinegoziazione, ci prepariamo a rinegoziarlo per migliorarlo ulteriormente avendo come biglietto da visita il percorso di riforme avviato e i risultati di solidità finanziaria attestati.
Non credo serva invece entrare nel merito dei confronti con la Sicilia…nel vecchio Testamento si legge che…il signore fa impazzire chi vuol perdere… l’unico imbarazzo è che il Presidente sia dei nostri ma, sempre in chiave Testamentaria… chi è senza peccato scagli la prima pietra….
Noi siamo certi che la nostra Specialità abbia buone ragioni per essere difesa non solo da noi ma dal Governo nazionale e che quello che si può fare in una piccola regione di confine di 1,2 mln di abitanti possa essere, senza regali e privilegi e concorrendo agli obbiettivi di finanza pubblica, ma solo concedendoci autonomia, responsabilità e le risorse correlate generate nel nostro territorio e dal nostro tessuto produttivo, utile all’intero Paese.  
Capiamo bene le esigenze di coordinamento e di direzione nazionale accentrata su tante materie, capiamo bene le esigenze e l’utilità di direttive uniche, di omogeneità di condizioni e di regole sul territorio nazionale in funzione di quella semplificazione normativa e regolamentare che tutti invocano ma che spesso poi si osteggia nei fatti. La competitività del sistema paese passa anche attraverso la semplificazione e la uniformità.
Ma dentro il grande progetto di innovazione istituzionale ed economica del Paese, dentro il disegno complessivo del suo efficientamento, il contributo Friulano vogliamo e possiamo darlo molto meglio in un quadro di autonomia, responsabilità, Specialità.
A questo contributo è chiamata la maggioranza di oggi ma anche l’opposizione di oggi, perché l’interesse è comune e gli obbiettivi anche. L’auspicio è che le diverse visioni di questa azione di difesa e rilancio della specialità non si tramutino mai in azioni o posizione di ostacolo non alla maggioranza ma all’obiettivo.
Ovviamente la rilevanza del ruolo svolto dalla Regione sul proprio territorio va valorizzato sempre e non solo quando appaia politicamente conveniente.
Vale quando si parla di sanità, credo debba valere anche quando si parla profughi e di confini.
Dobbiamo essere orgogliosi e fieri, con equilibrio e ragionevolezza, di arrangiarci fin che è possibile e opportuno da soli anche mettendo di fronte alle proprie responsabilità tutti i soggetti coinvolti e dunque, certo lo Stato, ma anche i Comuni, di ogni orientamento politico, chiamati a fare di più nell’accoglienza, nella ricerca e offerta di soluzione per affrontare le emergenze di arrivi e soste non facilmente prevedibili e sempre governabili. In questa legge di bilancio 2,7 mln sono stanziati a sostegno degli interventi in materia di immigrazione mediante il Fondo per l’Immigrazione.
Nessuno ha mai detto di no al presidio militare ai confini, tantomeno l’Assessore Torrenti che ha fatto poche settimane fa in Aula, una valutazione approfondita e scevra di ogni ideologismo sul problema basato sulla situazione del momento che, lo sappiamo tutti, è caratterizzata da elementi di forte variabilità ed incertezza. Nulla contro prima nulla contro ora, ma l’aiuto dell’esercito non esime tutti Regione, Comuni, associazioni e volontari a fare e dare al massimo il proprio contributo.
Richiamandoci ad interessi comuni si deve affrontare anche il tema della pratica attivazione delle UTI come previsto dalla legge di riforma degli Enti Locali e dalle norme finanziarie ad essa collegata. Noi vogliamo realizzare la Riforma.
Una riforma si può criticare, evidenziarne limiti e difetti, ma un’azione votata con cinismo al non fare, al restare fermi, a difendere campanili e municipi, mentre il mondo cambia e le esigenze di economie di scala, di coordinamento e competenze messe a fattor comune, aumenta di giorno in giorno su tutte materie, un’azione volta ad ostacolare ciò che si sa essere, al fondo, giusto e utile per tutti, sarebbe azione irresponsabile.
Noi vogliamo che questa riforma decolli perché è utile, indispensabile per i servizi da garantire alla nostra gente. Non siamo chiusi a modifiche a interventi legislativi che, fatti i doverosi approfondimenti sia tecnici che politici, ne agevolino in un clima più disteso l’avvio, sia per rispetto ai Comuni desiderosi di misurarsi con questa sfida sia verso chi ha motivi di contrasto attuale a questo percorso. Consideriamo nostro dovere ricercare sempre di migliorare strumentazione e i meccanismi di una Riforma che nasce da principi e da percorsi politici e partecipativi e da processi sociali in corso, ampiamente condivisi e utili.
Il sistema delle Autonomia Locali in tutte le sue articolazioni e rappresentanze è sempre stato oggetto di attenzione, rispetto e valorizzazione da parte di questa maggioranza. Le misure continue di manutenzione da parte dell’assessore sia sul piano delle risorse, che delle norme, che della gestione degli spazi finanziari, che di flessibilità per l’esecuzione delle opere pubbliche, accanto alla riforma del Cal, ne sono testimonianza.
Ciò è dovuto agli Amministratori Locali che si assumono responsabilità e carichi di lavoro spesso gravosi e continuamente in aumento nell’interesse della propria comunità e territorio. Ad essi si chiede molto e si chiede anche la generosità nel concorrere alla soluzione di problemi imponenti che investono anche la nostra regione come nel caso degli immigrati.
La riforme delle Unioni è il nuovo orizzonte, la dimensione ottimale per continuare a fare bene e con maggiori garanzie e tutele personali di ordine tecnico giuridico, di risorse finanziarie e umane il proprio dovere e la propria appassionata tutela del proprio territorio. Non vi è chiesto di aiutare questa maggioranza, ma una riforma che ammoderna, adegua, razionalizza il vostro lavoro e ruolo di Sindaci e di rappresentanti di Comunità che si intende valorizzare.
Il volume dei trasferimenti, peraltro definiti con criteri condivisi nella precedente legge di riforma della finanza locale la Lr 18/2015 assegnano 433 mln di euro per il prossimo triennio sulla base delle quote fissate per legge di compartecipazione ai tributi erariali. Stiamo gradualmente raggiungendo risultati di stabilizzazione nel flusso delle risorse richiesto da anni e tutto ciò nell’ambito di un ciclo economico negativo che dura da quasi un decennio. Talvolta dovremmo essere più consapevoli e orgogliosi dei risultati che si raggiungano e che nel brevissimo hanno un nome e una sigla ma che subito diventano di tutti e il punto di partenza del lavoro futuro di qualunque governo.
Dicevo all’inizio che noi siamo soddisfatti della Legge di Stabilità che siamo in grado di presentare ai nostri concittadini per il 2016. E’ frutto di tanto lavoro, del combinato disposto di norme di contabilità che si modificano in ragione degli obiettivi di “armonizzazione” e di “ pareggio di Bilancio” ma anche di previsioni di crescita del paese su cui  l’instabilità mondiale può incidere negativamente ma che non trovano l’Italia e il Friuli Venezia Giulia fra i più esposti, ma anche dei risparmi di spesa operati in questi anni a cui abbiamo concorso significativamente anche come organo consiliare, come gruppi politici e come consiglieri rinunciando in un’ottica di risparmio a benefit del passato. Questa azione di contenimento dei costi della struttura deve essere perseguita con razionalità, valorizzando gli strumenti di lavoro dei consiglieri, con senso della misura e difesa del prestigio dell’Istituzione e dei suoi membri.
Vorrei concludere questa relazione che preannuncia un convinto sostegno da parte del gruppo del Pd che vi trova espressi tutti i punti salienti e qualificanti del proprio programma e anche del proprio sistema valoriale, con due riferimenti che ho tratto dalla stampa nazionale di queste settimana. Spunti che mi hanno fatto riflettere e che mi piace riproporre.
Il primo l’ho tratto dal Corriere della Sera del 29 novembre 2015 che dedica un’intera pagine culturale dal titolo “Testimoni di Pietra” alla mostra da Dicembre ad Aquileia di alcuni tesori del museo tunisino del Bardo colpito dall’attentato del Fondamentalismo Islamico
Un omaggio al coraggio della giovane nazione Tunisina e al suo importante museo archeologico ma anche all’intelligente scelta della Fondazione Aquileia di collegare quella realtà museale e le vicende di questi tempi, alla storia di scambi e di convivenza interreligiosa nella grande città dell’impero Romano che fu appunto Aquileia.
Il secondo spunto è ancora più recente e l’ho tratto dalla consueta critica ai nuovi libri in uscita condotta da Corrado Augias sul Venerdì di Repubblica. Sul numero del 4 dicembre, recensendo i due nuovi romanzi di Maurensig e Pressburger: due romanzi inquieti che sanno di Mitteleuropa, Augias scrive “…vive in quel Friuli che a me pare la nostra più affascinante regione nel suo misto di caratteri, dialetti e paesaggi”.
Forse avrebbe dovuto scrivere, Lingue, ma…….credo che abbiamo mille motivi per essere contenti ed orgogliosi di  essere di questa Regione. Facciamo che il nostro lavoro di questi giorni sia, per schiettezza e impegno, un confronto di livello.
Renzo Liva

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