COSOLINI: Relazione di minoranza al Documento di Economia e Finanza Regionale 2020

Pubblicato il giovedì 18 Lug 2019

Relazione di minoranza al Documento di Economia e Finanza Regionale 2020
 
Il Documento di Economia e Finanza Regionale 2020 presentato dalla Giunta regionale in concomitanza del DdL n. 55 e che quindi viene discusso in questa sessione del Consiglio, ricalca a grandi linee la precedente versione con alcuni aggiustamenti e modifiche su pochi settori.
Se nella relazione di minoranza alla precedente versione avevo evidenziato come i contenuti fossero praticamente la continuazione di quanto già programmato dalla Giunta Serracchiani, con una perciò evidente incoerenza tra quanto denunciato e annunciato in campagna elettorale e quanto invece presentato nel principale documento di programmazione, in questa sede non posso che confermare quanto già detto e scritto.
Nonostante sia passato più di un anno dall’insediamento di questa Giunta regionale, il DEFR invece che il massimo strumento per declinare una visione e una strategia che poi guidi l’azione quotidiana di questa maggioranza, pare un documento che definirei “sopportato” perché obbligatorio per legge, dal Presidente e in particolare dagli Assessori.
Infatti, in sede di prima commissione integrata abbiamo espresso voto contrario al Documento se non altro per il fatto che la quasi totalità della Giunta non si è nemmeno preoccupata di illustrarne le parti di rispettiva competenza. A ciò aggiungo che riteniamo questo DEFR un documento politicamente poco o nulla significativo. Espressione lampante di un modo sbagliato di intendere le istituzioni e le loro regole di funzionamento.
Fra i tanti casi di disattenzione, da cui emerge uno scollamento fra versioni precedenti del testo e azioni che sono intervenute, si può ad esempio evidenziare come il DEFR, nella parte dedicata all’edilizia scolastica, preveda ancora in questo testo l’accensione di un mutuo con provvigione della Banca Europea degli Investimenti. Peccato che in commissione l’Assessore alle infrastrutture, rispondendo a una precisa domanda, ci ha detto che il mutuo BEI è stato sottoscritto, ma che quella provvista non finanzierà l’edilizia scolastica.
Dopo un anno era lecito attendersi almeno un tratteggio chiaro delle riforme più e più volte annunciate sugli enti locali, sulla scuola cosiddetta regionale, sul sostegno al sistema imprenditoriale, sul rilancio del turismo, sulla svolta nel settore della cultura…
Nulla di tutto ciò, anzi, accanto alla solita scontata fotografia dell’esistente (addirittura con dati non aggiornati e risalenti ancora al 2017), dello stato dell’economia e della società regionali che ancora una volta smentisce l’evocato “periodo delle cavallette” sotto la guida Serracchiani, si rileva una stesura notarile, probabilmente ad opera degli uffici, senza novità sostanziali.
Anche le parole usate sono molto significative della modalità operativa attuata nel concreto al di là delle enunciazioni e delle dirette facebook; l’utilizzo abbondante dei verbi “proseguire” e “continuare” induce a pensare che tutto sommato quanto programmato e realizzato in precedenza non sia da buttare, anzi, rappresenti una fortunata eredità sulla quale poggiare la propria azione amministrativa.
A partire dalla programmazione per il sostegno al sistema imprenditoriale regionale, dove si prevede la naturale evoluzione e implementazione del “Rilancimpresa”, per non parlare del settore turismo dove si elogiano i risultati ottenuti nel corso 2018 (certo non merito di chi ha iniziato a governare nell’estate dello scorso anno…).
Del resto anche sulla sanità abbiamo letto il Vicepresidente esprimere soddisfazione per i risultati dello studio CREA sul nostro sistema sanitario relativo al 2018 che certo non può essere risultato del primo intervento legislativo di questa Giunta, che è molto parziale e in ogni caso viene approvato a fine 2018.
Anche in ambito culturale non vi sono sostanziali novità. Viene confermata la centralità dell’ERPAC che si pone oggi come unico punto di riferimento strategico della Regione per l’esercizio integrato delle funzioni di catalogazione, conservazione, restauro, gestione, valorizzazione e promozione del patrimonio culturale presente nel territorio. L’ERPAC va ricordato che è stato inoltre individuato dalla legge istitutiva nella scorsa legislatura anche come soggetto preposto alla gestione e amministrazione dei musei di proprietà della Regione o comunque rientranti nella sua disponibilità, degli archivi storici e delle biblioteche di competenza regionale.
Relativamente al comparto del turismo, il DEFR 2020 evidenzia la realizzazione del nuovo Piano strategico del Turismo 2019-2023, con palese ritardo del cronoprogramma nella sua realizzazione.
Come era logico aspettarsi si prevede il miglioramento dell’offerta dei poli sciistici regionali, dove si curerà l’integrazione della località di Sappada nel sistema FVG, mediante l’ampliamento e la riqualificazione di strutture ricettive e la realizzazione di piste più moderne e sistemi di lettura più intelligente degli ski pass.
Per concludere su questo aspetto è evidente come in economia, cultura e ad esempio nella parte dedicata all’ambiente, ci si trovi in una situazione di totale continuità. Sull’ambiente vale la pena di evidenziare qui, e ancora una volta, come ad esempio non vi sia alcuna corrispondenza tra annunci dell’Assessore relativi alla procedura di chiusura dell’area a caldo della ferriera di Trieste e le attività dell’amministrazione programmate nel DEFR, dove nulla di ciò che viene annunciato appare, e vengono invece riproposte le medesime azioni della Giunta Serracchiani.
Le poche ma evidenti le discontinuità introdotte dalla Giunta Fedriga, peraltro già emerse in modo eclatante e con toni provocatori sui media e sui social, riguardano soprattutto l’impostazione data al tema dell’immigrazione, la ventilata reintroduzione di un cosiddetto ente di area vasta di natura elettiva, molto simile alle vecchie province, che necessita di un percorso complesso dal punto di vista costituzionale, e i caratteri non definiti della previsione di “scuola regionalizzata”.
La lettura del documento ci propone quindi una sorta di continuazione per inerzia lungo le direttrici segnate dalla Giunta precedente senza esercitare una propria capacità di indirizzo di governo, quasi cullandosi del lavoro già svolto e dei risultati pertanto attesi, e, anzi, cercando di appropriarsi di meriti inaspettati che altro non sono che naturali ricadute a distanza dell’azione di governo regionale degli anni precedenti. 
In fin dei conti non siamo ancora di fronte al passaggio naturale da forza di rottura e distruzione a quella di costruzione e determinazione che dovrebbe caratterizzare ogni nuova forza di governo. Si prosegue insomma in una sorta di indeterminatezza di indirizzi di scelte strategiche, che larvatamente ammiccano a qualcosa senza però declinarne obiettivi e programmazione realistica.
In tal senso è rivelatrice la missione riguardante le autonomie locali dove ancora non appaiono linee di un disegno di riforma, anzi, è talmente volutamente vago che dubitiamo della reale volontà di produrre una riforma che abbia un senso.
Nel disegno di legge sull’assestamento abbiamo assistito alla elargizione di fondi agli enti locali all’insegna del motto “libertà ai comuni” quasi fosse una rivoluzione copernicana. In realtà si tratta solo di una finta libertà di azione perché non aiuta a risolvere i problemi strutturali del sistema, scoraggia di fatto forme di collaborazione di aree omogenee e incentivando l’operare in maniera individuale. Continuiamo a ribadire perciò che l’aver destrutturato il sistema tanto contestato delle UTI senza contemporaneamente aver disegnato un sistema alternativo porterà esiti negativi per la vita delle comunità locali.
Per quanto attiene infine al comparto della Salute e del sociale, anche a seguito delle esternazioni ascoltate in sede di parifica del Rendiconto 2018, sia quelle della Corte sia quelle del Presidente della Regione, siamo sempre più convinti della positività della riforma del 2014 che, con tutte le difficoltà e i ritardi nella sua attuazione, permette oggi di affrontare con molto meno affanno le nuove sfide e le esigenze di cambiamento che si pongono inevitabilmente. Se Fedriga può vantarsi a torto o a ragione dei risultati e dei miglioramenti del comparto regionale della sanità avuti nel 2018, ciò è dovuto a quanto di buono qualcun altro ha fatto qualche anno fa.
Anche qui vorremmo capire come, dopo il parziale intervento di fine 2018, si intenda andare avanti. Forse la sede più consona dovrebbe proprio essere questo Documento, indicando una strategia complessiva prima che emendamenti all’ultimo momento, in una legge che parla d’altro, chiudano un punto nascita e ne aprano un altro; o prima di veder prefigurare, rispondendo a un’interrogazione, l’affondamento di uno strumento per la medicina di gruppo, ovvero il CAP, senza delineare modelli sostitutivi o alternativi.
Ragioni di metodo, ampiamente illustrate, unitamente perciò alla pochezza del contenuto, ci portano a concludere che questo documento è piuttosto lontano dal suo significato di indirizzo per la programmazione, e come tale certo non può essere valutato positivamente.
 
 
Roberto Cosolini

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