COSOLINI: Relazione di minoranza al Documento di economia e finanza regionale 2019

Pubblicato il mercoledì 18 Lug 2018

Relazione di minoranza al Documento di economia e finanza regionale 2019
 
Nel presentare a nome del Gruppo del Partito Democratico la relazione di minoranza sul DEFR 2019 non posso, in premessa, che osservare come sarebbe stato lecito attendersi da questo documento di programmazione una prima significativa traduzione in indicazioni di azioni legislative e amministrative della strategia del governo Fedriga.
Se è passato poco tempo dall’insediamento è pur vero che questo documento traccia le linee di attività per il 2019, ovvero per il primo dei quattro anni pieni di mandato. Ed è vero, aggiungo, che le grandi riforme si varano solitamente nei primi anni di governo per consentirne avvio, sperimentazione e metabolizzazione.
Ci attendevamo allora di più dal DEFR, che è un documento direi invece di routine, dove si vede in larga mano il tratto degli uffici, che fotografano lo stato dei progetti e delle azioni e ne definiscono la prosecuzione, e solo qui e là si vede la politica.
Il primo risultato è che questo documento contraddice in pieno i contenuti aspri e demolitori della campagna elettorale del centrodestra, quasi che implicitamente dicesse “abbiamo scherzato, serviva per alimentare rabbia, cavalcarla e cogliere voti”.
Prendiamo ad esempio il quadro delle tendenze macroeconomiche, distanti anni luce dal disastro economico, occupazionale e sociale che avevate attribuito in larga misura al Governo Serracchiani. Oggi ci delineate una Regione con punti significativi di tenuta e di ripresa, che certo non ha superato tutti i problemi ma che purtuttavia è vitale e, cosa più significativa ancora, in molti passaggi poi ciò appare anche effetto proprio di quelle politiche su cui avete espresso un giudizio così liquidatorio. Il risultato si traduce conseguentemente, e coerentemente con la premessa di metodo ma incoerentemente con i vostri slogan, in larghissimi tratti di continuità dell’azione che caratterizza in tanta parte le diverse missioni trattate, su cui non mi soffermerò puntualmente perché bene potranno farlo anche per competenze ed esperienze pregresse o per impegno nelle diverse commissioni i miei colleghi di Gruppo nella discussione.
L’utilizzo massiccio dei verbi “proseguire” e “continuare” induce comunque a concludere con una battuta, un po' provocatoria, che per larghi versi nel 2019 continuerà il… Governo Serracchiani!
Si prosegue insomma lungo un binario che tiene assieme indeterminatezza di indirizzi di scelte strategiche, che fa pensare che non vi siate ancora abituati al passaggio dalla funzione di contrasto, redditizia in tempi difficili e di tensione, a quella della responsabilità delle strategie e delle scelte; una continuità nell’esplicarsi di molte missioni che conferma la bontà di tante scelte fatte e che oggi avete l’opportunità di gestire ricavandone anzi i benefici dal punto di vista del risultato politico, e alcune spallate, dal sapore ideologico, necessarie per dimostrare alla parte più radicale del vostro elettorato che… la musica cambia. Se poi cambierà, e cambierà in meglio, è tutto da vedere.
Indeterminato e generico il capitolo riguardante il sistema delle autonomie locali, che conferma quando già detto a proposito dell’assestamento, ovvero che siamo in presenza di una dichiarata volontà di destrutturare il sistema delle UTI, anzi di una destrutturazione già in corso, ma senza idee sul futuro su cui si possa aprire una discussione.
A tale proposito vale la pena di evidenziare come l’utilizzo della premialità, censurato come strumento di avvio delle UTI al punto di varare discutibili manovre “risarcitorie” verso gli altri Comuni, piaccia invece all’Assessore e alla Giunta per i Comuni che elevano il rapporto fra operatori di PL e numero di abitanti: lo cito per due ragioni, la prima perché se usciamo dalla demagogia vedremo che gli standard di sicurezza si misurano con altri parametri rispetto a questo rapporto ( professionalità, integrazione con altri servizi, collaborazione con le forze dell’ordine, tecnologie ecc..), e la seconda perché volendo rimanere sui parametri numerici ci sono molte altre figure professionali nei Comuni con cui si misura l’impegno per la qualità della coesione sociale: educatori, assistenti sociali, personale dedito alle persone non autosufficienti ad esempio, e potrei continuare.
Se appare chiara la volontà di continuità in molti settori, non ascrivibile esclusivamente alla stesura di buon senso degli uffici, se è vero che diversi assessori l’hanno richiamata intervenendo in Commissione, vi sono peraltro alcuni titoli su cui registriamo posizioni incoerenti e su cui capire la direzione di marcia di chi governa è assolutamente necessario. Fra le tante ne cito solo tre, alquanto significative:
1) è apprezzabile il realismo con cui (pag. 53 del documento) si affronta il tema dell’infrastruttura ferroviaria per l’ammodernamento e la velocizzazione e del resto il DEFR non fa alcun riferimento al rilancio dell’alta velocità, cui hanno fatto cenno il Presidente Fedriga nelle dichiarazioni programmatiche e l’Assessore Pizzimenti in Commissione. Ma allora chiariamo se quelle sulla AV sono battute estemporanee e se la strategia è quella realistica e ragionevole di potenziamento della capacità del sistema e della velocizzazione raggiungibile sulla Trieste /Venezia, o se c’è altro, magari nei prossimi mesi o nel DEFR triennale;
2) sulla Ferriera appare sempre più probabile che si ripeta quanto visto nel 2016 dopo le elezioni comunali di Trieste: grandi proclami elettorali prima, qualche tavolo con gli ambientalisti poi, ma nessuna svolta. Al di là dei punti di vista sulla possibilità di far convivere lo stabilimento, con gli interventi migliorativi fatti e quelli da compiere, con il contesto urbano circostante, questa sembra la stessa situazione con l’unica differenza rispetto al 2016 che non ci sarà più una Regione cui dare la responsabilità;
3) come abbiamo visto anche nel DDL 5, sulla portualità c’è qualche turbolenza sul percorso di integrazione strategica nell’Autorità di Sistema Portuale, che ci auguriamo venga invece con forza ribadito dal Presidente Fedriga.
Di forte sapore ideologico invece appare l’impostazione data al tema dell’immigrazione:
– si mette al centro il contrasto alla clandestinità, ma la realtà è che buona parte dei flussi non appartengono a questa categoria e perciò vanno gestiti fuori da questa parola d’ordine;
– si vuole avviare la demolizione dell’accoglienza diffusa (vedi anche quanto inserito all’art.10 commi 31/34 del DDL5) senza una oggettiva valutazione dell’impatto e senza idee vere di gestione del fenomeno dei richiedenti asilo;
– si penalizzano i Comuni che si sono fatti carico dell’integrazione attraverso i programmi SPRAR;
– si enfatizzano i rimpatri assistiti che difficilmente potranno dare un’efficacia effettiva in numero consistente di casi;
– si modifica in parte la modalità di finanziamento dei MSNA per la parte riguardante il completamento del percorso formativo una volta maggiorenni, completamento che come si sa porta spesso ad un inserimento nel nostro mercato del lavoro in posizioni altrimenti difficilmente recuperabili.
Vedremo dalle scelte in materia di risorse per finanziare la Legge sull’Immigrazione se questa scelta avrà o meno carattere punitivo. Ciò che manca è l’idea che al di là dei clandestini o dei richiedenti asilo, che sono comunque categorie distinte, la nostra società regionale ha una presenza significativa di persone provenienti dall’estero, che fanno parte del suo tessuto sociale, contribuiscono al suo vivere e che l’integrazione è un valore e non un problema da rimuovere.
Sulla Sanità siamo anche lontani dal “è tutto da ribaltare e rifare”: tanta continuità, alcuni temi su cui avviare un confronto con l’attesa di capire se sarà effettivamente possibile un dialogo senza pregiudizi e senza forzature al quale ribadiamo la piena disponibilità se accantonerete responsabilmente l’armamentario elettorale.
I colleghi comunque interverranno su diversi aspetti indicati nelle 19 missioni del capitolo sulle politiche regionali per il 2019. La considerazione di sintesi è che il Documento appare molto lontano da quello che è il suo significato di indirizzo per la programmazione e perciò non può essere valutato positivamente. Vedremo se da qui alla Nota di Aggiornamento che andrà presentata dalla Giunta al Consiglio entro il 15 novembre si vedrà qualcosa di più.
 
Roberto Cosolini
 

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