RELAZIONE DDL 22 <<Norme in materia di riassetto istituzionale delle ATER e principi in materia di politiche abitative>>
Signor Presidente, egregi Colleghi,
“Il diritto all'abitazione rientra fra i requisiti essenziali caratterizzanti la socialità cui si conforma lo Stato democratico voluto dalla Costituzione […]. Creare le condizioni minime di uno Stato sociale, concorrere a garantire al maggior numero di cittadini possibile un fondamentale diritto sociale, quale quello all'abitazione, contribuire a che la vita di ogni persona rifletta ogni giorno e sotto ogni aspetto l'immagine universale della dignità umana, sono compiti cui lo Stato non può abdicare in nessun caso”. Con queste parole si esprimeva la Corte Costituzionale nella sentenza n. 217 del 1988, riconoscendo al bene “casa” una fondamentale centralità per la struttura sociale del nostro Stato.
La Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia accoglie nei suoi testi di legge diverse disposizioni a tutela di questo diritto, in particolare la Legge regionale 24/1999 disciplina l'ordinamento delle Aziende territoriali per l'edilizia residenziale, enti pubblici economici ai quali è affidato il compito di organizzare, gestire ed ampliare l'offerta di edilizia e l'accesso ad un'abitazione. La Legge regionale 6/2003 chiarisce quali siano le tipologie di intervento che la Regione promuove nel settore dell'edilizia residenziale, sottolineando anche come la Regione sostenga l'acquisizione della prima casa.
Negli ultimi anni le mutate condizioni sociali ed economiche hanno determinato una cambiamento delle condizioni e dei modi mediante i quali il bisogno “casa” può essere soddisfatto. La precarietà e la riduzione generale del reddito, e le crescenti difficoltà nell’accesso al credito per l’acquisto di un’abitazione hanno portato le famiglie di questa Regione, così proverbialmente legate al “mattone” ed alla casa di proprietà, a scegliere per necessità l’opzione dell’affitto. Questo dato si può evincere facilmente, oltre che dai dati ISTAT, dal crollo delle domande per il contributo all’acquisto della prima casa e dall’aumento delle richieste di accesso ai fondi relativi agli “affitti onerosi” di cui alla L. 431/98. Inoltre, l'allungarsi delle liste di attesa per le graduatorie ATER indica un significativo aumento della fascia di popolazione a cui le abitazioni a libero mercato, per motivi di reddito, sono diventate inaccessibili.
E’ per questo indispensabile che la Regione si doti di una visione organica sul tema “casa” a 360 gradi, esercitando fino in fondo la sua funzione di raccordo tra le diverse direzioni che insistono sull’argomento (edilizia e sociale in primis). Inoltre, è impossibile pensare che una politica complessiva sulla casa prescinda da un forte coordinamento degli interventi con le funzioni svolte dagli enti locali, in particolare dai Comuni associati negli ambiti socio assistenziali.
E’ utile ricordare poi che la Regione ha tra i suoi compiti fondamentali la ricerca di efficacia nei propri interventi e di efficienza delle proprie strutture organizzative. Pare opportuno quindi mirare al potenziamento dei servizi agli utenti mediante economie ricavate con una governance ed una organizzazione meno costose.
Con il DDL 22 qui in esame, presentato dalla Giunta regionale, si vuole avviare un percorso che tenga conto di come i fabbisogni abitativi degli ultimi anni si siano evoluti anche a causa della crisi finanziaria, e che fornisca risposte nuove per dare soluzioni migliori ai bisogni della collettività sul più ampio tema della casa e dell'abitare. Rispetto a questo si è voluto, in particolare con gli artt. 2 e 3, ridare alla Regione un forte ruolo di indirizzo e coordinamento degli interventi nel settore delle politiche abitative, con l'istituzione della Commissione regionale per le politiche socio-abitative. Tale Commissione sarà costituita da: gli Assessori competenti in materia di edilizia e in materia di sicurezza sociale, assieme ai funzionari degli omologhi servizi degli assessorati, per garantire il ruolo di guida e di coordinamento delle normative da parte della Regione; dal Presidente della Commissione Permanente del Consiglio Regionale competente per materia di edilizia, per il collegamento con la funzione legislativa della Regione; e da cinque rappresentanti dei Comuni indicati dalla Conferenza permanente per la programmazione sanitaria, sociale e sociosanitaria regionale, quali raccordo con gli enti territoriali in funzione dell'integrazione delle politiche regionali con le politiche di intervento sociale dei Comuni.
Oltre ad elaborare le linee di indirizzo sul settore, questa Commissione avrà il ruolo di portare a compimento un’armonizzazione ed un ammodernamento della normativa in materia attraverso l’elaborazione di un Testo unico.
Inoltre il DDL 22 fornisce alcune prime indicazioni sul riassetto istituzionale delle ATER, propedeutiche ad una riforma complessiva da realizzare a regime. In tale contesto viene definito quello delle ATER come un “sistema unitario” verso il quale tendere con un piano di convergenza supportato da convenzioni obbligatorie.
Si ritiene apprezzabile e di notevole importanza che anche questa norma, seppure di carattere propedeutico e transitorio, abbia percorso un iter autonomo che ne consentisse un approfondimento in Commissione. Questo a sottolineare come i temi della casa e dell'edilizia residenziale siano considerati importantissimi da questa maggioranza: c'è necessità di dare risposte chiare ed efficaci alle migliaia di attuali inquilini del servizio di edilizia pubblica, così come di dare risposte altrettanto chiare a chi richiede che il proprio diritto sociale ad avere una casa, come sottolineato in apertura, venga rispettato.
Nella Finanziaria 2013 (Legge regionale 27/2012) veniva prevista la soppressione delle cinque ATER regionali, attraverso la fusione per incorporazione nell’ATER di Trieste in un unico ente e l'abrogazione della Legge regionale 24/1999. Tale fusione sarebbe dovuta avvenire in base ad un piano, esteso dalle ATER stesse e sottoposto a parere giuntale, nel quale si enunciava l'accorpamento di funzioni omogenee delle diverse ATER. La nuova governance sarebbe dovuta partire a regime con l'inizio del 2014.
Lo studio del piano di fusione proposto dalle ATER ha evidenziato come le tempistiche prospettate disattendessero nei fatti quanto annunciato e richiesto nella Finanziaria 2013, poiché prevedeva prospettive di unificazione che si estendevano sino a fine 2016. Similmente dimostrava come le tempistiche previste in Finanziaria 2013 fossero fondamentalmente insostenibili. Inoltre palesava alcune grosse carenze, come la costituzione di un Consiglio di Amministrazione difforme dalle prescrizioni di legge per numero di membri ed alternanza di genere (rilievo formulato anche dalla Corte dei Conti Sezione del Friuli Venezia Giulia nel giudizio di parificazione del rendiconto del bilancio regionale 2012), la prospettiva di ricavare economie di sistema puntando prevalentemente sui pensionamenti e le fuoriuscite volontarie non sostituite, lasciando quasi intatta la struttura organizzativa, e la fusione a freddo di servizi senza un reale percorso di integrazione.
Tutto ciò osservato la Giunta ha ritenuto di dare parere negativo al piano, e di proporre un percorso differente che partisse dalla progressiva unificazione dei servizi generali per giungere solo in seguito ad una modifica della governance del sistema. Questo piano di convergenza, proposto nell'art. 4, prevede un reale contenimento della spesa mediante una progressiva integrazione dei servizi generali e la stipula di convenzioni obbligatorie per la gestione delle funzioni e dei servizi unificati.
Per quanto riguarda il riassetto istituzionale delle ATER, si ritiene di proporre con il presente DDL un regime transitorio mediante l'eliminazione del Consiglio di amministrazione composto da 10 membri, e la sostituzione con un Amministratore unico per ciascuna delle 5 ATER, con le funzioni che prima competevano ai CDA e ai Presidenti. Inoltre i cinque Collegi sindacali vengono sostituiti da un unico Collegio dei revisori, composto da tre componenti, per tutte le cinque ATER.
In conclusione, confidando nel parere favorevole del Consiglio, segnalo come la discussione in Commissione, e l’intervento dei portatori d’interesse in audizione, abbia arricchito l’approfondimento sul testo, permettendo il confronto sulle più generali tematiche dell’abitare in Regione. E’ stata da tutti segnalata la necessità di affrontare con partecipazione e tempestività quella che sempre più si sta delineando come un’emergenza, ovvero il garantire il diritto all’accesso alla casa per le persone nella nostra Regione. Si coglie con favore ed attenzione il coincidente interesse ad evolvere il sistema, pur con sfumature diverse sulle soluzioni prospettate, manifestato da tutti i commissari e dai portatori di interesse in audizione.
Si coglie pertanto l’importanza di questo percorso, che può costituire una più ampia opportunità per promuovere equità, solidarietà e soprattutto coesione sociale.
Vittorino BOEM
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