Dossier Tuttoscuola “Sei idee per rilanciare la scuola e contribuire alla crescita del paese”

Pubblicato il mercoledì 04 Set 2013

Un documento per aprire la discussione su questo importante settore

Sul sito di Tuttoscuola, operativa da quasi quaranta anni come testata italiana di informazione scolastica, impegnata nell’analisi dei fenomeni e delle trasformazioni del vasto mondo dell’educazione, è stato pubblicato nei giorni scorsi il dossier "Sei idee per rilanciare la scuola e contribuire alla crescita del paese" (scaricabile al link http://www.tuttoscuola.com/ts_news_000-pdf_6idee.pdf), con l'intento di offrire ai soggetti interessati un elemento di discussione. Con questo spirito anche noi lo rilanciamo.

Qui di seguito il testo del comunicato stampa.

Una scuola più aperta alla società, anzi sempre aperta (eccetto ad agosto), con più servizi a favore delle famiglie. Aperta di pomeriggio, con corsi di lingua, musica, teatro, sportivi, etc; e aperta fino a fine luglio per accogliere campi estivi, magari tenuti da cooperative sociali di studenti delle superiori o da giovani in attesa di occupazione. Docenti che organizzano rigorosi corsi di recupero estivi, che evitino alle famiglie costose ripetizioni private, contribuendo alla battaglia contro la dispersione scolastica (un giovane su 5 non va oltre la licenza media) e le troppe bocciature (185 mila solo nei primi due anni delle superiori, vale a dire circa un bocciato ogni 6 alunni), favorendo un notevole risparmio sociale. Una scuola con più autonomia, che possa scegliere i propri professori, che sia capace di valorizzarne la professionalità, che venga slegata da tutte le pastoie burocratiche di un centralismo ancora molto radicato. Ma una scuola capace anche di rendere conto dei propri successi e dei propri risultati, con maggiori controlli e più rendicontazione pubblica.
Alla vigilia dell’apertura del nuovo anno scolastico – e mentre si torna a confrontarsi, anche per iniziativa del ministro dell’istruzione Carrozza, sulla scuola dei prossimi anni – Tuttoscuola offre un contributo di idee e di proposte, com’è sua tradizione, per ricostruire la scuola. E prova a declinare una nuova immagine del pianeta istruzione, attraverso sei idee-guida che la mettano sulla strada del cambiamento. “Non ci aspettiamo – scrive Tuttoscuola nell’introduzione del dossier “Sei idee per rilanciare la scuola e contribuire alla crescita del paese” – che il Governo Letta promuova tutte le idee qui presentate, ma offriamo spunti per un dibattito che vada oltre le logiche corporative e guardi al ruolo della scuola nella società delle tecnologie e della globalizzazione”.
Ed ecco le sei idee/proposte di Tuttoscuola, che puntano a cambiare una scuola che oggi non funziona, almeno non come potrebbe e dovrebbe. Nella quale entrare in ruolo è un terno al lotto, tra graduatorie, punteggi, ricorsi al Tar, immancabili sanatorie. Un sistema di istruzione che soffre di un deficit di qualità e di equità, perché studiare a Caltanissetta non offre purtroppo le stesse opportunità che a Trento.
1) OTTIMIZZARE LE RISORSE. La scuola dispone di un grande (e sottovalutato) “capitale investito”, rappresentato da oltre 40 mila edifici con relative dotazioni e da un organico di un milione di persone, nella maggior parte dei casi altamente qualificate. Ma lo utilizza male, al 50 per cento o poco più del potenziale. Basti pensare che gli orari di funzionamento delle scuole sono gli stessi di sessant’anni fa, mentre la società è profondamente cambiata. Le famiglie oggi spendono moltissime energie e risorse in attività formative extra-scolastiche, di cui la scuola si potrebbe occupare sfruttando il suo potenziale inutilizzato. Più servizi per le famiglie comporterebbero più entrate per le scuole (le risorse che ora le famiglie versano ad altri soggetti, e reindirizzerebbero verso la scuola) e più forza lavoro, accelerando così la risoluzione del problema dei precari. Attività e servizi aggiuntivi si potrebbero svolgere ampliando il calendario scolastico per così dire orizzontalmente, cioè tenendo aperte le scuole quando normalmente sono chiuse (con gli insegnanti che farebbero le ferie come tutti ad agosto), e verticalmente, cioè allungando gli orari di funzionamento (ma non gli orari di lezione curricolare). Una parte del ricavato dei nuovi servizi potrebbe essere destinata a un fondo per premi per il personale, una sorta di “partecipazione agli utili” da parte dei dipendenti, sul modello aziendale tedesco. Insomma, da un lato stop alle “ferie obbligate”, caso unico nel quale il datore di lavoro chiude bottega per un periodo molto superiore alle ferie concesse contrattualmente ai lavoratori, dall’altro maggiore remunerazione per il personale. Una scuola – quella delineata nel dossier di Tuttoscuola – che sia in grado di reinventarsi, di darsi nuovi modelli, arricchendo la missione tradizionale – la trasmissione del sapere e dell’istruzione formale – con un ruolo formativo più ampio e ritagliato sui bisogni della comunità.
I sistemi scolastici, come quelli del Nord Europa, che si sforzano di farlo portando dentro la scuola – ma al di fuori dell’orario di lezione – il maggior numero possibile di opportunità di educazione non formale e informale ottengono migliori risultati anche per quanto riguarda le prestazioni relative all’istruzione formale.
2) ABBATTERE LA DISPERSIONE. Tuttoscuola propone di ridurre drasticamente le bocciature attraverso piani di studio più flessibili e personalizzati, criteri di valutazione che tengano conto dei passi avanti rispetto alla situazione familiare e sociale di provenienza, e abbinando le residue bocciature a corsi di recupero obbligatori e a sistemi di incentivi e disincentivi (per esempio: se non hai concluso l’obbligo scolastico non puoi comprare/guidare il motorino, o partecipare a programmi sportivi del Coni ecc.).
I risparmi per le minori bocciature (minori posti di organico) andrebbero reinvestiti in azioni mirate di recupero e rinforzo, con delle task force di docenti specializzati (e più remunerati) da impiegare nelle aree più emarginate, Infine dopo la scuola dell’obbligo si potrebbero elevare le tasse scolastiche, oggi irrisorie, oltre un certo reddito, e trasformarle in borse di studio, mirate soprattutto al recupero della dispersione scolastica.
3) VALORIZZARE GLI INSEGNANTI. Va superata la concezione della carriera dei docenti legata solo all’anzianità di servizio. Come? Ricorrendo a un sistema di crediti formativi e professionali. Dieci anni fa i maggiori sindacati erano pronti a intraprendere questa strada, poi non se n’è fatto più nulla. Infine, anche se non piace alla categoria, l’avanzamento di carriera dovrebbe essere in alcuni passaggi cruciali subordinato o al superamento di specifiche prove di idoneità tra chi ha maturato i crediti, oppure a una decisione motivata del Consiglio di istituto. E andrebbe reso obbligatorio (e finanziato da parte dello Stato) l’aggiornamento dei docenti, che negli anni si è trasformato da dovere in semplice diritto. A questo proposito andrebbe anche ripristinato e potenziato l’autoaggiornamento, cioè il diritto degli insegnanti al rimborso per le spese di aggiornamento sostenute in prima persona.
4) UNA VERA AUTONOMIA PER LE SCUOLE, MA MAGGIORI CONTROLLI. Tuttoscuola prefigura una nuova governance per la scuola, che goda di una vera autonomia, senza distinzioni per statali e paritarie, ma che sia poi in grado di rendere conto alle famiglie e alla società del proprio operato, attraverso l’introduzione – come accade in tutto il mondo – di  una rigorosa valutazione dei risultati secondo criteri di accountability.
Indispensabile sarebbe un sistema di incentivi attraverso la costituzione di un apposito Fondo per la qualità delle scuole: i fondi verrebbero assegnati ai singoli istituti (statali e non) sulla base di indicatori oggettivi del servizio reso. Non mancherebbero – nel disegno di Tuttoscuola – disincentivi e drastici interventi di riqualificazione (fino alla chiusura) per le scuole che non raggiungono determinati standard di miglioramento in un certo arco di tempo. In tal modo si metterebbero le famiglie in condizione di scegliere la scuola per la qualità del servizio offerto, non per la proprietà. E si potrebbe tradurre in atto quell’equilibrio tra scuole con ampia autonomia e pubblica rendicontazione (esami) di cui si parlò nel dibattito tra i Costituenti, ma che non è stato finora realizzato.
Ma i risultati delle scuole dovranno essere valutati. Va costruito un sistema di valutazione del tutto indipendente, non sottoposto alla vigilanza del Miur. Lo statuto dell’Invalsi, che andrebbe dotato di risorse economiche e umane adeguate, dovrebbe essere – propone la testata specializzata – ricalcato su quello dell’Istat. Infine, dovrebbe parallelamente essere rafforzato il servizio ispettivo. Oggi è previsto un organico di 300 ispettori, ma sono in servizio meno di 100 titolari, più alcune decine di incaricati. A questa task force è richiesto oggi un compito improbo: controllare quasi 25 mila istituzioni scolastiche, di cui 8.500 statali e oltre 15 mila non statali, tra paritarie e non. Pertanto ogni “ispettore” attualmente in servizio deve seguire in media 200 scuole. In Inghilterra c’è un ispettore ogni 13 scuole, in Francia uno ogni 22 scuole. Servirebbero almeno mille ispettori in più, calcola Tuttoscuola.
5) ELIMINARE GLI SPRECHI. Occorre una scuola in grado di individuare le diseconomie e gli sprechi, ancora numerosi, per esempio mettendo finalmente uno stop alle “microscuole”, quelle con meno di 50 alunni, che costano solo in termini di personale il doppio delle altre (fino a 8.000 euro per alunno contro i 3.500 di una scuola standard con 100 alunni): ce ne sono molte migliaia. Ovviamente vanno salvaguardate quelle in montagna e nelle piccole isole. Per dare un’idea del possibile risparmio, se gli enti territoriali ne chiudessero – limitandosi ai casi più gestibili – una su 10, si risparmierebbero oltre 100 milioni di euro l’anno. Senza contare i proventi (o gli utilizzi alternativi) per tutti gli edifici liberati. E i risparmi – propone Tuttoscuola – andrebbero reinvestiti in spesa “buona”, a partire da edilizia scolastica, banda larga, laboratori, palestre, oltre allo sviluppo professionale dei docenti.
6) DIGITALIZZARE LA SCUOLA (PER TUTTI). E infine una scuola finalmente moderna, una scuola 2.0 come si dice ora, con strumenti e attrezzature informatiche adeguate, con wi-fi e banda larga per l’e-learning, cloud per la didattica, lim ed e-book e nuovi setting di apprendimento. Perché – va detto – ad oggi le scuole completamente digitalizzate dal ministero dell’istruzione sono appena 14 su quasi 9 mila. E sono solo 416 le cl@ssi 2.0 su 322.100 classi del primo e secondo ciclo, dotate di minicomputer per tutti gli alunni per interagire con la lezione in tempo reale Le Scuole 2.0 rischiano di diventare di fatto scuole a numero chiuso, isole felici che potranno curare la formazione di un numero assai limitato di studenti italiani. Sarebbe una beffa ulteriore per le famiglie, vanno quindi trovate nuove modalità di finanziamento.
Come avviare l’azione di ricostruzione di una scuola più moderna e flessibile, che sappia ripensare il proprio ruolo e la propria organizzazione, senza rinunciare alla sua missione fondamentale, e rilanciare la sua funzione nella società? Secondo Tuttoscuola, va superato innanzitutto quel trasversale blocco conservatore, immobilista – di chi non ha interesse o convenienza al cambiamento – che l’ha ingabbiata negli ultimi decenni. E va posta (non solo a parole) la scuola tra le priorità nell’agenda del paese, perché occorrono più investimenti e più sensibilità per le questioni educative, anche per il loro indubbio nesso nel lungo termine con la crescita economica e sociale.
Le proposte che Tuttoscuola avanza nel suo documento, che è stato inviato alle massime istituzioni e a ricercatori, esperti, rappresentanti della scuola (associazioni professionali, genitoriali e studentesche, operatori scolastici) e della società (imprenditori, amministratori locali, volontariato, dirigenti pubblici etc), vogliono essere uno stimolo alla riflessione di tutti. Per avviare un confronto pubblico che sia in grado – speriamo – di cambiare qualcosa.

 

Ne parlano

Redazione

Ne parlano

Redazione
Redazione

Articoli correlati…