Da Il Piccolo del 1 dicembre 2013
di Gianpaolo Sarti. TRIESTE Trieste-Trst? Dovranno farci l’abitudine un po’ tutti. Ecco che arriva, dopo 12 anni di stand-by, il decreto che dà attuazione alla famosa e contestata legge 38 del 2001 sul bilinguismo. Sostanzialmente una raffica di cartelli, messaggi e avvisi in sloveno per tutti i 32 Comuni del Friuli Venezia Giulia considerati zone a tutela. Strade, autobus, stazioni ferroviarie, aeroporto e uffici postali. La presidente Debora Serracchiani ha firmato l’atto. Un documento che, sottoforma di bozza, riposava nelle scrivanie dell’ex governatore Renzo Tondo da tempo. Nella precedente legislatura la questione, insomma, era tutt’altro che una priorità, ma con il centrosinistra al governo e con due esponenti della minoranza nei posti che contano – Igor Gabrovec di Slovenska Skupnost alla vicepresidenza del Consiglio e Stefano Ukmar nei banchi del Pd – si è cambiato registro. Tanto più dopo l’incontro a Capodistria tra Serracchiani e il ministro per gli Sloveni d’Oltreconfine Tina Komel. Il decreto individua una serie di enti gestori e concessionari di servizi pubblici che, in base alla norma, dovranno adeguarsi aggiornando insegne e toponomastica. Così Anas, Autovie, Autostrade per l’Italia e Fvg Strade. Ma anche Trieste Trasporti, la Saf di Udine, l’Apt di Gorizia, Rfi, Trenitalia, Aeroporto di Ronchi, Poste e Rai. Chi gestisce strade, innanzitutto, dovrà modificare denominazioni delle località, uscite e informazioni di servizio. L’operazione riguarderà anche i tratti autostradali che passano lungo i territori dei Comuni interessati, come Duino, Sistiana, Redipuglia, Malborghetto-Valbruna verso Tarvisio. Dovranno provvedere pure le società di trasporto su gomma: lungo le fermate e all’interno degli autobus (display compresi) per le linee del Carso (Altipiano Est e Ovest, da Basovizza a Santa Croce) e del Comune di Muggia sarà obbligatorio riportare messaggi e destinazioni in sloveno. Stesso discorso per le pubblicazioni degli orari. Interventi in vista anche per nelle stazioni ferroviarie di Sistiana ed Aurisina, almeno per le informazioni base. Nel novero la Rai Fvg, che si è già attrezzata includendo pure il friulano. E l’aeroporto di Ronchi, che in base agli standard internazionali è provvisto di indicazioni multilingue, è disponibile a rafforzare lo sloveno? «Il sito internet – puntualizza il presidente Sergio Dressi – già lo è. In questo modo abbiamo adempiuto ampiamente alle necessità. Sulla cartellonistica lo faremo solo se sarà davvero necessario». In ogni caso, soprattutto per quanto riguarda la rete stradale, il decreto prevede l’introduzione «graduale» delle misure di tutela, ma raccomanda «fin da subito» l’avvio degli interventi «di immediata concretizzazione». La spesa? L’articolo 10 della norma indicava 128 milioni (di lire) annue dal 2001 al 2005. Considerata l’impossibilità di recuperare il pregresso, si prevede uno stanziamento di circa 60 mila euro, almeno inizialmente. Soddisfatto Gabrovec: «Una decisione dovuta che arriva molto in ritardo. Ma si dà atto a Serracchiani di aver dato una risposta immediata. La raccomandazione è arrivare a un bilinguismo integrale, seppur gradualmente, per ottenere un’equiparazione con la lingua italiana. Uguale dignità». D’accordo il deputato Ettore Rosato (Pd), convinto che «il miglior modo di tutelare e valorizzare il plurilinguismo è mettere in campo gli strumenti necessari ad applicare la legge in modo organico e funzionale, come questa Regione sta facendo». Roberto Dipiazza, consigliere di Autonomia Responsabile ed ex sindaco di Trieste, trasecola: «Con i problemi che ha il Paese, i tagli alla sanità e tutto il resto, non abbiamo altre cose da fare che approvare una legge sul terzo mandato per i sindaci, che già grida vendetta, e adesso spendere soldi per i cartelli in sloveno? Se queste sono le priorità di Serracchiani allora vediamo cosa dirà la presidente quando chiuderanno le fabbriche. Risponderà in sloveno?». Bruno Marini (Fi) è cauto: «Non considero più la lingua slovena un problema, sono superati i tempi delle contrapposizioni. Ma bisogna avere una giusta misura».
