Sanità: Cosolini (Pd), Fvg unito per evitare effetti negativi payback

Pubblicato il martedì 21 Nov 2023

21.11.23 «In maniera compatta il Consiglio regionale del Fvg ha preso atto dell’allarme nazionale determinato dal meccanismo di payback che colpisce le aziende produttrici di dispositivi medici e che potrebbe portare a una possibile interruzione delle forniture sanitarie riguarda anche la nostra regione. Votando all’unanimità la mozione ha dunque impegnato la Giunta a intervenire nei confronti del Governo per garantire la tenuta delle aziende fornitrici, i livelli occupazionali ed evitare al contempo l’interruzione di forniture indispensabili ai servizi sanitari».

Lo afferma il consigliere regionale, Roberto Cosolini (Pd) primo firmatario della mozione “Payback dispositivi medici: salvaguardare la continuità e la qualità delle forniture e la tenuta del comparto produttivo” votata all’unanimità dal Consiglio regionale, con il quali si impegna la Giunta regionale a richiedere al Governo un ulteriore rinvio dei termini di pagamento entro il quale le imprese fornitrici di dispositivi medici sono tenute ad adempiere all’obbligo di ripiano e farsi parte attiva per il superamento del sistema del payback.

«Il payback sanitario sui dispositivi medici – ricorda Cosolini – è un meccanismo che impone alle imprese fornitrici di contribuire a pagare gli sforamenti dei tetti di spesa regionale dal 2015 in poi. Questo intervento di regolazione del mercato volto a contenere la spesa pubblica, fortemente distorsivo del mercato, rischia però di mettere in serie difficoltà le piccole e medie imprese alle quali sono richiesti importi che spesso sono così ingenti da superare il fatturato lordo di un anno prodotto portando le piccole e medie imprese del Friuli Venezia Giulia al rischio di essere costrette alla messa in liquidazione. L’onere a carico delle imprese del Fvg è di quasi 128milioni, un importo ingente che, mettendo in crisi le stesse imprese, rischia di riversarsi sul sistema sanitario stesso». In definitiva, riassume Cosolini, «questa situazione rischia di avere due effetti principali: in primis di determinare una grave carenza delle forniture di dispositivi medici al servizio sanitario regionale e, in secondo luogo, di colpire le pmi che forniscono dispositivi medici, ossia circa 100 imprese con più di 500 addetti oltre all’indotto».

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Roberto Cosolini

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