L’aumento del fattore di residenzialità nei bandi Ater è negativo soprattutto per gli italiani

Pubblicato il giovedì 25 Ott 2018

 L’AUMENTO DEL FATTORE DI RESIDENZIALITÀ NEI BANDI ATER  È NEGATIVO SOPRATTUTTO PER GLI ITALIANI
 
 Per solleticare la pancia del suo elettorato cui piace lo slogan “prima gli italiani”, il centrodestra vuole rendere più restrittivi i requisiti di accesso alle case popolari, aumentando da due a cinque gli anni di residenza in Friuli Venezia Giulia.
Simulando l’effetto della modifica proposta dalla Giunta Fedriga sulle graduatorie dei bandi pubblicati nel 2017 da ATER Pordenone, però, si evince la scarsa portata di una novità più d’immagine che di sostanza.
Se la norma fosse già stata in vigore, infatti, le domande ammissibili presentate cittadini extracomunitari sarebbero scese da 223 (39,3%) a 194 (37,7%), quelle da cittadini comunitari da 26 (4,6%) a 21 (4,1%) e quelle da cittadini italiani da 318 (56,1%) a 300 (58,3%).
Non solo, dunque, la proporzione tra cittadini italiani e stranieri sarebbe rimasta sostanzialmente invariata, ma anche 18 nostri connazionali si sarebbero visti rigettare l’istanza, richiamando alla mente il marito che, per fare un dispetto alla moglie, si taglia gli attributi.
Cavalcare la guerra tra poveri gettando fumo negli occhi alle persone in difficoltà, non è certo il modo giusto di favorire la coesione sociale.
Se vuole davvero dare risposte concrete alle esigenze abitative dei più deboli, la Giunta Fedriga non deve adottare misure propagandistiche ma dare continuità agli investimenti nell’edilizia pubblica già incrementati durante il precedente mandato.

Tabelle e relazione a questo link: http://bit.ly/2PZQZWI
 

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