Carceri: Cremaschi, da Fvg proposta per depenalizzare droghe leggere e contrastare sovraffollamento

Rivedere il sistema carcerario in vista di un rafforzamento delle alternative al carcere

TRIESTE (18.05.16). «In Friuli Venezia Giulia i detenuti sono 617 a fronte di una capienza di 484 posti. In linea con i dati nazionali, circa il 33 per cento sconta una pena per reati legati alle droghe e i tossicodipendenti superano il 24 per cento. Alla luce di questo sovraffollamento e dell'alta percentuale di reati legati alle dipendenze la Regione si è fatta promotrice di una revisione del sistema carcerario in vista di un rafforzamento delle alternative al carcere».
Lo ha detto la consigliera regionale del Pd, Silvana Cremaschi, a margine dell'approvazione del voto alle Camere che impegna il Parlamento e il Governo ad affrontare il problema delle pene detentive in Italia e della definizione delle alternative alla reclusione, nell'ottica di una “giustizia riparativa”, calendarizzando la discussione della proposta di legge già depositata sia alla Camera, sia al Senato, “in materia di depenalizzazione del consumo di sostanze stupefacenti, di misure alternative alla detenzione e di programmi di riduzione del danno”.
«Nelle recenti visite alle carceri regionali, da parte di diversi consiglieri del Pd, abbiamo potuto riscontrare la necessità di una revisione importante. La realizzazione del nuovo carcere di San Vito può essere l’occasione per ripensare anche all'implementazione di percorsi mirati alla riduzione del rischio di ricadere nella delinquenza. Inoltre, la recente polemica sulla costruzione di sezioni definite in base all’orientamento o identità di genere dei detenuti apre ulteriori scenari sulla organizzazione del sistema carcerario».
E ancora, Cremaschi sottolinea «l’impegno della Regione attraverso il protocollo con il ministero della Giustizia e il tribunale di Sorveglianza di Trieste per l’adozione di misure finalizzate al recupero e al reinserimento di detenuti con problemi legati alla tossicodipendenza, all’inserimento lavorativo e alle misure alternative alla detenzione».