Salute: Gruppo Pd, si dia riconoscimento pieno ai caregiver, primo livello di assistenza familiare

La cura di anziani e malati all’interno dei contesti familiari costituisce in molti casi il primo livello di assistenza domiciliare che sopperisce o integra i servizi regionali

15.06.21 «La cura di anziani e malati all’interno dei contesti familiari costituisce in molti casi il primo livello di assistenza domiciliare che sopperisce o integra i servizi regionali. Il Fvg, seconda regione in Italia per popolazione anziana, conta migliaia di persone che quotidianamente assistono i propri parenti senza spesso essere conosciute e riconosciute o sostenute nel loro prezioso servizio. Le vicende della pandemia hanno ancor più fatto emergere l’importanza di queste figure. Nelle more di una legislazione organica nazionale, è quindi quanto mai urgente che la nostra Regione, con un utilizzo virtuoso della sua autonomia, proceda a riconoscere formalmente i caregiver familiari, valorizzare il loro ruolo e a costruire attorno a essi e ai loro assistiti una rete di sostegno».
Lo afferma la consigliera regionale del Pd, Chiara Da Giau prima firmataria della proposta di legge 110 “Disposizioni per il riconoscimento, la valorizzazione e il sostegno dei caregiver familiari”, illustrata oggi nel corso di una conferenza stampa insieme al consigliere Roberto Cosolini, componente della 3ª commissione Salute e al capogruppo Diego Moretti, una proposta di legge presentata lo scorso ottobre, mai discussa in Commissione, per la quale è stata richiesta la calendarizzazione della stessa per la sessione consiliare di fine giugno.
«L’invecchiamento progressivo della popolazione, l'aumento
 
 progressivo delle malattie croniche invalidanti hanno portato nel tempo a comprendere la rilevanza sociale del servizio reso dai caregiver ma non c’è ancora piena contezza dei numeri, mentre il contatto precoce e il tempestivo inserimento nei percorsi di assistenza di tutti costoro, sarebbe essenziale per promuovere quel nuovo modello di welfare che anche il Pnrr propone doversi basare su un rafforzamento dell'assistenza domiciliare. Per questo proporremmo la codifica di un percorso di censimento e riconoscimento che possa partire dai tanti dati raccolti con le autocertificazioni rese dai caregiver ai fini della campagna vaccinale anti-covid» affermano Da Giau, Cosolini e Moretti.
«Ci preme sottolineare che il riconoscimento che chiediamo attraverso la nostra proposta, non è solo in funzione dei bisogni di cura dell'assistito ma anche ai bisogni propri del caregiver, siano di salute fisica e psicologica, o legati alla necessità di conciliare tempi di lavoro, di studio e di vita con quelli dell’assistenza al familiare, oppure ancora al dover essere introdotto o riaccompagnato nel mondo del lavoro dopo la fine del periodo di assistenza».
Inoltre, sostengono i consiglieri Pd, «è necessario non limitare la definizione di caregiver all'essere parenti e conviventi ma contemplare anche la casistica più ampia che le mutate condizioni sociali e di consistenza delle famiglie determina mostrando che spesso a dare da caregiver sono persone non conviventi, i cosiddetti “congiunti”, cioè persone legate da comprovata relazione affettiva o amicale».
A fare i caregiver, continuano gli esponenti dem, «sempre più numerosi sono anche i giovani che si trovano a svolgere attività di cura mentre ancora sono impegnati negli studi secondari di secondo grado o universitari. In questo caso la necessità è quella di predisporre il terreno affinché possano usufruire della flessibilità di frequenza necessaria. Proponiamo quindi che si dialoghi con le Autonomie scolastiche e con le università perché a tali studenti siano riconosciuti i diritti come alunni portatori di bisogni educativi speciali, nel caso degli studenti del secondo grado o lo status di studenti lavoratori nel caso degli universitari e perché l'attività di cura consenta loro di acquisire crediti formativi». Infine, concludono «con la proposta sosteniamo anche il riconoscimento delle competenze acquisite nel contesto informale dell’esperienza di cura, affinché queste possano essere spese o per accorciare i tempi del raggiungimento di qualifiche professionali in campo sanitario o educativo o per il rientro nel mondo del lavoro anche grazie a servizi specifici attivati dalla Regione».