«Nessun addio al Palio, ma il sistema cambi»

Dal MessaggeroVeneto del 13/1/2014

«Nessun addio al Palio, ma il sistema cambi»
Il consigliere regionale Martines: «Tutto il mondo teatrale deve collaborare». «Da noi nessun diktat ideologico. E i fondi per i bandi aumenteranno»
 
UDINE. Il Palio teatrale studentesco è stato salvato dopo i tagli della Regione. Per il 2014 non dovrà neanche andare a bando. Il Teatro Club, titolare della manifestazione, riceverà circa 40mila euro attraverso la Fondazione del Teatro nuovo Giovanni da Udine.
Ma le polemiche e gli attacchi tra centrodestra (opposizione) e centrosinistra (maggioranza) non si placano. E così l’ex vicesindaco di Udine Vincenzo Martines, ora consigliere regionale Pd e presidente della commissione cultura, ha deciso di replicare agli attacchi dei consiglieri del centrodestra «per ristabilire la verità dei fatti», come sottolinea lo stesso esponente, e per lanciare un messaggio importante al mondo culturale e soprattutto teatrale di Udine.
«Il caso del Palio e la mobilitazione che c’è stata – sottolinea Martines -, compresa la soluzione trovata, sono la prova che il sistema Udine deve e può cambiare».
Facciamo un passo indietro: il centrodestra ha detto che lei era quantomeno distratto in consiglio regionale per non essersi accorto che il Palio rischiava…
«Se è per quello allora erano distratti anche Colautti e C. In realtà nessuno ha visto i tagli al Palio perchè la voce “Palio” non è mai esistita nè in questa Finanziaria nè in quelle precedenti. E tutti pensavamo che per il Teatro Club non ci fossero problemi andare a bando».
Ma la soluzione trovata evita il bando al Palio 2014: segno che il bando è rischioso?
«No, si tratta di una questione di tempi. Il Palio è ad aprile. E i bandi partono a marzo per chiudersi ad aprile. Quindi solo un fatto di calendario».
L’opposizione sostiene però che i soldi sono pochi, e che molti bandi saranno nulli, causando il black out di molte altre attività culturali…
«Sulla questione economica anch’io ho dei dubbi, tanto è vero che nella manovra di luglio sarà necessario rimpinguare il capitolo di almeno 2 milioni».
Luglio è anche la data per arrivare ad approvare la nuova legge regionale in materia di cultura. Come sarà?
«L’ossatura la stiamo già vedendo ora. Come ha spiegato l’assessore Torrenti certe realtà, per storia, dimensione, organizzazione e ricaduta occupazionale saranno finanziate sempre direttamente. Altre, basate più sulla progettualità singola, andranno a bando».
E che ne sarà della proposta elaborata in 5 anni di governo di centrodestra?
«Sicuramente sarà fatto un lavoro di confronto. D’altra parte i bandi sono previsti anche nella cosiddetta proposta “De Anna”. Il metodo dei “bonus” aveva fatto il suo tempo. Questo l’ha capito anche l’attuale opposizione».
Parlate di introduzione di criteri oggettivi ma l’opposizione invece insiste che certe esclusioni sono ideologiche…
«Se il riferimento è al caso del centro culturale “Il villaggio” sono sicuro che riceverà i giusti fondi col bando, come chiunque altro. Se invece parliamo dell’impostazione della legge allora forse è bene chiarire che questa sarà una legge per il mondo della cultura, è che per noi cultura non può prescindere da idee, lavoro e innovazione. Per tutto il resto ci sono altri capitoli di spesa: da quelli per l’istruzione fino al sociale».
Ma non c’è il rischio che si verifichino altri casi come quello del Palio?
«Purtroppo, come è già stato scritto, erano emerse anche altre mancanze. Come l’assenza di fondi all’Aned. Anche in questo caso c’è già una soluzione. Siamo in pieno cambio di metodo. Chiaro che qualche discrasia ci sarà. Ma la materia deve essere riorganizzata. Solo due esempi: il problema è emerso solo per l’Aned di Udine, perchè quelle delle altre province prendevano fondi da altri capitoli. E così pure per il Palio. Ovvio che bisogna riordinare questi punti».
E l’idea invece della “Nico Pepe” di fare del Palio una vera istituzione?
«Potrebbe essere giusto. Salvaguardando però il ruolo del Teatro Club che ha saputo far crescere così bene questa realtà».
A mente fredda, e problema risolto, sicuro che non ci siano state colpe della maggioranza sulla vicenda Palio?
«Forse quell’incontro da me suggerito all’assessore Torrenti e che doveva svolgersi la scorsa estate con le realtà culturali del territorio friulano non doveva essere rinviato sine die. Se quell’incontro si fosse svolto anche il dialogo col Teatro Club sarebbe stato più diretto».
E ora che accadrà?
«Spero che la riforma spinga definitivamente le varie realtà teatrali di casa nostra a collaborare, come il caso Palio di fatto ha anticipato. Tutti i vari soggetti “importanti” di Udine si sono messi a disposizione. È stato un gesto importante. Segno che quel cambiamento è necessario e possibile, e forse è già in divenire. D’altra parte ognuna di loro ha già un ruolo ben definito. La “Nico Pepe” fa formazione, il Css sperimentazione, il Giovanni da Udine cura il cartellone classico. Operando in sinergia si potrebbe realizzare tanto di più. E altre realtà, come il Teatro Club, potrebbero vivere benissimo in stretta simbiosi». di Federica Barella