SANTORO: Relazione di minoranza sul Disegno di legge n. 144

Relazione di minoranza sul Disegno di legge n. 144 Modifiche alla legge regionale 30 settembre 1996, n 42 (Norme in materia di parchi e riserve naturali regionali), alla legge regionale 7/2008, alla legge regionale 45/1988 e alla legge regionale 24/2006

Egregio Presidente, Gentili Colleghe e Colleghi,

il Disegno di Legge oggetto di esame presenta come una legge di manutenzione di una tra le più rilevanti leggi regionali del Friuli Venezia Giulia, oltre che delle leggi regionali 7/2008, 45/1988 e 24/2006: la n. 42 del 1996 (Norme in materia di parchi e riserve naturali regionali) può essere considerata una pietra miliare delle nostre leggi, sulla quale si è costruita e dimostrata, negli anni, una capacità anche interdirezionale che mano a mano si è venuta via via perdendo, come è accaduto per tante altre competenze della nostra regione.
In questo senso, mi permetto fin da subito di dire che consideriamo questo passaggio in aula una occasione persa. Le modifiche che ci apprestiamo a discutere, infatti, vanno ad apportare una serie di adeguamenti che non incideranno nella funzione che svolgono le aree protette della Regione, ma costituiscono semplicemente una serie di adeguamenti che, seppur necessari, si limitano ad aspetti gestionali. Poteva essere un’occasione di rilancio per gli aspetti della tutela e della valorizzazione della biodiversità, del paesaggio e dell’ambiente nel suo significato generale, in un momento storico in cui è crescente la sensibilità verso queste tematiche. Constatiamo come sia mancato il coraggio e una visione ampia.
Ci dispiace, ad esempio, che non si inseriscano maggiori riferimenti al Piano Paesaggistico Regionale e alla funzione dei corridoi ecologici. La rete ecologica regionale ha una forte valenza ecologica, svolgendo una funzione strategica in tema di tutela e valorizzazione della biodiversità e delle condizioni naturali dell’ambiente ma, su 66 articoli che presenta questo Disegno di Legge, non ha trovato spazio.
Non si apre a nessuna nuova prospettiva in un tempo nel quale non solo, come ho già detto, è crescente la sensibilità generale verso il tema della tutela ambientale, ma anche le politiche nazionali ed europee spingono chiaramente in questa direzione e i fondi del PNRR garantiranno risorse riservate proprio alle aree protette.
Questo è il risultato, ancora una volta, di un mancato ascolto di tutti i soggetti che avrebbero potuto fornire un particolare contributo alla norma, ma che non sono stati ascoltati. Questo è stato evidenziato anche durante le audizioni in IV Commissione permanente, dove più soggetti hanno evidenziato la necessità di maggiore tempo per approfondire la norma; tempo che non è stato concesso.
Ci rimane invece il dubbio che sotto alcuni termini e alcuni concetti che si intendono introdurre, si possano nascondere delle insidie, ad esempio come potrebbe accadere con l’introduzione del concetto di “turismo ecocompatibile” tra le finalità della legge, senza fornirne una chiara e precisa definizione. Chi stabilirà se un’iniziativa turistica sarà “ecocompatibile” o meno? Addirittura, all’articolo 6, si ritiene di eliminare la possibilità che il Comitato tecnico – scientifico si esprima sulla programmazione per la fruizione turistica, considerato che non esisterà più un piano di programmazione in tale settore. Se è vero che è solo un chiarimento di ciò che i gestori delle aree protette già svolgono, si lasci la legge così com’è, oppure si definisca dettagliatamente cosa significa il termine “ecocompatibile”, così da evitare possibili interpretazioni creative che non saranno certamente nelle attuali strategie ma che non possiamo sapere se potranno presentarsi in futuro.
C’è un indebolimento chiaro della rappresentanza scientifica e dell’apporto che i ricercatori possono fornire in una materia così complessa con la riduzione della componente degli esperti nel Comitato scientifico e delle competenze ad esso attribuite. Non condividiamo questa scelta e anzi, fermo restando la stima verso i funzionari regionali, crediamo che competenze di questo livello si possano ritrovare solo con esperti e ricercatori e che, di conseguenza, la rappresentanza scientifica debba rimanere prevalente all’interno del Comitato.
È mancato il coraggio anche nel definire l’aspetto che riguarda il personale dei Parchi. Gli Enti Parco sono Enti pubblici strumentali della Regione Friuli Venezia Giulia, definiti dall’articolo 19 della LR 42/1996. Doveva essere quindi il momento di far rientrare il personale dipendente degli Enti Parco all’interno del Comparto unico del pubblico impiego regionale e locale, così come avviene per gli altri Enti regionali. Tale iniziativa, oltre a garantire maggiore sicurezza ai lavoratori dei parchi, permetterebbe anche maggiore sicurezza gestionale ai parchi stessi, che non hanno attualmente alcuna garanzia, anche con l’introduzione dell’articolo 40 bis, dipendendo sempre dalla volontà dell’Amministrazione regionale e dalla disponibilità di risorse nel bilancio regionale.
Infine, per andare verso le conclusioni, ancora di coraggio si manca nella volontà confermata di non voler istituire la Riserva Naturale della Val d’Arzino. E proprio per quanto previsto con le modifiche previste all’articolo 3 della 42 da questo Disegno di Legge, ancor di più l’istituzione della Riserva può essere funzionale ricomprendendo il perimetro del neoistituito sito Natura 2000. Crediamo fermamente che quella valle e quel fiume debbano essere riconosciuti come area tutelata non solo rispetto alla conservazione degli habitat ma in quanto Riserva naturale, con un proprio organo gestore, un proprio PCS ed un proprio regolamento. Per queste motivazioni ripresenteremo l’emendamento che abbiamo già presentato in assestamento e in commissione, sperando in un ripensamento della maggioranza e della Giunta.
1996 – 2021: 25 anni che hanno visto la nostra regione gestire le aree protette e incentivare i territori a promuovere la tutela del territorio, anni in cui dal concetto di vincolo si è arrivati a comprendere appieno il significato di tutela. La fase storica che stiamo vivendo, in cui sono evidenti processi di cambiamento epocali, climatici, sociali, culturali, ci impongono scelte coraggiose e lungimiranti che non dimostriamo con queste modifiche. Si sceglie la via della conservazione dello stato di fatto, senza alcuna nuova, chiara e definita, innovazione che rappresenti una vera idea di quale ruolo e quale funzione possa svolgere la tutela ambientale nella nostra Regione.

Mariagrazia Santoro

Trieste, 4 novembre 2021

2922 - SAN Relazione ddl 144