Udine, 06.05.25 – «Perché una rete clinica funzioni dal punto di vista organizzativo è necessaria la collaborazione di tutti gli “anelli della rete” e non l’accentramento di alcuni rispetto ad altri». Lo afferma la consigliera regionale Laura Fasiolo (Pd) a margine del convegno odierno, organizzato dall’Arcs nelle sede della Regione a Udine in occasione della “Giornata delle reti cliniche nell’evoluzione del servizio sanitario regionale”.
«Gli strumenti normativi che abbiamo a disposizione, ossia il dm 70/ 2015 definito ormai “obsoleto”, e il dm 77/ 2022 contengono, in misura diversa, la cassetta degli attrezzi, che c’è e va usata al meglio. Ma se le reti cliniche devono esserci, devono avere efficienza nei percorsi di cura e di presa in carico e con facilità di accesso del cittadino: questo comporta un’efficienza del sistema che deve contemplare un’organizzazione che consenta la personalizzazione degli interventi» continua Fasiolo.
«Il Fvg – ricorda – ha anticipato la rivoluzione nella salute mentale, nell’integrazione socio sanitaria, nell’emergenza, nella qualità, nell’accreditamento. Oggi purtroppo non possiamo vantare primati ma possiamo affrontare in modo coordinato i problemi della fragilità e dell’invecchiamento. Se tra gli anziani con maggiori difficoltà economiche la percentuale di fragilità è pari al 27%, la difficoltà di accesso ai servizi socio sanitari è del 36% e l’isolamento sociale è del 12%. Questi temi rivelano appunto la necessità di un profondo cambiamento della sanità regionale a cui non si mette mano da anni. Quanto oggi ha proposto l’assessore Riccardi è l’inizio di un percorso che doveva essere promosso da anni e, come è stato sottolineato da illustri relatori della Bocconi, perché una rete funzioni è necessario costruirla “con il contributo di tutti i portatori di interesse”, e non calarla dall’alto, ma con il contributo di tutti: operatori sanitari, cittadini e associazioni. La rete si costruisce con l’ascolto di tutti coloro che a oggi hanno contribuito a dare risposte di salute alla nostra comunità». Secondo Fasiolo, «un’eccessiva frammentazione delle attività riduce la qualità degli esiti assistenziali ed è causa di un possibile spreco di risorse. Un’eccessiva concentrazione – conclude – porta all’ipertrofia di poche strutture con conseguenze negative sulla accessibilità ai servizi, possibili diseconomie di scala e benefici marginali in termini di qualità dell’assistenza».


