16.09.24 «L’apporto delle ultime delibere di Giunta sulla domiciliarità comunitaria e sui caregiver, promossi anche dalla Consulta sulle disabilità, è positivo, ma questo non ci esime da un necessario sforzo per migliorarle ulteriormente». Lo ha affermato la consigliera regionale Laura Fasiolo (Pd) intervenendo nella seduta della 3ª commissione Salute riunita per esprimere il parere sulle delibere di giunta riguardanti le sperimentazioni di domiciliarità comunitaria e il Piano triennale regionale per la valorizzazione del caregiver familiare.
Nel suo intervento in commissione, Fasiolo ha inoltre rimarcato «il perché di una sperimentazione sulla domiciliarità legata a soli tre ambiti territoriali escludenti Gorizia e provincia, e non per banale localismo, ma perché la situazione anziani, proprio in quei territori, è emergenziale».
I principi da cui muove la delibera sulla domiciliarità comunitaria, ha poi continuato, «è una giusta risposta al cambiamento dei bisogni della società, che necessita di meno istituzionalizzazione e di più domiciliarità, sia nel cohousing, un abitare inclusivo per gli anziani, sia in un incremento del sostegno domiciliare, nella propria casa, con interventi personalizzati». La risposta ai bisogni, ha aggiunto ancora Fasiolo, «può prevedere la co-progettazione e co-programmazione, da cui va circoscritta la tematica delle demenze. Un centinaio le persone coinvolte, con protagonista il terzo settore. La nostra regione necessita di prerequisiti che la vedono ancora lontana dagli indici di assistenza sanitaria e sociali in essere, come per esempio in Emilia Romagna e in Toscana». Secondo Fasiolo «mancano centri diurni di di socialità, centri Alzheimer, le case di riposo scarseggiano con liste di attesa sotto la lente di ingrandimento. Fasiolo ha chiesto un tavolo permanente di monitoraggio sull’andamento della sperimentazione, per adattarla a quote sempre maggiori di popolazione, visto il crinale di invecchiamento a fronte di una denatalità spaventosa». Sul tema caregiver, conclude, «si presentano altre necessità migliorative, a partire dall’acquisizione dei dati ufficiali: la non autosufficienza riguarda circa 25mila persone e si può dedurre che i caregiver siano altrettanti, tra familiari e professionali. Va perciò sostenuto un processo di valorizzazione partecipato con il terzo settore, ben esplicitato dal piano triennale regionale».