POZZO: relazione di minoranza sulla Relazione informativa relativa alla Clausola valutativa della LR 29/2005

Pubblicato il martedì 22 Ott 2024

RELAZIONE DEL COMITATO PER LA LEGISLAZIONE, IL CONTROLLO E LA VALUTAZIONE su RELAZIONE INFORMATIVA RELATIVA ALLA CLAUSOLA VALUTATIVA DELLA LEGGE REGIONALE N. 29/2005 (NORMATIVA ORGANICA IN MATERIA DI ATTIVITÀ COMMERCIALI E DI SOMMINISTRAZIONE DI ALIMENTI E BEVANDE. MODIFICA ALLA LEGGE REGIONALE 16 GENNAIO 2002, N. 2 <>) RIFERITA AL TRIENNIO 2021-2023

Egregio Presidente, Gentili Consigliere e Consiglieri,
Nella Relazione informativa relativa alla Clausola valutativa della Legge regionale n. 29/2005 (Normativa organica in materia di attività commerciali e di somministrazione di alimenti e bevande. Modifica alla Legge regionale 16 gennaio 2002, n. 2 <>) riferita al triennio 2021-2023, trasmessa dall’Assessore regionale alle Attività produttive, si dice (pag. 128):
“Nel 2023, per l’intero comparto del commercio all’ingrosso e dettaglio (Ateco G), lo stock medio di imprese attive si attesta su 18,3 mila unità, in flessione di oltre mille unità dal 2021 (-5,3%)” […] “Le dinamiche del triennio 2021-2023, pertanto, non interrompono un trend di medio andare: dopo la contrazione innescata dalla crisi pandemica (quando gli esercizi rilevati si erano ridotti a 19.475) non si è registrata una ripresa che ha invece caratterizzato altre regioni”.
Questo -5,3%, che corrisponde in termini assoluti a – 1032 imprese attive, è il primo numero preoccupante che ci troviamo davanti, a carattere generale perché riguarda la totalità delle imprese del comparto del commercio all’ingrosso e dettaglio. Abbiamo perso oltre 1000 imprese. Con l’aggravante che la Relazione stessa sottolinea che nella nostra Regione non si è registrata una ripresa dopo il periodo pandemico come invece è successo in altre Regioni. Non ci sembra una considerazione da poco.
All’interno di questo numero generale ce n’è un secondo, che riteniamo altrettanto preoccupante, anche se in termini percentuali più lieve: il calo dei negozi di vicinato.
In provincia di Gorizia i negozi di vicinato presentano una diminuzione, in termini di superficie del -3,89% e di consistenza numerica -3,14%. In provincia di Pordenone rispettivamente dello -0,77% e -0,29%. In provincia di Udine -0,80% e -0,59%. Per Trieste non ci sono dati.
L’Assessore regionale alle attività produttive ha evidenziato in Comitato che in questi anni c’è stato un grosso cambiamento nel modo di vendere il prodotto e di approcciarsi del consumatore. Ha detto che c’è stato un calo dei punti vendita, ma che serve fare attenzione a fare paragoni tra le Regioni.
Noi, però, abbiamo fatto un approfondimento, non ci siamo basati solo sui numeri attuali. Siamo andati a guardare qualche dato più in là nel tempo, per avere una fotografia più datata.
Cosa che ci fa dire che i negozi di vicinato sono probabilmente la criticità principale, in quanto il trend negativo non solo continua, ma si consolida.
Citiamo l’Osservatorio Nazionale del Commercio del Ministero dello Sviluppo Economico, dati dell’anno 2019. Si dice: “Rispetto alle altre regioni italiane il settore del commercio del Friuli Venezia Giulia è caratterizzato da una quantità inferiore di piccoli esercizi commerciali e da un numero maggiore, e di maggior dimensione, di esercizi della grande distribuzione. Il numero di esercizi di vendita al dettaglio per abitante è inferiore alla maggior parte delle altre regioni: pari al 9,8 per mille abitanti, dietro Lombardia, provincia di Bolzano e Veneto”.
Questi dati del 2019 ci permettono di dire che in FVG già prima del periodo pandemico eravamo tra i più deboli a livello nazionale sui negozi di vicinato. E ora, visti i numeri 2021-2023, continuiamo a peggiorare.
Citiamo anche il contributo messo a disposizione nell’agosto di quest’anno dalla Confcommercio, con un comunicato stampa (12.08.2024) che rende conto di un’analisi della situazione regionale su un arco di 10 anni: “Fra le criticità segnalate, il perdurare della situazione di crisi del commercio al dettaglio, con ben 935 attività chiuse (-24,9%), tra negozi e imprese dell’ambulantato, fra il 2012 e il 2023, nei quattro ex capoluoghi di provincia”.
Sappiamo quanto valore possiedano i negozi di vicinato. Sono presidi sociali nelle nostre comunità. Fonte di relazioni, di rete tra cittadini, associazioni, imprese. Sono elementi fondamentali per l’aggregazione sociale e per la vivibilità dei nostri territori. Pensiamo al ruolo che hanno nei nostri paesi, nelle nostre frazioni. Presidi sociali che diventano addirittura vitali nelle aree più interne, nelle zone cosiddette svantaggiate. Guardiamo alle montagne, alle valli, a tante porzioni di territorio dove spesso i pochi negozi rappresentano qualche luce che rimane accesa, un luogo di incontro, di scambio, di saluto, di comunità.
Certo i negozi di vicinato si incrociano con le difficoltà che riscontriamo tutti, nei nostri comuni. Case sfitte, centri abitati vuoti. Causati dalla curva demografica, dai costi e dalla complessità delle ristrutturazioni, ma anche da scelte urbanistiche che hanno progressivamente ampliato le zone edificabili fuori dai centri.
Noi pensiamo che i dati dell’Osservatorio nazionale, ma anche i dati della Regione (ad es. la Regione in cifre 2024) mostrino in modo evidente che la nostra Regione è tra le migliori come numero di grandi centri commerciali, e che è tra le più in difficoltà sui negozi di vicinato.
È casuale essere ai vertici del grande commercio ed essere al contempo fanalino di coda per i negozi di vicinato? O è stato proprio il proliferare dei centri commerciali una causa dell’accentuata difficoltà dei negozi di vicinato? Con l’inciso che ora all’interno dei centri commerciali sono tanti a soffrire, e sarebbe curioso avere qualche dato sul turnover delle attività.
Sui negozi di vicinato la Relazione informativa trasmessa dall’Assessore regionale evidenzia i canali contributivi che questa Regione ha attivato. E giustamente l’Assessore ha evidenziato i contributi legati alla Legge regionale 3/2021. Riconosciamo il peso delle risorse stanziate, per il 2024 1 milione e 500.000 euro. Su questo siamo assolutamente favorevoli. Avanziamo però la proposta di valutare di estendere questa misura a tutto il territorio, essendo in questo momento destinata ai comuni sotto i 5000 abitanti o alle frazioni dei comuni compresi tra 5000 e 15000 abitanti. Proprio perché la criticità è generalizzata e comprende anche i negozi delle città.
Vi sono poi i contributi attraverso il CATT FVG, legati alla Legge 29/2005, art. 100. Positivi anche questi. Citiamo, però, quanto riportato nella Relazione: “si tratta in buona sostanza di un canale contributivo molto apprezzato dalle imprese per la facilità di accesso e la tipologia delle spese ammesse, seppur con un rapporto tra le domande presentate e domande finanziate non ottimale”. Bene quindi le risorse, ma laddove possibile servirebbe un incremento.
La Giunta regionale nutre grandi aspettative sullo sviluppo dei Distretti del Commercio, i quali al momento però coinvolgono poco più della metà dei Comuni della nostra Regione. Coprono perciò parzialmente la Regione. Le risorse stanziate sono sicuramente significative e siamo tutti in attesa di vedere se avranno efficacia nell’obiettivo di rilanciare i centri storici dei nostri paesi e di potenziare i negozi di prossimità.
L’Assessore in Comitato ha citato anche il Testo unico del Commercio la cui stesura è avviata, che dovrebbe riunire le varie normative e i molti regolamenti e dare – a suo dire – impulso al commercio.
Si menzionano due mancanze nella Relazione informativa relativa alla clausola valutativa, evidenziate da alcuni colleghi in Comitato. Non è stato trattato il tema del commercio online che sta avendo una incidenza sempre più da protagonista sul sistema del commercio e della vendita. E manca un focus sul lato occupazionale, con una fotografia sul numero di addetti e sulle tipologie contrattuali e con un resoconto dei livelli salariali. Avere un riscontro sui salari è importante anche perché dobbiamo sempre ricordare quanto importante per lo stesso commercio sia il potere di acquisto delle famiglie e la loro capacità di spesa, messa a dura prova in questi anni da inflazione, tassi di interesse, costi energetici ecc.
Crediamo che per la prossima Relazione, sia auspicabile che questi due elementi vengano inseriti nella trattazione.
Da ultimo, in merito alla Legge regionale 29/2005, va sicuramente sottolineato anche in questa occasione come la norma sia stata uno strumento che ha permesso di portare un minimo di regolamentazione al settore. Recependo tutte le normative nazionali ed europee che sono andate a liberalizzare l’attività economica, si è posta l’obiettivo di favorire un armonico sviluppo del sistema commerciale, salvaguardando anche territorio e ambiente. Ai sensi della Legge, infatti, possono essere stabilite limitazioni all’insediamento di esercizi di vendita per motivazioni di equilibrio urbanistico, salvaguardia e tutela dell’ambiente, tutela del pluralismo e dell’equilibrio tra le varie tipologie distributive. Riteniamo che senza questa norma, ci sarebbe stata una deregulation più spinta e maggiormente incontrollata, portando conseguenze peggiori probabilmente sia ai negozi di vicinato che alla grande distribuzione.

Massimiliano Pozzo

Presentata alla Presidenza il 21/10/2024

1843 - POZ relazione Comitato LCV su relazione LR 29-2005 commercio

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