Relazione di minoranza sul Disegno di Legge n. 29 Disposizioni in materia di Imposta Locale Immobiliare Autonoma (ILIA). Modifiche alla legge regionale 14 novembre 2022, n. 17
Presentato dalla Giunta regionale il 7 ottobre 2024
Egregio Presidente, Gentili Colleghe e Colleghi,
la Giunta regionale porta alla nostra attenzione un disegno di legge di pochi articoli che non modifica radicalmente l’impostazione della LR 17/2022, articoli che probabilmente potevano essere pacificamente inseriti nel disegno di legge cosiddetto multisettoriale recentemente approvato dall’Aula senza dover per forza affrontare un iter autonomo, che certo, è evidente, ha il vantaggio di far assumere loro una maggiore risonanza rispetto a quella che avrebbero avuto.
Escludendo infatti gli articoli 1 e 9 di precisazione di definizione e di interpretazione autentica sul possesso di requisiti, l’articolo 4 di recepimento di una sentenza già introdotto per l’IMU a livello statale, i tre articoli finali 10, 11 e 12 di disposizioni, restano gli articoli sulle agevolazioni sulla cosiddetta “prima seconda casa” e sui fabbricati strumentali all’attività economica, di fatto una modifica di aliquote, e l’unica vera novità del portale regionale per la pubblicazione dei regolamenti comunali e delle delibere dei consigli comunali di approvazione delle aliquote relative all’imposta.
La portata complessiva della manovra ha sicuramente il suo peso, pari a qualche decina di milioni di euro l’anno, che non ci porta a dire che la montagna ha partorito il topolino, però resta il dubbio che la volontà di un iter legislativo autonomo ha più un sapore propagandistico che di reale necessità.
Lo stesso Consiglio delle Autonomie Locali, pur esprimendo l’intesa, ha chiesto chiarimenti sull’effettiva applicazione delle novità in riferimento alla disponibilità dei dati, diversi e differiti per scadenze e tempi di trasmissione da parte degli enti competenti, ed in particolare ha segnalato, essendo questa un’imposta di stampo federalista, la possibilità di effetti diversificati nei vari enti, che giustamente hanno applicato aliquote diverse a seconda della situazione locale, per cui si avranno enti fortemente beneficiati a discapito di altri parzialmente beneficiati o con effetto quasi neutro, una situazione che ricorda molto quella vissuta con l’extra gettito e ancora parzialmente irrisolta.
L’abbattimento dell’ILIA sulle prime seconde case sarà una misura certamente popolare ma che non risolve la vera emergenza abitativa e non tiene conto di alcuni fattori come appunto le diversità territoriali e che non avrà pressoché impatto sul mercato immobiliare. In particolare, per le realtà friulane e non solo questo intervento viene percepito come positivo, ma quello che è certo è che non metterà in moto il mercato immobiliare come la Giunta vorrebbe far credere.
Si tratta di una misura a breve termine che non dà certezza ai Comuni dopo il prossimo biennio, il solo periodo per il quale al momento è garantito il finanziamento. Ci auguriamo che le risorse siano sempre bastevoli per garantire a lungo termine i trasferimenti compensativi, altrimenti i comuni potrebbero trovarsi nella situazione di dover aumentare le aliquote delle altre fattispecie per fare cassa, o di dover chiedere alla Regione di rivedere la legge per rialzare l’aliquota delle prime seconde case per ripristinare il gettito tributario preesistente. Una situazione da scongiurare, visto che a fronte di una Regione benevola che abbassa le tasse, i Comuni si ritroverebbero a dover fare la scelta impopolare di rialzarle, assumendosene la responsabilità politica.
Abbassare l’aliquota sulla seconda casa gioca a favore della comunicazione per il centrodestra, ma i fattori sui quali le famiglie decidono di fare gli investimenti immobiliari sono ben altri: il livello dei tassi di interesse, la vicinanza al lavoro, dinamiche familiari complesse, e i servizi, compresi quelli di welfare, presenti sul territorio. Inoltre, va considerata la situazione di difficoltà che vivono molte zone, montane e non, che si stanno spopolando e dove, di conseguenza, stanno sparendo attività commerciali, servizi e attività produttive. Per queste aree andrebbero implementate politiche ancora più innovative e incisive, prevedendo anche un azzeramento della tassazione, a partire dalle aree interne.
A fronte di emergenze sociali che esistono ormai da tempo anche nella nostra regione, come il calo demografico e la fuga dei giovani, diventa fondamentale smuovere il mercato degli affitti e delle vendite a favore dei giovani, delle persone che potrebbero venire a vivere in Friuli Venezia Giulia e di quelle in difficoltà abitativa. La Giunta, che in questi anni non ha fatto praticamente nulla su questo fronte, vede invece prioritario un intervento sulle seconde case.
Il riconoscimento del lavoro delle cittadine e cittadini della nostra regione che con sacrificio hanno costruito la loro seconda casa va bene, ma parallelamente, allora, si pensi anche a delle misure sociali per chi è in situazioni di difficoltà nell’accesso alla casa. Non si può pensare alla classe media senza pensare anche alle fasce più fragili della popolazione.
Invece di intervenire sulla leva fiscale regionale, magari a tutela dei redditi bassi, come è stato più volte proposto dalle opposizioni soprattutto in materia di addizionale regionale all’Irpef, si interviene su quella degli enti locali, facendo bella figura a scapito dei Comuni e limitandone l’autonomia, nel presente e nel futuro. Se da domani un Comune avesse necessità di aumentare le entrate per garantire la spesa corrente, a fronte di maggiori costi, o avesse la volontà di offrire migliori servizi ai cittadini (si pensi ad esempio alla necessità sempre più diffusa di aumentare l’orario scolastico attraverso l’offerta di servizi di pre-accoglienza e doposcuola, a carico dei bilanci comunali), non avrebbe modo di farlo, se non andando a toccare le aliquote dell’addizionale comunale Irpef, intervenendo quindi nuovamente sui redditi e non più sulle proprietà.
Si riveda dunque organicamente l’intero sistema della fiscalità degli enti locali, invece di introdurre scelte spot che hanno un sapore decisamente elettoralistico ma poco utile allo sviluppo economico della Regione. In questo senso un ragionamento sull’aliquota dell’ILIA non può prescindere da un ragionamento complessivo sulla fiscalità degli enti locali, a partire dalla necessaria perequazione dei trasferimenti regionali, a fronte di un ragionamento, quanto mai fondamentale è urgente sui costi standard, perché le differenze di trattamento riservate storicamente ai singoli comuni hanno contribuito in modo importante a determinare la pressione fiscale più o meno forte che i comuni stessi hanno esercitato attraverso le aliquote Irpef e le aliquote IMU/ILIA.
Leva ben diversa è invece l’abbassamento dell’aliquota per le attività economiche sui beni strumentali, dove si passa dallo 0,96 allo 0,86 per cento, manovra che effettivamente va incontro alle esigenze delle imprese creando maggior attrattività per gli investimenti e sulla quale il giudizio è invece positivo.
La regionalizzazione di una imposta federalista per eccellenza, che lasciava agli enti locali ampia discrezionalità per la scelta delle aliquote, ha quindi progressivamente ridotto i margini di manovra ai comuni, al momento compensati finanziariamente dalle cospicue risorse regionali che ci si augura non vengano meno. Le misure compensative sono certamente un bene per le casse degli enti locali, che così possono contare su entrate certe avendo la tassazione sempre un piccolo margine di insoluto che va poi perseguito, ma tolgono autonomia di scelta e non sburocratizzano granché avendo introdotto nuove dichiarazioni, ancorché telematiche e che si prestano ad essere processate informaticamente.
Il fatto poi che le “prime seconde case” così detassate possano essere locate, con evidente vantaggio per il proprietario, non rappresenta certamente un punto di forza della norma, che non prevede di distinguere tra immobili “a carico” ed immobili “a frutto”. Sono state menzionate le zone svantaggiate quali beneficiarie di queste norme, ma è palese che siano i comuni turistici i più fortemente interessati, così come le città, dove peraltro le aliquote dell’ILIA sono fra le più alte e quindi i trasferimenti regionali compensativi si concentreranno.
Continua quindi l’infinita fase transitoria cui ha costretto l’introduzione dell’ILIA, e alla quale ormai ci si sta anche facendo il callo: da un lato le scadenze per la presentazione di dichiarazioni, che spesso non coincide con l’operatività degli uffici comunali e l’invio al contribuente di comunicazioni, dall’altro la disponibilità di dati che ora pian piano si sta regionalizzando ma di fatto dipende ancora dal MEF per chiudere il passato con l’IMU, costringono a valutazioni e previsioni che poi vanno verificate per apportare eventuali correttivi.
Per questo ringraziamo gli uffici regionali per la massima disponibilità, e per essersi confrontati sul territorio regionale con gli enti locali per ridurre al minimo i disagi. Da parte nostra valuteremo con attenzione se presentare eventuali proposte emendative, viste le criticità espresse in premessa, in particolare per quanto riguarda le prime seconde case delle aree montane che rappresentano effettivamente un problema piuttosto che una risorsa nella maggior parte dei casi, al fine di migliorare l’efficacia della norma e la sua miglior applicazione.
Francesco Martines
Trieste, 25 ottobre 2024
1869 - MAR relazione minoranza DDL 29