Mozione n.
Oggetto: Tutela della dignità in carcere: iniziative e percorsi regionali per l’umanizzazione nei luoghi di pena, il reinserimento delle persone detenute e la protezione dell’infanzia e delle madri con minori.
Proponenti: FASIOLO, CARLI, CELOTTI, CONFICONI, COSOLINI, MARTINES, MENTIL, MORETTI, PISANI, POZZO, RUSSO, BULLIAN, CAPOZZI, HONSELL, LIGUORI, PELLEGRINO, PUTTO
Il Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia,
PRESO ATTO che in data 27 maggio e 5 giugno 2025, rispettivamente la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica hanno approvato il cosiddetto Decreto Sicurezza (D.L. n. 48/2025), recante disposizioni in materia di contrasto al terrorismo, tutela delle forze dell’ordine, sicurezza urbana, criminalità organizzata e ordine pubblico;
CONSIDERATO che il decreto in oggetto introduce quattordici nuove fattispecie di reato e nove nuove aggravanti, determinando con ogni probabilità un significativo aumento della popolazione detenuta, aggravando ulteriormente la già critica situazione delle carceri italiane, caratterizzate da sovraffollamento cronico, carenza di personale e risorse strutturali inadeguate;
RICORDATO che l’articolo 27 della Costituzione italiana stabilisce che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato, principio che impone di considerare la pena non solo come sanzione, ma come strumento di reinserimento sociale, da attuare mediante percorsi trattamentali, formativi e lavorativi;
CONSIDERATO che, allo stato attuale, le condizioni materiali e organizzative degli istituti penitenziari italiani rendono sempre più difficile il perseguimento di tale finalità costituzionale, rendendo urgente un ripensamento delle politiche penitenziarie nel senso della dignità, della prevenzione e dell’effettivo reinserimento;
CONSIDERATO tuttavia che le diverse proposte emendative al Decreto Sicurezza, volte a migliorare le condizioni di detenzione, ad affrontare in modo strutturale il sovraffollamento e la carenza di personale, nonché a promuovere misure orientate alla rieducazione e al reinserimento, sono state inspiegabilmente tutte respinte, rischiando in tal modo di contravvenire di fatto ai principi sanciti dall’art. 27 della Costituzione;
CONSTATATO che desta particolare preoccupazione la condizione detentiva dei genitori, in particolare delle donne incinte o con figli piccoli, ulteriormente aggravata dalle disposizioni del Decreto Sicurezza che eliminano l’obbligo di rinvio dell’esecuzione della pena per le detenute in gravidanza o con figli minori di un anno, sostituendolo con una facoltà discrezionale, esponendo così madri e neonati al rischio concreto della detenzione in condizioni non adeguate;
VISTO inoltre che il Decreto introduce misure che prevedono la separazione tra madre e figlio in caso di presunta evasione o turbativa dell’ordine all’interno di un ICAM, compromettendo il diritto alla relazione madre-figlio e potenzialmente violando i diritti fondamentali dell’infanzia;
RICORDATO che l’Istituto a Custodia Attenuata per detenute Madri (ICAM) rappresenta un modello detentivo innovativo finalizzato a tutelare i diritti dei bambini figli di donne detenute, offrendo un ambiente più adatto alla loro crescita rispetto agli istituti penitenziari tradizionali; e che gli ICAM permettono di mantenere il legame madre-figlio nei primi anni di vita, tutelando lo sviluppo affettivo del minore in un contesto educativo e dignitoso, coerente con i principi costituzionali della funzione rieducativa della pena e con gli impegni internazionali dell’Italia in materia di tutela dell’infanzia;
CONSIDERATO che la promozione e l’implementazione di progettualità territoriali relative alle misure alternative alla detenzione – come gli ICAM, le case famiglia protette e altri percorsi di reinserimento – costituiscono strumenti fondamentali per una giustizia più umana ed efficace; e che la Regione Friuli Venezia Giulia, pur non ospitando attualmente un ICAM, può assumere un ruolo attivo nel favorire, in collaborazione con l’amministrazione penitenziaria, gli enti locali e il terzo settore, la creazione di percorsi e strutture volte a garantire la dignità della persona detenuta e la protezione dei minori coinvolti;
RICORDATO che gli ICAM sono distribuiti in modo disomogeneo sul territorio nazionale (a quanto risulta: Milano (il primo aperto), Venezia, Torino, Cagliari, Lauro (Avellino), Roma, e Torino) e nessuno è presente nella nostra Regione;
RICORDATO soprattutto che la Regione Friuli Venezia Giulia, già nel 2006, era intervenuta su questo tema con la legge regionale n. 6/2006 <>, prevedendo, all’articolo 51, la possibile attivazione di articolate politiche per le persone detenute ed ex detenute che avrebbero solo bisogno di essere progettate e implementate nel rispetto del quadro normativo nazionale e poggiando saldamente su quello regionale e in particolare sugli articoli 23 bis (Piani regionali settoriali sociali) e 24 (Piano di Zona) della LR n. 6/2006.
Tutto ciò premesso, IMPEGNA la Giunta regionale:
1. a sollecitare il Governo nazionale ad affrontare il problema della carenza di personale nelle carceri della nostra regione;
2. ad attivare, in armonia con le disposizioni nazionali, e nel pieno utilizzo delle competenze già previste dall’art. 51 della legge regionale 6/2006, i percorsi previsti da tale articolo, con particolare riguardo ai seguenti punti:
a) interventi di sostegno a favore delle persone in esecuzione penale, anche attraverso il miglioramento delle condizioni di vita nelle carceri, con particolare riguardo alle persone con bisogni specifici, quali popolazione femminile, immigrati extracomunitari, persone con problemi di dipendenza, detenuti che necessitano di un particolare trattamento rieducativo in relazione al tipo di reato commesso;
b) attivazione di interventi e servizi atti a consentire misure alternative alla detenzione di minori e di madri con figli minori;
c) azioni finalizzate al reinserimento sociale, abitativo e lavorativo delle persone soggette a misure alternative alla detenzione o ex detenute.
3. a prevedere, anche nella nostra Regione, la realizzazione di una struttura ICAM (Istituto a custodia attenuata per detenute madri), garantendo, nei limiti consentiti dalla normativa nazionale, il rinvio dell’esecuzione della pena per le donne in gravidanza o con figli minori di un anno, nonché in tutti gli altri casi in cui siano a rischio i diritti fondamentali dell’infanzia.
Presentata alla Presidenza il giorno 25.06.2025
2730 - FAS Mozione Carcere 24_06_25