Mozione n.

Oggetto: Importanza dell’Educativa di Strada quale strumento per la prevenzione del disagio giovanile e il contrasto alle devianze

Proponenti: FASIOLO, CARLI, CELOTTI, CONFICONI, COSOLINI, FASIOLO, MARTINES, MENTIL, MORETTI, PISANI, POZZO, RUSSO, BULLIAN, CAPOZZI, HONSELL, LIGUORI, PELLEGRINO

Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia,
PREMESSO CHE il fenomeno del disagio giovanile è in costante e preoccupante crescita, anche nel nostro territorio regionale. Sempre più spesso, i giovani e gli adolescenti si trovano ad affrontare situazioni di fragilità sociale, emarginazione e solitudine, che possono sfociare in comportamenti a rischio e, nei casi più gravi, in fenomeni di devianza e criminalità organizzata. Il contesto attuale, caratterizzato da dinamiche sociali complesse, dalla diffusione di nuove forme di aggregazione e da un accesso facilitato a informazioni e pratiche talvolta pericolose, rende ancora più urgente l’intervento di strategie di prevenzione mirate e innovative.
EVIDENZIATO CHE secondo l’ultimo rapporto ISTAT sul benessere equo e sostenibile, la percentuale di giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in percorsi di formazione, i cosiddetti NEET, ha raggiunto livelli critici, superando la media europea e indicando una difficoltà sistemica nell’integrazione dei giovani nel tessuto sociale e produttivo. Parallelamente, ricerche condotte dall’Osservatorio Nazionale sull’Adolescenza evidenziano un incremento significativo di disturbi legati alla salute mentale tra gli adolescenti, come ansia, depressione e disturbi del comportamento alimentare, spesso acuiti dall’uso problematico delle nuove tecnologie e dalla pressione sociale. La pandemia di COVID-19, inoltre, ha agito da catalizzatore, esacerbando le fragilità preesistenti e portando a un aumento dei casi di isolamento sociale, ritiro scolastico e manifestazione di comportamenti a rischio, come documentato da numerosi studi di settore che sottolineano l’urgente necessità di interventi mirati a sostegno del benessere psicofisico e sociale delle nuove generazioni.
EVIDENZIATO CHE il fenomeno delle bande giovanili, comunemente etichettate come “baby gang”, rappresenta un’emergenza sociale in crescita su tutto il territorio nazionale e, seppur con peculiarità regionali, non risparmia il Friuli Venezia Giulia. Dati recenti, come quelli forniti da Transcrime, Centro di ricerca interuniversitario su criminalità e innovazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Alma Mater Studiorum Università di Bologna e Università degli Studi di Perugia in collaborazione con la Direzione Centrale della Polizia Criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno e con il Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità del Ministero della Giustizia, evidenziano un aumento significativo dei giovani presi in carico dagli Uffici di Servizio Sociale per i Minorenni (USSM) come appartenenti a gang giovanili, passando da 107 nel 2019 a 186 nel 2021, con un incremento del 73,8%. Sebbene le statistiche regionali specifiche sul numero esatto di “baby gang” in Friuli Venezia Giulia siano più complesse da reperire in maniera aggregata, la cronaca locale e i report delle forze dell’ordine testimoniano la loro presenza, con episodi di risse, atti vandalici, spaccio di stupefacenti e microcriminalità che coinvolgono gruppi di minori e giovani adulti. La maggior parte di queste bande è composta prevalentemente da maschi, con un’età compresa tra i 15 e i 17 anni, e spesso i membri sono di nazionalità italiana, smentendo stereotipi fuorvianti. Questi gruppi, raramente strutturati come vere e proprie organizzazioni criminali, nascono spesso da situazioni di disagio familiare o sociale, dalla ricerca di appartenenza e riconoscimento, e dalla mancanza di alternative positive, trasformando la strada in un terreno fertile per l’emulazione di comportamenti violenti e l’escalation della devianza.
EVIDENZIATO CHE il summenzionato studio evidenzia con rigore scientifico i fattori che influenzano la formazione delle baby gang, specificando che queste aggregazioni nascono come un tentativo dei giovani di compensare l’assenza o la problematicità di rapporti significativi con le famiglie o le istituzioni scolastiche. Molti membri di queste gang provengono da contesti familiari difficili, che li spingono a cercare modelli di riferimento e appartenenza nel gruppo dei coetanei. A ciò si aggiungono frequenti difficoltà connesse al mondo della scuola, quali l’abbandono scolastico, bassi livelli di istruzione e la mancanza di ambizioni formative o lavorative, fattori che spesso coesistono in un più ampio contesto di disagio socioeconomico. Non meno rilevante è la presenza di difficoltà relazionali o di inclusione nel tessuto sociale, che possono rendere difficile per i ragazzi instaurare legami positivi. D’altra parte, diversi casi mostrano come alcuni giovani, inclusi molti italiani, si uniscano a queste bande anche per noia, mancanza di stimoli o un’incapacità di relazionarsi positivamente con i propri pari, trovando nel gruppo un’identità e un’azione che altrimenti mancherebbero.
RICORDATO che la Regione Friuli Venezia Giulia ha recentemente approvato il Piano sicurezza ponendo però l’accento sulla sicurezza dal punto di vista meramente securitario, con un piano che stanzia 7,5 milioni di euro per interventi volti a garantire l’ordine pubblico e il contrasto alla criminalità. Tuttavia, si rileva una significativa lacuna per quanto riguarda le politiche di prevenzione, in particolare quelle rivolte alle fasce più vulnerabili della popolazione giovanile.
RICORDATO CHE negli ultimi mesi, la cronaca locale ha purtroppo riportato numerosi episodi che testimoniano la gravità del problema del disagio giovanile. Si sono registrate risse e aggressioni tra bande giovanili, spesso per futili motivi o per il controllo di determinate aree, con il preoccupante coinvolgimento anche di minori molto giovani. A questi si aggiungono atti di vandalismo e microcriminalità diffusa, che generano insicurezza e degrado urbano. Particolarmente allarmanti sono gli episodi di spaccio di sostanze stupefacenti, che vedono un sempre maggiore coinvolgimento di adolescenti sia come consumatori sia come parte della rete di distribuzione, e i crescenti fenomeni di bullismo e cyberbullismo, con gravi ripercussioni psicologiche e sociali sulle vittime. Non meno preoccupante è il coinvolgimento di minori in reati più gravi, come furti, rapine e danneggiamenti, spesso frutto di emulazione o di adesione a gruppi devianti. Questi fatti di cronaca evidenziano con forza l’urgenza di un approccio integrato che non si limiti alla repressione, ma che investa significativamente sulla prevenzione primaria e secondaria, promuovendo il benessere e la crescita sana dei nostri ragazzi.
CONSIDERATO che un approccio integrato che fornisca risposta alle criticità citate è rappresentato dall’educativa di strada quale strumento di prevenzione sociale di straordinaria efficacia, capace di intercettare il disagio giovanile direttamente nei contesti di vita degli adolescenti e dei giovani. Gli educatori di strada operano in modo non convenzionale, fuori dai luoghi istituzionali e formali, instaurando relazioni significative e di fiducia con i ragazzi, spesso invisibili agli occhi delle istituzioni.
CONSIDERATO CHE. attraverso un approccio basato sull’ascolto, sul dialogo e sulla prossimità, l’educativa di strada consente innanzitutto di riagganciare rapporti sociali positivi con adolescenti e giovani in situazioni a rischio devianza. Molti ragazzi, per svariati motivi, si allontanano dalle istituzioni scolastiche e familiari, trovando nei contesti informali, talvolta pericolosi, le uniche forme di socializzazione; in questi casi, l’educatore di strada diventa un ponte, un punto di riferimento che offre alternative e percorsi di crescita concreti. Agendo sul campo, gli educatori riescono a sottrarre e prevenire il coinvolgimento dei giovani in fenomeni criminosi, identificando situazioni a rischio, offrendo supporto e mediazione, e orientandoli verso attività costruttive, sportive, culturali o formative, allontanandoli dall’influenza di gruppi devianti e da percorsi di illegalità. L’educativa di strada non si limita alla mera prevenzione, ma si propone di offrire opportunità di crescita e di riscatto, mirando a rafforzare le competenze sociali dei giovani, a promuovere la loro autonomia, a sviluppare il senso di responsabilità e a favorire l’integrazione nel tessuto sociale. Infine, gli educatori di strada operano in sinergia con i servizi sociali, le scuole, le forze dell’ordine e le associazioni del territorio, riuscendo a costruire una rete di protezione e di supporto che accompagna i giovani nel loro percorso di crescita e li sostiene nei momenti di difficoltà.
EVIDENZIATO, a solo scopo esemplificativo, che diverse progettualità di educativa di strada hanno dimostrato la loro efficacia nel tempo, offrendo modelli replicabili e risultati concreti nel contrasto al disagio giovanile. Un esempio virtuoso è rappresentato dall’esperienza di “Fuori Campo” a Torino, un progetto che da anni opera nelle periferie della città, creando presidi educativi informali in parchi e piazze. Attraverso laboratori creativi, attività sportive e momenti di dialogo, gli educatori di “Fuori Campo” riescono a intercettare giovani a rischio, offrendo loro alternative concrete alla strada e supportandoli nel percorso di riavvicinamento alla scuola o al mondo del lavoro. Un altro modello di successo è il programma “Street Education” a Milano, che si concentra sulla riduzione del danno e sulla promozione della salute tra giovani frequentatori di luoghi di aggregazione notturna, creando un ponte tra le istituzioni e le sottoculture giovanili. A Napoli, il progetto “Maestri di Strada” è un esempio di come l’educativa di strada possa rigenerare intere aree urbane, intervenendo in contesti di forte deprivazione sociale e offrendo ai ragazzi percorsi di legalità e cittadinanza attiva attraverso il coinvolgimento in attività comunitarie e il recupero di spazi pubblici. Queste esperienze, pur con le loro specificità territoriali, condividono un approccio proattivo e relazionale, dimostrando come la presenza di figure educative sul territorio possa trasformare situazioni di rischio in opportunità di crescita e inclusione sociale per i nostri giovani.
Impegna la Giunta Regionale a:
1. Stanziare risorse economiche adeguate per il finanziamento di progetti di educativa di strada su tutto il territorio regionale, con particolare attenzione alle aree a maggiore disagio sociale e giovanile.
2. Promuovere la formazione e l’aggiornamento continuo degli educatori di strada, garantendo loro gli strumenti e le competenze necessarie per operare efficacemente in contesti complessi e in continua evoluzione.
3. Integrare l’educativa di strada all’interno del Piano Regionale per la Sicurezza, riconoscendone il ruolo fondamentale come strumento di prevenzione e promozione del benessere giovanile, al pari degli interventi di contrasto alla criminalità.
4. Istituire un tavolo di lavoro permanente con la partecipazione degli assessorati competenti, enti locali, forze dell’ordine, associazioni del terzo settore e rappresentanti del mondo giovanile, per monitorare il fenomeno del disagio giovanile e coordinare le politiche di intervento.
5. Avviare campagne di sensibilizzazione e informazione sull’importanza dell’educativa di strada, al fine di promuovere una maggiore consapevolezza tra la cittadinanza e di favorire la collaborazione tra famiglie, scuole e servizi.

Presentata alla Presidenza il giorno 02.07.2025

2754 - FAS Mozione Educatori di strada