Minori stranieri: Celotti (Pd), si porti questione in commissione

Pubblicato il venerdì 05 Set 2025

 

«Serve un Sistema Fvg per affrontare problemi che invece vengono strumentalizzati»

Trieste, 05.09.25 – «È ora di fermare la propaganda e la becera strumentalizzazione politica tutta interna al centrodestra che non affronta i problemi che ci sono attorno alla questione dei minori stranieri non accompagnati. Si inizi a portare la questione in Consiglio, nella commissione competente, come chiediamo da tempo, per affrontarla innanzitutto con tutti i soggetti coinvolti e trovare assieme una soluzione, ragionando su un modello che affronti i problemi anziché usarli». Lo afferma la consigliera regionale Manuela Celotti (Pd) a margine della riunione del Comitato per l’Ordine e la sicurezza pubblica, incentrato sul tema dei minori stranieri non accompagnati, che si è tenuto a Udine in Prefettura. Oggi, Celotti ha depositato il secondo sollecito alla richiesta di audizione che risale ormai a un anno fa, per ascoltare in 6ª commissione regionale i gestori delle strutture presenti in regione, i Comuni e i prefetti, sul tema dei minori stranieri non accompagnanti.

Il Governo, continua Celotti, «dice che taglierà fondi ai Comuni, i sindaci sono preoccupati e abbandonati, e la Regione, invece di affrontare le questioni, galleggia senza prendere posizione e scaricando le responsabilità sulle strutture di accoglienza, senza nessun distinguo, perché come sappiamo, la Lega e il centrodestra, quando si parla di immigrazione danno sempre la colpa a qualcun altro, come dimostra Cisint che ha attaccato solo il Comune di Udine».

Questo, continua «il teatrino politico, al quale si aggiunge qualche collega consigliere regionale, ma alla fine chi si occupa di trovare le soluzioni? Noi proponiamo di ascoltare le proposte e le richieste emerse a Udine due giorni fa e di iniziare a ragionare su un “Sistema Fvg” che affronti davvero i problemi, affiancando ai necessari controlli che stanno già in capo ai Comuni, anche una regia regionale per differenziare le strutture, riconoscendo che i minori non sono tutti uguali e che quelli maggiormente problematici hanno bisogno di maggiore supporto e controllo».

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