Relazione di minoranza sulla Proposta di Legge n. 27 Modifica alla legge regionale 29 novembre 2019, n. 21 (Esercizio coordinato di funzioni e servizi tra gli enti locali del Friuli Venezia Giulia e istituzione degli Enti di decentramento regionale)
presentata dai Consiglieri Moretuzzo, Bullian, Liguori, Massolino, Putto il 2 ottobre 2024
Egregio Presidente, Gentili Colleghe e Colleghi,
la proposta di legge all’esame dell’Aula, pur constando di un solo articolo, esprime una funzione fondamentale nel verificare gli effetti di una norma, la Legge regionale 29 novembre 2019, n. 21, che ha stravolto il sistema delle autonomie locali che si andava strutturando sul territorio regionale, a valere sulle unioni di comuni quale strumento organizzativo e di sviluppo territoriale per i Municipi del Friuli Venezia Giulia.
Una norma, la Legge 21 del 2019, prettamente ideologica, da molti definita una “controriforma” degli Enti locali, che ha agito sui Comuni della Regione una seconda profonda riorganizzazione nel giro di pochi anni, eliminando le strutture sovracomunali che si stavano consolidando, senza peraltro individuare un sistema alternativo che potesse rispondere ai problemi dei Comuni, con particolare riferimento a quelli più piccoli.
Puntando sulla totale libertà dei Comuni di scegliere se, con chi e con quali forme costruire delle collaborazioni, la Regione ha di fatto rinunciato ad esercitare la propria competenza primaria in materia di Enti Locali, sacrificando in nome della presunta libertà dei Sindaci la possibilità di un reale riassetto e innovazione del sistema.
Dico “presunta libertà” perché nella realtà dei fatti i sindaci si sono trovati più che altro abbandonati a fronteggiare la carenza del personale, il turn over dei nuovi assunti e dei dipendenti in generale, la mancanza di competenze professionali, l’aumento della complessità amministrativa, i limiti organizzativi di enti troppo piccoli, e la difficoltà di gestire in modo strutturato e continuativo le forme, “liberissime”, ma sostenute pochissimo dalla Regione, di unione e collaborazione fra i comuni.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti, e vanno dalla grave disorganizzazione degli enti, alla difficoltà di garantire i servizi di base al cittadino, alla ancora irrisolta carenza di personale e competenze, resa ancora più importante dai concorsi regionali che continuano a drenare il personale dei comuni, fino agli oltre ottocento milioni di investimenti fermi nelle casse dei municipi, che insieme all’avanzo libero, sempre più importante, rappresentano la controprova delle criticità in cui versano i Comuni di questa Regione.
L’audizione in V Commissione della Corte dei Conti del 12 ottobre 2023 in merito al Referto sui risultati di amministrazione dei Comuni della Regione Friuli Venezia Giulia esercizi 2019 – 2021 e la successiva audizione dei e delle Presidenti delle Comunità volontarie, realizzata il 25 gennaio 2024 nella medesima Commissione, hanno fatto emergere tutte le difficoltà sopra richiamate, rispetto alle quali l’appello si è concretizzato nella richiesta di un sostegno regionale alle forme di aggregazione dei Comuni. Una richiesta, questa, espressa peraltro in modo politicamente trasversale dai Sindaci che hanno volontariamente costituito le Comunità volontarie proprio sulla base della L.R. 21/2019.
Per affrontare la complessità amministrativa cui soggiacciono i Comuni, così come per pianificare politiche di sviluppo di area vasta, servono strumenti nuovi e più efficaci, e organizzazioni istituzionali che siano in grado di rispondere a queste sfide in modo stabile e strutturato. Le Comunità di comuni sono secondo noi uno strumento fondamentale per raggiungere questi obiettivi, perché al loro interno si possono costruire uffici sovracomunali performanti, in cui i dipendenti, compresi i neoassunti, possano trovare condizioni di lavoro stabili, un ambiente organizzativo favorevole, possibilità di crescita professionale e di carriera e in potenza anche le risposte, sempre più fondamentali, in termini di welfare, che per i singoli comuni, con particolare riferimento a quelli più piccoli, sarebbe impossibile garantire. Ma le comunità possono anche rappresentare un luogo di confronto e di progettazione sovracomunale, perché la dimensione di area vasta di questi Enti si coniuga con la prossimità ai comuni, creando luoghi istituzionali in cui le Amministrazioni comunali, insieme, possono progettare e attuare le strategie per uno sviluppo del proprio territorio.
Le Comunità volontarie nate in base alla L.R. 21/2019 sono state 4, e sono state il frutto di scelte coraggiose e di una visione di sistema, cui però non è seguito un sufficiente sostegno da parte della Giunta regionale, che ha da subito dimostrato di non voler investire su queste forme aggregative, limitando i finanziamenti e non riconoscendone le esigenze, nemmeno in termini di “costo di avviamento e di riorganizzazione dei servizi”. Le richieste di maggiore sostegno finanziario, anche per garantire una equità di trattamento rispetto alle Comunità di montagna e Collinare – obbligatorie e destinatarie di finanziamenti più importanti – avanzate dalle Comunità stesse e dal nostro Gruppo con diversi emendamenti alle varie manovre finanziarie degli ultimi due anni, sono a lungo cadute nel vuoto, salvo un recente, ma comunque irrisorio, aumento dei trasferimenti destinato a premiare le Comunità che gestiscono almeno tre funzioni comunali con personale dipendente della Comunità per conto dei Comuni membri. Ma a nostro avviso il sostegno finanziario regionale alle comunità non è ancora sufficiente, soprattutto a fronte delle ristrettezze dei bilanci comunali, con particolare riferimento alle poste di parte corrente, da cui i comuni attingono per trasferire alle comunità le risorse necessarie a garantirne il funzionamento.
Proprio per questo a nostro avviso sarebbe utile, per le comunità volontarie, chiedere anche se e quante risorse finanziarie vengono trasferite dai comuni membri per l’esercizio delle funzioni, oltre alle risorse regionali già fissate in legge; e così anche per la Comunità Collinare e le per le Comunità di montagna.
Alla luce di quanto sopra esposto, la clausola valutativa rappresenta lo strumento corretto per analizzare il funzionamento della norma e proporre eventuali correttivi, a sei anni dalla sua entrata in vigore e alla luce delle gravi difficoltà in cui ancora, e forse sempre di più, versano i Comuni di questa Regione. Rispetto ai quali la Giunta regionale, ma anche questo Consiglio, non possono non sentire la responsabilità di mettere in campo delle risposte finalmente efficaci, a sostegno del personale e degli Amministratori locali che ogni giorni si impegnano dalla prima linea per garantire i servizi cui i cittadini e le cittadine hanno diritto di accedere, e ai quali va un sentito grazie per la fondamentale funzione che svolgono per la tenuta degli enti che rappresentano il primo presidio istituzionale sul territorio.
Gli esiti delle valutazioni potrebbero inoltre rappresentare un fondamentale elemento di analisi utile ad avviare dei ragionamenti responsabili e non solo nostalgici rispetto alla volontà della Giunta e della Maggioranza regionale di ripristinare le vecchie province. Perché se è ormai chiaro che questo è l’obiettivo, non è ancora per nulla chiaro, e mi sento di dire nemmeno in seno alla Maggioranza, quale sia il progetto rispetto alle funzioni, ai ruoli, agli assetti e alle dimensioni che questi nuovi/vecchi enti dovrebbero avere, in un sistema istituzionale regionale che a quel punto comprenderebbe i Comuni, le Comunità volontarie, le Comunità obbligatorie, le Province (o enti di area vasta che dir di voglia), la Regione e i diversi enti strumentali di cui la stessa si avvale per intervenire sulle diverse materie.
Aldilà di un refuso presente al comma 1 sulla prima relazione al Consiglio dopo l’entrata in vigore della norma, per cui riteniamo utile modificare la proposta normativa individuando un termine perentorio per il 2025 per poi individuare una cadenza annuale, concordiamo con la proposta dei colleghi presentatori e la riteniamo fondamentale per far conoscere al Consiglio la reale situazione delle Comunità, con particolare riferimento a quelle volontarie e, indirettamente, dei Comuni.
Il Gruppo PD ha espresso quindi un generale apprezzamento in Commissione per la proposta normativa, nonostante il rifiuto dell’assessore a valutarne l’efficacia, non accogliendola, e durante l’esame dell’Aula ci proponiamo di illustrate alcune proposte emendative che riteniamo utili per rendere più efficace il testo.
Manuela Celotti
Trieste, 15 maggio 2025
2594 - CEL relazione PdL 27 clausola valutativa LR 21-2019