«Ora si apra il confronto con il mondo agricolo per garantire le necessarie tutele»
Udine 28.02.25 – «Il ddl 38 resta una norma parziale che non affronta questioni aperte che anche e soprattutto il mondo dell’agricoltura ha sottolineato, ossia la tutela dei territori agricoli e rurali. La chiusura quasi totale del centrodestra, anche sul tema del biometano, non garantirà una tutela concreta che con il fotovoltaico non c’è stata. La partita, però, non è chiusa: chiederemo la convocazione congiunta delle commissioni 2, Agricoltura e 4, Ambiente per avviare un percorso post legge di confronto con i territori e con i soggetti coinvolti a partire da nuove audizioni nella commissione competente». Lo hanno affermato i consiglieri regionali Andrea Carli, Massimiliano Pozzo e Manuela Celotti (Pd) intervenendo oggi a una conferenza stampa a Udine sul tema del fotovoltaico e delle fonti rinnovabili, all’indomani dell’approvazione da parte del Consiglio regionale del disegno di legge 38 “Installazione impianti a fonti rinnovabili”.
«Capiamo l’esigenza forte di una normativa, e da questo deriva il voto di astensione critico dettato da un senso di responsabilità» ha detto Carli sottolineando che «ci aspettavamo molto più coraggio perché in questa norma, in definitiva si limitano solamente gli impianti fotovoltaici. Non c’è un pensiero concreto sul mondo dell’agricoltura e soprattutto non c’è un pensiero concreto su come incentivare l’utilizzo delle aree meno appetibili, ossia le cosiddette aree idonee». E ancora, ha continuato il relatore del ddl 38 «esprimiamo un forte timore per il periodo lungo, di ben 12 mesi, per determinare le aree non idonee e che potrebbe determinare un’accelerazione delle domande di nuovi impianti». Un altro aspetto molto importante che «non viene considerato, riguarda gli impianti per la produzione a biometano, le cui dimensioni crediamo debbano essere correlate alle esigenze dei territori ospitante e non alle esigenze dei profitti».
Secondo il consigliere Pozzo, «questa legge è tardiva proprio perché molti impianti sono partiti senza alcun governo che potesse garantire il territorio e incanalare nel verso giusto la transizione energetica. E inoltre restano molti dubbi sulla tenuta e sull’applicazione della norma visto che resta scoperta una questione cruciale: non si prevedono ancora le aree non idonee, si rimanda la questione ai prossimi dodici mesi con una successiva delibera di Giunta, e per questo si rischia l’assalto alla diligenza, con la velocizzazione delle richieste». Durante il dibattito, ha spiegato ancora Pozzo «avevamo proposto un emendamento importante per incentivare le aree idonee, ma il centrodestra ha scelto di non accoglierlo. In questo modo gli investitori privati facilmente continueranno ad andare sulle aree non idonee che seppure scontano un iter burocratico più pesante, sono molto meno costose: è meno costoso andare su un campo agricolo piuttosto che su una cava o discarica. Il fatto di non aver regolamentato il biometano rispetto a distanze da centri abitati e dimensioni – ha infine concluso – rischia di impedire di gestire le istanze che arriveranno, come per esempio quelle di Pagnacco e Tavagnacco, Pertegada e Remanzacco al centro dell’attenzione mediatica in questi giorni».
La consigliera Celotti ha sottolineato che «la transizione energetica va affrontata con equilibrio, serve una strategia coraggiosa per spingere gli impianti sulle aree idonee e serve un confronto con il territorio, come chiede l’Anci. Le conseguenze della mancanza di governo della transizione energetica sono sotto gli occhi di tutti: si chiamano Aquileia, Romans d’Isonzo, ma anche Pradamano». Inoltre Celotti ha evidenziato «l’approvazione di un emendamento al ddl 38 grazie al quale abbiamo ottenuto la garanzia di una maggiore tutela per il paesaggio, riconoscendo, come aveva chiesto anche l’Associazione dei Comuni, e nelle more della conformazione al Piano paesaggistico regionale, i vincoli individuati nei Piani Regolatori comunali tra gli elementi per valutare i progetti». «Nei procedimenti autorizzatori, si considera, in particolare, che la localizzazione dell’impianto non deve compromettere visuali panoramiche, visuali di pregio e reti ecologiche locali, individuate dagli strumenti urbanistici comunali».
A margine, il consigliere Francesco Martines ha sottolineato il nodo dei siti dove realizzare gli impianti: «Se si vogliono salvaguardare in parte le aree agricole, seppur in forte ritardo, si acceleri sulla sdemanializzazione dei tanti siti militari abbandonati dei quali la nostra regione è piena.
Parliamo di caserme, poligoni, aree di addestramento, ettari ed ettari in stato di abbandono per i quali questa sarebbe un’occasione per fare una forte azione di bonifica da amianto e da depositi carburanti. L’occasione – insiste Martines – è propizia sia perché c’è l’ “allineamento dei pianeti” fra i due governi nazionali e regionale, sia per la presidenza di Fedriga alla Conferenza Stato Regioni». Ha poi ribadito che «siamo in forte ritardo con questa legge perché dopo il primo decreto legislativo 199 del 2021, si sarebbe potuto seguire l’esempio del Veneto, al fine di limitare le tantissime richieste che nel frattempo sono arrivate a occupare quasi cinquemila ettari di terreni agricoli, di cui circa l’80 per cento nella sola Bassa friulana».