Relazione di minoranza sulla Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza regionale 2025
Presentata dalla Giunta regionale il 15 novembre 2024
Egregio Presidente, Gentili Colleghe e Colleghi,
la parte della programmazione regionale contenuta nella Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza Regionale 2025 presentato in occasione della discussione della manovra di bilancio 2025-2027, non presenta grandi novità rispetto a quella del DEFR presentato con l’assestamento estivo, ma anzi ne riporta integralmente numerosi paragrafi; ciò di per sé non rappresenterebbe un aspetto negativo, se non per il fatto che si evidenzia lo sforzo limitato nell’evoluzione dell’analisi di ciò che accade e di ciò che necessariamente andrebbe aggiornato, almeno per evitare di dare per fatto ciò che ancora non lo è o per adeguare i testi alla realtà dei fatti.
Con questa doverosa premessa si potrebbe ripetere quanto già scritto in precedenza, ma è necessario che la valutazione sul documento sia inquadrata ed aggiornata nell’ambito di una situazione socio-economica regionale in evoluzione, per poterne dare il giusto rilievo.
È nella prima parte del documento che troviamo alcuni significativi aggiornamenti relativamente ai dati macroeconomici, tabelle e illustrazione della situazione dei diversi settori della vita socio-economica regionale. Anche qui numerosi paragrafi sono integralmente copiati dalla versione estiva ma altri vengono aggiornati e ci consentono di approfondire meglio la fotografia generale.
Le dinamiche in atto che emergono dai dati contenuti nelle premesse della NaDEFR sono le stesse che evidenziano gli studi più recenti delle maggiori agenzie e che la stessa Banca d’Italia ha messo nero su bianco nel suo ultimo report.
Il rallentamento in atto della crescita del PIL che porterà il 2025 all’azzeramento, prefigura un futuro poco roseo per l’Italia e per il nostro Friuli Venezia Giulia. Per certi versi i dati regionali sono peggiori di quelli nazionali.
Le cause del maggiore rallentamento regionale rispetto al contesto nazionale non può essere solo conseguenza della caratteristica di molte nostre aziende legate all’andamento delle esportazioni. Altrimenti non si spiegherebbe perché al contrario nel 2022 e 2023 la nostra economia cresceva meno appunto in epoca di espansione dell’export italiano.
C’è sicuramente dell’altro che va studiato e approfondito per poter individuare le criticità su cui cercare di intervenire in tempi celeri, anche alla luce della enorme disponibilità di risorse disponibili da qualche anno nel bilancio regionale.
Se guardiamo nel dettaglio i dati dei singoli settori, innanzitutto la tabella aggiornata ad ottobre 2024 riporta i dati Pil in calo rispetto a quella di maggio, mentre la tabella successiva che riguarda però ancora il II trimestre 2024, evidenzia segni di ripresa per quanto riguarda l’industria manifatturiera.
La tabella relativa alle esportazioni dal FVG viene aggiornata e viene esplicitato che alimentari e legno hanno aumentato l’export nel 2019-2023, affiancando bevande, elettronica e gomma plastica, mentre sono calati mobile, meccanica, apparecchi elettrici e siderurgia. Persiste la contrazione del ricorso al finanziamento da parte delle imprese, a causa dei costi per tassi di interesse, con un volume di finanziamenti che segna -16% e un importo garantito che segna -27,5%.
I dati relativi al turismo estivo evidenziano valori positivi dell’ordine del 4% (ma facendo un raffronto nel 2024 con Lombardia e Trentino Alto Adige quest’ultime fanno almeno il doppio di incremento) ma con flessione delle località balneari (in parte dovuta a fattori climatici nel mese di giugno), che pesano molto sul valore complessivo e che rappresentano perciò un elemento di riflessione da non sottovalutare. È evidente che in ottica futura bisognerà riflettere su eventuali variazioni alla strategia.
Riguardo alla cultura vengono aggiornati i dati al solo 2023 e fatto il raffronto con il 2022, che vede un aumento complessivo e un ritorno a dati pre-pandemia; per i trasporti i dati mostrano un sostanziale dato stabile per il sistema portuale, mentre risultano piuttosto incoraggianti i numeri di Trieste Airport, in deciso aumento soprattutto nel periodo estivo; riguardo al mercato del lavoro c’è l’aggiornamento al secondo trimestre 2024, con una particolare nota sul calo della disoccupazione femminile del 36%.
Relativamente ai principali dati aggregati di finanza pubblica, oltre al già ricordato rallentamento della crescita del PIL, emerge che la spesa per consumi delle famiglie diminuisce dal 2,4 al 1,6%, mentre la crescita degli investimenti fissi aumenta dal 0,8 al 1,8%, e rimane invariata la previsione di spesa delle Amministrazioni Pubbliche al 2,6%; il tasso d’inflazione è in forte aumento dal 1,1 al 1,8% e il dato già impietoso del divario tra aumento dell’inflazione e delle retribuzioni (il dato però è relativo al solo Comparto unico EELL) che a luglio si attestava a più di dodici punti ora è arrivato a tredici.
Nella sezione dedicata al Comparto unico è interessante la chiosa finale che parla proprio di quanto andiamo dicendo da tempo, cioè che c’è la “necessità di utilizzare anche la leva contrattuale per introdurre misure finalizzate a rilanciare l’attrattività del Comparto unico, sia in termini di incrementi del trattamento economico fondamentale, sia attraverso altri istituti”, ed infatti la curva dei redditi del comparto non dirigenti è di fatto una linea piatta.
L’analisi dei dati statistici relativi al Comparto unico concentra i propri sforzi per dimostrare (a nostro avviso in modo non troppo convincente) che l’andamento del numero dei dipendenti nei Comuni non è in relazione alla dimensione degli stessi; il commento generale risulta piuttosto positivo, evidenziando come “nel suo complesso” la tendenza mostri una crescita del personale…
Per una più oggettiva considerazione del fenomeno, vale la pena sottolineare che fra il 2015 e il 2023, il personale dei Comuni è diminuito del 16% (da 11.168 a 9.562), mentre quello della Regione è aumentato del 24% (da 2.876 a 3.577). Quindi la difficoltà di reperimento del personale non è uguale per tutti, anzi: risulta piuttosto evidente il fenomeno per il quale molti dipendenti comunali hanno partecipato ai concorsi organizzati dalla Regione, e ora stanno lasciando uffici sguarniti e sindaci preoccupati. Ciò comporta l’impossibilità per alcuni Comuni di realizzare le opere per le quali ricevono i contributi, o addirittura la rinuncia a partecipare a bandi per evitare di appesantire il già precario funzionamento degli uffici: nella fase attuale caratterizzata da abbondanti risorse disponibili, per i Comuni che hanno problemi di personale tutto ciò significa rinunciare ad importanti opportunità di sviluppo per il loro territorio.
Allo stesso tempo, la Regione dispone di una quantità di risorse tale da renderne difficile la gestione e la redistribuzione nonostante l’aumentato numero di dipendenti, e pertanto diviene quasi obbligatorio passare sempre più frequentemente da bandi basati su graduatoria a bandi con procedure a sportello, che premieranno i Comuni più “veloci” (che verosimilmente sono, ancora una volta, quelli con gli uffici più strutturati).
Le considerazioni sopra esposte non compaiono in questo DEFR, che sembra invece concentrare la propria attenzione sull’elezione diretta dei futuri presidenti delle Province: anche in questo caso, sarebbe invece necessario strutturare adeguatamente le EDR assumendo nuovo personale, al fine di consentire ad esse una gestione del territorio per le funzioni loro assegnate. Riteniamo che il buon senso comune dovrebbe suggerire maggiore attenzione alla concretezza rispetto ad operazioni di mera propaganda, che non porteranno alcun miglioramento nel funzionamento della macchina amministrativa, se non all’ampliamento del numero di incarichi disponibili per la classe politica.
Il quadro finale delle entrate evidenzia le diverse voci delle entrate tributarie regionali indicando che per il prossimo triennio esse ammontano a 6.890,50 milioni di euro per ciascun anno. Pertanto, da un confronto con la previsione delle entrate dell’anno 2024 pari a 6.154,50 milioni di euro, le entrate stimate per l’anno 2025 portano ad un aumento di ben 736 milioni di euro. Tenendo conto del quadro delle spese presentato che comprende diverse voci vincolate in aumento rispetto all’anno precedente, l’effettiva disponibilità maggiore nel 2025 corrisponde a oltre 500 milioni rispetto alla precedente manovra.
La questione di fondo della società regionale, già nota e rimarcata nelle precedenti relazioni, rimane sempre quella demografica. I dati confermano ancora il drastico calo delle nascite, che determina un saldo naturale fortemente negativo, compensato solo dal saldo migratorio determinato dall’arrivo in regione di popolazione soprattutto in età lavorativa che per fortuna aumenta la capacità produttiva regionale e alimenta i settori che sono in deficit di manodopera; tuttavia, va sottolineato che si tratta di un fenomeno debole che non copre le esigenze delle aziende e che ovviamente si concentra solo in alcuni territori, mentre la maggior parte dei Comuni continuano a mantenere una chiara tendenza orientata alla decrescita demografica, soprattutto in montagna, con tutte le gravi conseguenze di carattere sociale ed economico. Demografia ed economia sono elementi fortemente legati l’uno all’altro.
Potremmo quindi ripetere quanto già scritto in precedenza, ma a maggior ragione oggi, riteniamo che l’inversione dell’attuale tendenza demografica vada perseguita attraverso precisi obiettivi che rendano attrattiva la nostra regione verso chi vorrà venire a vivere e lavorare nelle aziende del territorio. Ripetiamo con forza che per fare questo serve fornire servizi adeguati alle esigenze delle famiglie e politiche abitative mirate, legate anche alle strategie di sviluppo delle aziende. Senza una revisione della disciplina in materia di politiche abitative questa regione è destinata a invecchiare e impoverirsi molto velocemente.
Nelle pagine di questo documento di programmazione non ritroviamo, e ce ne rammarichiamo, una esplicitazione di azioni e strategie volte ad affrontare e risolvere le questioni sopra citate: dopo sette anni di governo, e soprattutto una dotazione finanziaria mai vista in passato, ci saremmo aspettati qualche atto concreto, qualche informazione più definita rispetto alla riforma sociosanitaria regionale più volte accennata dalla Giunta; almeno le linee guida di un Piano che potesse in qualche modo essere valutato e condiviso dal Consiglio regionale.
In conclusione, se può essere comprensibile che la Giunta si autovaluti positivamente rispetto ai dati con segno più presentati nel documento, quello che non condividiamo è la sottovalutazione di quello che avverrà nell’immediato futuro; non basta ricordare tutte le misure e le risorse distribuite nei vari capitoli. È giunto il momento di valutare l’impatto creato da tali risorse: se esse in alcuni frangenti non sono riuscite a produrre miglioramenti apprezzabili, bisognerebbe valutare cambi di rotta e soprattutto concentrare le azioni (e le risorse) sui temi più importanti.
In sintesi, il documento presentato non può essere considerato soddisfacente, sia dal punto di vista delle premesse che soprattutto quello del merito delle questioni affrontate. Ci saremmo aspettati ben altre proposte e idee su cui confrontarci. Ancora una volta sembra un’occasione mancata. Rispetto alla quantità di risorse a disposizione dovremmo discutere su progetti e idee innovative di portata davvero pluriennale.
Ulteriori considerazioni saranno riportate nella relazione al Bilancio; in sede di dibattito in aula porteremo i nostri contributi costruttivi, come sempre peraltro fatto, soprattutto sui temi fondamentali che richiedono una svolta decisa, consapevoli delle enormi risorse disponibili nel bilancio regionale che richiedono responsabilità di scelta per essere all’altezza delle importanti sfide del futuro.
Andrea Carli
Trieste, 6 dicembre 2024
2024 - CAR Relazione minoranza NADEFR2025