CARLI: Relazione di minoranza sul DDL 38

Pubblicato il venerdì 21 Feb 2025

Relazione di minoranza sul DISEGNO DI LEGGE n. 38 Norme per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili sul territorio regionale

Presentato dalla Giunta regionale il 3 febbraio 2025

Egregio Presidente, Gentili Colleghe e Colleghi,
la conciliazione della transizione energetica con le questioni della tutela del paesaggio, del sistema agricolo e della vita delle persone è un nodo cruciale del nostro tempo e delle scelte politiche che anche noi siamo chiamati a compiere.
L’impegno di convertire la produzione di energia per ridurre al massimo il consumo di combustibili fossili e la produzione di CO2 è un impegno rispetto al quale non possiamo sottrarci, non solo per le previsioni legislative degli enti sovraordinati alle regioni, ma per un senso di responsabilità a cui siamo chiamati, in senso generale, al fine di provare a garantire un futuro non solo al genere umano, ma anche a tutte le altre forme viventi che vivono in questo pianeta.
Non possiamo nemmeno dimenticare la necessità di “fare la nostra parte” per conseguire una maggiore autonomia energetica a livello nazionale, secondo gli obiettivi assegnati al Friuli Venezia Giulia di un aumento di maggiore energia proveniente da F.E.R. pari a quasi 2 GWh entro il 2030: obiettivo molto sfidante, per il raggiungimento del quale è stato messo in atto un sistema di incentivazione e di sostegno economico affinché possano svilupparsi tutti i progetti di investimento necessari alla transizione.
Ma il raggiungimento di questo obiettivo così importante non può esimerci dal tenere conto della necessità di definire regole chiare finalizzate all’equilibrio ed alla sostenibilità, tenendo in debito conto l’ambiente e il benessere dei cittadini e delle cittadine della nostra regione, nonché la tenuta del sistema economico, in particolare quello agricolo, che rischia di essere messo in condizioni di forte squilibrio generato dalla proliferazione di nuovi impianti di produzione di energia elettrica rinnovabile, le cui dimensioni saranno sempre più spesso correlate alla massimizzazione del profitto derivante dal sistema di incentivazione, a scapito della opportunità di definire dimensioni di impianti commisurate alle esigenze del territorio circostante.
Mi pare fondamentale partire da questo rapido inquadramento per affrontare il disegno di legge n. 38 che oggi siamo chiamati a discutere e votare, perché credo sia evidente a tutti e tutte noi che affrontare i temi del fabbisogno energetico (e quindi del conseguente crescente bisogno di energia), il superamento dell’uso di combustibili fossili, la riduzione della produzione di CO2, significhi dover considerare e tenere assieme la questione del lavoro, della salute, dell’ambiente e del paesaggio, della qualità della vita delle persone. In poche parole: dobbiamo garantire una transizione basata sull’equilibrio.
Alcuni colleghi della maggioranza durante le sedute in IV Commissione, secondo i quali il DDL38 rappresenta quanto di meglio sia possibile elaborare dati i dettami normativi sovraordinati vigenti, in attuazione all’articolo 20, comma 4 del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199 (Attuazione della direttiva (UE) 2018/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2018, sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili) e del successivo decreto del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica del 21 giugno 2024 (Disciplina per l’individuazione di superfici e aree idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili).
Riteniamo che questa valutazione sia fin troppo benevola e, al contrario, siamo convinti che il disegno di legge possa essere ampiamente integrato e perfezionato, al fine di evitare che il DDL38, decisamente attento agli impianti fotovoltaici (per i quali il presidente di ANCI FVG non ha esitato a dire che “i buoi sono già usciti dal recinto”), ignori aspetti fondamentali per regolare gli impianti relativi ad altre tipologie di F.E.R., per i quali potremmo essere ancora in tempo per “mantenere i buoi nel recinto” e salvaguardare l’equilibrio del sistema.
Occorre ricordare che il Gruppo consiliare del Partito Democratico, su questo tema, ha presentato una Proposta di Legge già nel corso della XII Legislatura, la n. 134: quella proposta fu rimbalzata dalla commissione all’aula, nel frattempo sono proliferate le richieste di autorizzazione ad impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili.
Con un certo rammarico va osservato come le tempistiche con cui arriviamo a normare questa materia non siano assolutamente corrispondenti alle esigenze del territorio regionale, in primis dei Comuni del Friuli Venezia Giulia, impotenti davanti ai procedimenti autorizzativi. Ecco Presidente, anche su questo argomento, ovvero quello del coinvolgimento del territorio e delle Amministrazioni locali nei procedimenti, dovremmo aprire una discussione ampia in questa assemblea.
Arriviamo con colpevole ritardo dicevo, con le Amministrazioni comunali lasciate sostanzialmente sole a gestire le questioni che si sono aperte nei territori. Abbiamo ora la possibilità di corrispondere comunque il più possibile alle esigenze che in questi mesi trascorsi sono emerse: il consumo di suolo, in particolare quello destinato all’agricoltura, la salubrità dei luoghi, la tutela del paesaggio, le distanze dai centri abitati, la tutela della produzione agricola regionale finalizzata all’agroalimentare, la coerenza tra dimensioni degli impianti e le esigenze del territorio, la correlazione esistente tra nuovi impianti e la necessità di adeguare le infrastrutture di trasporto dell’energia elettrica agli obiettivi di maggior produzione, il tema dell’approvvigionamento della materia prima agricola e zootecnica per gli impianti a biometano.
Sono temi che meritano ancora una attenzione importante durante la discussione di questo DDL e che anche le audizioni dei portatori di interesse in IV Commissione consiliare ci hanno evidenziato come questioni importanti.
Su questi temi, Presidente, e sempre con spirito costruttivo e grande senso di responsabilità, abbiamo articolato i nostri interventi durante l’esame del Disegno di Legge in IV Commissione; così faremo ora, durante l’esame in aula.
Crediamo ancora, nonostante la bocciatura di tutti gli emendamenti presentati dalle forze di opposizione in IV Commissione, che si possa trovare un maggiore equilibrio rispetto della tutela del paesaggio, in particolare limitando la vicinanza degli impianti di produzione ai centri abitati.
In generale, esprimiamo un forte timore legato al periodo eccessivamente lungo con il quale questo DDL prevede la definizione delle aree non idonee: 12 mesi durante i quali potrebbe generarsi un caos normativo che, come risultato finale, potrebbe determinare una forte accelerazione delle domande di autorizzazione per nuovi impianti prima della piena attuazione del DDL38. Tutto ciò ci sembra fortemente in contrasto con la soddisfazione espressa in IV Commissione dai consiglieri di maggioranza per essere la seconda Regione a normare dopo l’entrata in vigore del decreto del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica del 21 giugno 2024 (Disciplina per l’individuazione di superfici e aree idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili). Questo anche per il fatto che la legge non interviene sui procedimenti in corso, la nuova normativa potrebbe intervenire perlomeno sulla valutazione della sostenibilità dei progetti presentati.
Un aspetto sul quale il DDL38 risulta a nostro avviso fortemente carente riguarda gli impianti per la produzione di biometano: per questa tipologia di impianti, il disegno di legge considera l’occupazione di suolo esclusivamente rispetto all’impianto di produzione, non tenendo però in debito conto le superfici agricole collegate alla produzione della materia prima necessaria al funzionamento dell’impianto stesso, con particolare riferimento alla produzione di prodotti agricoli destinati ai vari impianti di biometano, con il conseguente vincolo di ingenti superfici agricole del territorio regionale. Crediamo che la valutazione su questa tipologia di impianti debba tenere in considerazione anche questo elemento, onde evitare forti motivi di disequilibrio nel mondo agricolo, e conseguentemente riteniamo urgente e necessario un forte coinvolgimento anche dell’Assessorato e della Direzione Agricoltura nella costruzione di una normativa realmente efficace; anzi, per la verità, facciamo fatica a capire come mai ciò non sia già avvenuto da tempo, visto che queste problematiche le abbiamo recepite attraverso il semplice ascolto del territorio, di cui fa ovviamente parte anche il mondo agricolo.
Mondo agricolo che, con la saggezza che da sempre lo caratterizza, ci dice una cosa del tutto scontata ma verosimilmente inascoltata: gli impianti per la produzione di biogas o biometano, nati per risolvere il problema dello smaltimento dei reflui zootecnici, devono avere una dimensione fortemente correlata alle esigenze del territorio, al fine di garantire un equilibrio ed una sostenibilità nel territorio.
Così spesso non è, data l’opportunità di sfruttare al massimo gli incentivi. Non considerare la necessità di normare ora e a 360° le questioni legate agli impianti per la produzione di biometano rappresenterebbe, a nostro avviso, una grave mancanza di visione strategica: vorrebbe dire, signor Presidente, che l’energia elettrica (o il metano) sia diventata più importante del pane; sarebbe curioso sapere cosa ne pensa il Ministro per la Sovranità alimentare di questi terreni tolti all’agricoltura, o dell’agricoltura fatta per finalità diverse dall’alimentare.
Energia o pane? Speriamo di non ridurre la discussione a banalizzazioni simili al dilemma tristemente famoso come “burro o cannoni” di mussoliniana memoria, anche perché le conclusioni nei ragionamenti di allora portarono ad epiloghi piuttosto tragici; mi si perdoni la battuta, obiettivamente azzardata, che però sta a significare come il tema che trattiamo sia profondo e abbia a che fare con la vita delle persone e con la società che ci immaginiamo per il futuro; si tratta di temi che non si possono sempre affrontare solo sotto l’aspetto della tecnica o dell’amministrazione; soprattutto non possiamo permetterci di trattarli come scelte mutuamente esclusive l’una dell’altra, del tipo “O energia O pane”, ma dobbiamo operare invece scelte equilibrate per di garantire sia l’autonomia energetica che quella alimentare.
Con questa consapevolezza, mi sento di sottolineare a tutti i colleghi il rischio di vedere nel prossimo periodo la proliferazione incontrollata di nuovi impianti per il biometano se il DDL38 non sarà integrato e migliorato attraverso emendamenti relativi alle tematiche sopra esposte.
Ancora, rimane il tema del fine vita di questi impianti: cosa ne sarà di quelle aree una volta che il ciclo di produzione sarà terminato? Alcuni emendamenti che crediamo debbano trovare il favore dell’aula vanno in questo senso: la presenza di fidejussioni per la restituzione del suolo nelle condizioni originarie e la semplificazione del procedimento della variante urbanistica per ripristinare la zonizzazione allo stato precedente all’autorizzazione, onde evitare di avere, tra 30 o 40 anni, ettari ed ettari di terreni, storicamente agricoli, preda di ulteriori speculazioni.
Vi è poi tutto il grande tema, sollevato da molti degli auditi in commissione, delle infrastrutture di trasporto dell’energia. Su questo, grazie proprio al lavoro in commissione, si è compreso come ci sia un’attenzione da porre che può avere due possibilità: una, quella della valutazione dell’idoneità delle aree anche sulla base delle reti; l’altra, l’intervento del privato a rafforzare le reti esistenti, sia in funzione della sicurezza che della stabilità delle linee.
Infine, ci pare un’ottima osservazione quella portata da Legambiente in IV Commissione, che propone il rapporto tra impianto energetico e sistema agricolo, prevedendo contrattualizzazioni per mantenere in coltivazione o in gestione per lo meno le porzioni di superficie che non sono del tutto occupate.
Da ultimo, prima di andare a concludere, desidero tornare sulla visione che abbiamo della nostra Regione nel lungo periodo e penso a come favorire la transizione energetica conciliando la tutela delle aree agricole, dei beni culturali e paesaggistici, del benessere dei nostri concittadini.
Poiché le imprese continueranno (comprensibilmente) a cercare di realizzare i propri futuri nuovi impianti nelle aree dove è più conveniente farlo al fine di massimizzare il ritorno degli investimenti, siamo convinti della necessità non solo di porre vincoli per limitare il più possibile il depauperamento del territorio, ma soprattutto dell’opportunità di favorire al massimo l’uso di quelle aree degradate, anche attraverso delle forme di incentivazione, certamente più efficaci nell’orientare le scelte rispetto a procedimenti autorizzativi più o meno complessi a seconda delle tipologie di aree interessate.
In conclusione, signor Presidente, siamo convinti che questo DDL sia una occasione importante per delineare una visione strategica della nostra Regione, proprio nel tempo in cui è avviato il processo di variante al Piano di Governo del Territorio che tratta, ovviamente, anche la questione energetica. Tutta l’aula ha dimostrato profondo interesse rispetto a questo disegno di legge, che, ribadisco, non norma solo questioni tecniche ma rappresenta soprattutto una strategia politica. A nostro parere, per fare un buon lavoro, sarebbe stato necessario un po’ più di tempo per approfondire e valutare i temi di cui abbiamo accennato in questa relazione; abbiamo invece percepito una volontà di “fare presto”, che certamente non ha aiutato a definire un DDL completo in tutti gli aspetti evidenziati nell’audizione.
Gli emendamenti che abbiamo presentato e gli Ordini del Giorno che presenteremo vanno nella direzione di cercare di migliorare il DDL, per ottenere una mediazione tra transizione energetica e tutela dei cittadini, del paesaggio e dell’economia agricola, per garantire equilibrio e sostenibilità al nostro territorio e alle nostre comunità.
Speriamo che il dibattito in aula possa portare all’accoglimento delle nostre proposte, per poter condividere nel modo più ampio possibile tra le forze politiche presenti in quest’aula la consapevolezza della necessità di dover fare non solo presto, ma anche bene su questo tema strategico così importante.

Andrea Carli

Trieste, 21 febbraio 2025

2279 - CAR relazione minoranza DDL 38

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