Trieste, 16.12.25 – «La mancanza di regole puntuali sugli impianti di biometano sta creando una spaccatura sui territori e a Pagnacco questo è emerso in maniera forte: i cittadini, preoccupati, chiedono tutele e ascolto, la Regione ne tenga conto nel definire una normativa che consenta la transizione energetica nel rispetto dell’ambiente, del paesaggio e della vivibilità dei territori». Lo afferma la consigliera regionale Manuela Celotti (Pd) presente oggi a Trieste nel palazzo del Consiglio regionale alla consegna della petizione del Comitato No biometano a Pagnacco, al presidente del Consiglio, Mauro Bordin.
«C’è stata una grandissima mobilitazione dei cittadini, attraverso il comitato No biometano a Pagnacco, con il sostegno dell’amministrazione comunale, che fin da subito si è posizionata al fianco dei suoi cittadini. Quello che manca, invece, è una vera regia regionale e un ragionamento su dove sia opportuno realizzare questi impianti e a quali condizioni. Insomma, regole che i Comuni possano recepire e declinare sul loro territorio. Non è pensabile che i piccoli Comuni siano lasciati da soli ad affrontare le conseguenze della transizione energetica».
Secondo Celotti «è comunque necessario fare una distinzione fondamentale sugli impianti di biometano, perché un conto sono i piccoli impianti a servizio del ciclo produttivo delle singole aziende, un conto sono i mega impianti, spesso proposti da fondi di investimento a scopo anche speculativo. Questa è una distinzione fondamentale che poi si traduce in ettari da coltivare per far funzionare gli impianti, in ettari che servono per la redistribuzione del materiale residuo, in problemi di viabilità e di trasporto di reflui provenienti da stalle site in altri comuni, e in problemi di odori. Tutte questioni – conclude Celotti – che sono state sollevate dalla comunità di Pagnacco e che mi auguro vengano tenute in considerazione».


