Trieste, 24.11.25 – «La quantità di risorse stanziate nei comparti economici sono indubbiamente generose e positive e diamo atto dello sforzo fatto finora. Serve comunque garantire una qualità di tali interventi per supportare lo sviluppo». Lo affermano i consiglieri regionali Roberto Cosolini, Andrea Carli, Massimiliano Pozzo e Francesco Martines (Pd) che oggi hanno preso parte alla seduta della seconda commissione, riunita per l’esame delle parti di competenza della legge di Stabilità 2026-2028 e del bilancio regionale.
Il consigliere Cosolini sottolinea la «condivisione già espressa dal Pd di quanto si sta facendo per il commercio e per il turismo, tuttavia resta una preoccupazione per l’andamento della manifattura e del pil come ha fatto emergere recentemente anche Confindustria Udine. Abbiamo bisogno di una manifattura di qualità che possa contribuire concretamente alla crescita della comunità regionale. Certamente l’andamento dell’economia non dipende in toto dalle politiche pubbliche, che peraltro devono cercare di utilizzare risorse nel migliore modo possibile, ma questo non ci esonera dal trovare soluzioni innovative che aggiungano qualità a una quantità decisamente importante». Se questo non sarà possibile nel corso di questa legge di Stabilità, continua Cosolini, «lo si faccia dopo la manovra. Dobbiamo fare tutto il possibile – conclude – affinché la manifattura regionale possa ricevere tutto quello che la politica può dare».
«La crescita lenta del Fvg – afferma Carli – sta avvenendo già da alcuni anni, ben prima della situazione geopolitica degli ultimi anni e, in particolare, dei problemi legati all’imposizione dei dazi. Va quindi fatto uno sforzo in termini programmatori per provare a immaginare politiche economiche diverse rispetto a quelle sin qui adottate. Riconosciamo che nel Defr ci siano alcuni spunti, ma è importante iniziare concretamente a creare le premesse per diversificare il mix produttivo regionale, tradizionalmente orientato alla manifattura e in particolare alla meccanica. Per questo processo di trasformazione del mix produttivo regionale, la parte formativa sarebbe già adeguata poiché le nostre università regionali da anni formano con successo tantissimi giovani rispetto a competenze legate ai settori maggiormente innovativi; purtroppo, mancando sbocchi professionali in regione per questi settori, la maggior parte di questi giovani va a lavorare fuori regione, anche all’estero. Servono quindi strategie forti per aumentare l’attrattività e serve una regia sulle questioni economiche. Al fine di favorire l’attrattività delle imprese, serve definire anche un potenziamento della programmazione per la messa a disposizione di capannoni negli spazi industriali». Infine, Carli pone l’accento sull’occupazione: «A fronte di un aumento di posti di lavoro negli ultimi cinque anni, la provincia di Pordenone è l’unica rimasta al palo, con lo stesso numero di occupati di cinque anni fa e questo ci preoccupa. Questo purtroppo è legato anche con alcune crisi industriali, ma deve essere necessariamente oggetto di ragionamento: dobbiamo giocare all’attacco e non solo in difesa».
Secondo il consigliere Pozzo, «il nostro sistema, pur stagnante e in difficoltà, sta tenendo e questo è importante e non scontato visto il quadro internazionale ed europeo. Serve accelerare per la realizzazione del centro studi economico regionale, utile per un’analisi puntuale della situazione delle attività produttive. Sappiamo – continua Pozzo – che c’è il tema di fondo del nanismo delle nostre imprese, così come è noto che uno dei problemi strutturali del Paese e anche della nostra regione è la questione dell’innovazione, su cui le stesse categorie economiche chiedono di spingere di più per rendere le imprese più competitive. Sui bandi bisognerebbe essere più incisivi favorendo gli sviluppi su nuove tecnologie, digitale e intelligenza artificiale». Infine, conclude, «c’è il tema dell’accesso al credito. Abbiamo visto che nonostante gli sforzi anche a livello regionale permane una situazione di difficoltà delle imprese sul canale del credito bancario tradizionale. Visto che le nostre finanziarie, a partire dal Frie, sembra lavorino bene e con efficacia, chiediamo di valutare di integrarle con alcuni canali specifici che possano dare risposta alle imprese in difficoltà, specie le piccole e medie».
«L’industria – afferma Martines – è certamente il settore alla base della nostra economia. Tuttavia va fatto un focus sul turismo, dove ci sono sicuramente risultati in termini di presenze e accoglienza, grazie alle risorse di cui il Fvg è ricco e che possono e devono essere conosciute sempre più da un pubblico esteso. Come è stato fatto per il commercio con l’Agenda manifattura 2030, dunque, servirebbe pensare, allo stesso modo, a un’Agenda turismo 2030. Il turismo diventa sempre più un vettore economico importante e nel Defr si parla di turismo culturale. Tuttavia sono stati dimenticati alcuni siti Unesco su cui è necessario intervenire, visto che si sta investendo, ci sono risultati e ci sono pure potenzialità di crescita maggiori rispetto ad altri settori».


