BOLZONELLO: I cambiamenti in FVG del tessuto produttivo

Articolo per “La città” sul manifatturiero

Il manifatturiero ha trasformato profondamente questa terra, rendendola culla di uno dei più significativi sviluppi industriali del secondo dopo guerra e garantendo così, ricchezza diffusa, servizi, autonomia e identità. Una crescita innescata da figure che riuscirono a combinare capacità imprenditoriali con un profondo senso di appartenenza e responsabilità verso questa terra. Le loro scelte rimangono, ancora oggi, insegnamenti validi per il presente povero, purtroppo, di coraggio, coesione e lungimiranza.
Oggi ci troviamo in una condizione profondamente mutata rispetto a quegli anni; il nostro sistema economico è interessato da profonde difficoltà che necessitano, per essere superate, di nuove politiche economiche basate non solo su logiche passive, bensì su azioni in grado di costruire linee d’indirizzo per il futuro.
In questo quadro il nostro comparto manifatturiero è stato interessato, negli ultimi anni, da una profonda contrazione e ridimensionamento. Le conseguenze sono, purtroppo, visibili a noi tutti.
E’ importante sottolineare però che, nonostante le profonde trasformazioni economiche degli ultimi due decenni, oggi più che mai, si è ribadita l’importanza del comparto manifatturiero a discapito di coloro che ipotizzavano il suo definito superamento nei paesi ad alto tasso di industrializzazione. Una tendenza internazionale questa rimarcata dalle politiche economiche americane, ferme a sostenere l’assunto che non si può generare innovazione senza manifatturiero, e dalla Comunità Europea che si è posta come obiettivo di passare, entro il 2020, dall’attuale 15,6% del Pil legato al manifatturiero al 20%.
Queste indicazioni rimarcano pertanto l’importanza del manifatturiero e la necessità di considerarlo elemento centrale nella definizione delle future politiche economiche.
La sua importanza consiste nella capacità di generare una maggiore crescita dell’intero sistema economico rispetto ad altri comparti. Inoltre il manifatturiero è in grado di incarnare perfettamente, nel suo essere, le nostre tradizioni, la nostra storia, la nostra fantasia e la nostra flessibilità culturale e operativa; riusciamo, in esso, a veicolare i valori associati alla nostra qualità di vita, all’unicità dell’esperienza artigianale e alla creatività, valori che ci caratterizzano positivamente a livello internazionale.
E’ pertanto necessario ripensare il nostro comparto manifatturiero per renderlo in grado di soddisfare le nuove esigenze del mercato e collocarlo in una posizione dinamica e propositiva rispetto alle nuove tendenza. Qualità, disponibilità e produttività della forza lavoro rimangono fattori chiave per pilotare programmi d’innovazione per le aziende del manifatturiero, ma per salvaguardare la competitività servono politiche in grado di offrire strumenti alle aziende per favorire i processi d’internazionalizzazione, di miglioramento dei processi produttivi e di capacità di innovazione sui propri prodotti.
La rapida evoluzione nel tempo di vita dei prodotti comporterà, sempre di più, la costruzione di processi produttivi dinamici in grado di adattare i livelli di qualità e i ritmi produttivi alle specifiche condizioni del momento. Per questo sarà centrale la disponibilità di nuove tecnologie hardware e software e di nuove metodologie per il miglioramento delle prestazioni di fabbrica e per il controllo della qualità che siano in grado di garantire il raggiungimento dei target di qualità e produttività richiesti anche per produzioni in piccoli lotti. Altresì sarà fondamentale una piena integrazione agli standard della produzione sostenibile e della formazione del capitale umano per apportare un continuo arricchimento del processo produttivo.
È pertanto necessario dare sostegno alle aziende per adeguarsi a questi nuovi standard correnti del mercato e, contemporaneamente, promuovere la nascita e lo sviluppo di nuove iniziative economiche che sappiano sviluppare progetti di qualità, con una visione durevole di sviluppo sia dal punto di vista economico, in termini di profittabilità, che sociale, in termini di collegamento con il territorio.
La Regione per questo cambiamento può mettere a disposizione strumenti di incentivazione finanziaria, finanziamenti agevolati, contributi a fondo perduto e attività di sostegno alle imprese tramite Frie, Friulia, Finest e la stessa Banca Mediocredito del FVG. Ma soprattutto deve divenire “cabina di regia” per riunire assieme tutte le eccellenze private e pubbliche regionali. In altri termini fare sistema per coordinare ogni intervento di sviluppo e rendere attrattivo il territorio regionale per il sistema imprenditoriale.
Altresì la Regione dovrà intervenire per far dialogare la “nuova” manifattura artigianale e industriale con le altre risorse territoriali come la cultura, il turismo, il rispetto e la cura dell’ambiente e dei paesaggi.
Per fare questo serve coesione, partecipazione e responsabilità. Daniele Marini, direttore della Fondazione Nordest, in merito fa un ‘osservazione che trovo pertinente: “Il Nordest del passato era una metropoli inconsapevole, che è cresciuta senza programmazione. Quello del futuro dovrà essere una metropoli consapevole, non più chiusa negli steccati dei Comuni”.
La Cucineria Inguscio manifatturiera della Provincia di Pordenone deve divenire un laboratorio per avviare un modello di ridefinizione dei suoi assunti. Parallelamente è urgente cogliere, prima che sia troppo tardi, le opportunità di nuovo sviluppo che possono avviarsi da segmenti produttivi in cui le competenze locali sono maggiormente consolidate.
L’orizzonte ci offre un opportunità: diventare un vero e proprio progetto pilota per tutta la Regione. Il resto è solo responsabilità nostra.