Tagliamento: Gruppo Pd, tempi imbarazzanti e ancora troppa confusione

Pubblicato il mercoledì 05 Nov 2025

Trieste, 04.11.25 – «I tempi per aggiornare l’audizione sul Tagliamento sono imbarazzanti, così come è imbarazzante, nel 60° anniversario dell’alluvione di Latisana, aver tenuto fuori il comitato. E a completare il quadro deludente è la troppa confusione che ancora oggi regna sovrana». Lo affermano i consiglieri regionali Nicola Conficoni, Massimiliano Pozzo, Francesco Martines e Manuela Celotti (Pd) a margine della seduta della IV commissione riunita per il completamento dell’audizione che si è svolta il 4 novembre 2024 sulla messa in sicurezza del fiume Tagliamento.

«Da questa audizione emerge una grossa delusione perché un anno dopo il precedente appuntamento non è stata ancora individuata la soluzione all’annoso problema delle possibili esondazioni del fiume» afferma Conficoni. «Negli interventi fatti da sindaci e soggetti coinvolti non sono mancate critiche alla Giunta Fedriga che non ha solo colpevolmente disertato le celebrazioni per il sessantesimo anniversario dell’alluvione di Latisana, ma anche speso in ritardo i fondi stanziati dal centrosinistra per realizzare alcune opere utili a limitare il rischio di allagamenti. Quel che è peggio, comunque, è che il presidente Fedriga ha calato le braghe di fronte a Zaia accettando passivamente l’inversione della portata del canale scolmatore Cavrato che aggrava l’impatto delle opera da realizzare in Friuli Venezia Giulia per laminare le piene». Secondo Conficoni, «invece siamo ancora impantanati in una grandissima confusione, tra tira e molla sui progetti, passi in avanti da parte di Fratelli d’Italia e infine il presidente Fedriga che ha detto che la politica non si deve interessare perché solo i tecnici devono darci la risposta al tema. Ora verrà elaborato un Docfap (Documento di fattibilità delle alternative progettuali). Mancherà però quel dibattito pubblico che a nostro avviso offre una maggiore garanzia di individuare una soluzione che tiene insieme l’esigenza della sicurezza idraulica a quella comunque imprescindibile della tutela ambientale – conclude – di un patrimonio straordinario per la nostra regione come il fiume Tagliamento».

Secondo il consigliere Pozzo, «Autorità di bacino e Giunta regionale nel 2023 hanno modificato il piano di gestione rischio alluvioni sostituendo Pinzano con traversa di Dignano e casse espansione a Varmo e giustificando questa scelta sulla base di evidenze tecniche e scientifiche. Poi autorità e giunta regionale sono andate a incontri pubblici sul territorio annunciando che a breve si sarebbe arrivati alla progettazione, e appellandosi sempre a scienza e tecnica. Ad aprile 2024 la giunta ha deliberato mandando avanti la procedura di progettazione su Dignano e Varmo, sempre sulla base di motivi tecnici e scientifici. Oggi a distanza di più di un anno sentendo gli esperti tra cui il luminare chiamato dalla Regione pare che tutto sia in discussione, a partire proprio dal modello tecnico e scientifico sulla cui base autorità e regione avevano scelto Dignano e Varmo. Cosa intendono fare l’autorità di bacino e la giunta regionale? Come intendono proseguire? Hanno abbandonato queste opere? Ne fanno altre? Sono convinto che la scienza e la tecnica siano indispensabili per affrontare la questione complessa del Tagliamento. Ma qua pare che sia proprio il manico politico a fare confusione. La giunta chiarisca al più presto cosa intende fare e guidi il processo, con percorsi coerenti e lineari, non confusionari».

A esprimere apprensione è inoltre il consigliere Martines: «Dall’audizione di oggi ne esco preoccupato perché non si riesce a capire in che direzione stiamo andando. Di questo l’assessore dovrebbe rendersi conto visto che oggi, da quanto è emerso in commissione, pare esserci uno stop rispetto a quanto fatto finora. Siamo quindi al punto zero e da qui si dovrebbe ricominciare a parlarne. Sono passati 60 anni e sentire dire che dobbiamo rimettere tutto in discussione e valutare le questioni tecniche e scientifiche per ridefinire la progettualità è preoccupante. Oggi, contrariamente agli auspici, la strada non l’abbiamo trovata nonostante la richiesta di ascoltare dodici tecnici affinché ci dessero una certezza su come proseguire. Dall’audizione non ho sentito qualcosa di certo, ma un barcamenarsi e dare un colpo al cerchio e un colpo alla botte. Ora aspettiamo di conoscere lo studio annunciato per fine anno sperando di capire meglio quale sarà la direzione da prendere e con quali tempi. La politica regionale ha il compito urgente di dare sicurezza alle popolazioni con una scelta che sia sostenibile dal punto di vista ambientale».

Secondo la consigliera Celotti «oggi abbiamo rilevato che servono ulteriori approfondimenti per poter fare delle scelte efficaci che garantiscano davvero la mitigazione del rischio nel basso corso. Ma ci portiamo anche a casa la netta sensazione che gli esperti nominati dai Comuni e dalla Giunta, intervenuti in audizione, e l’Autorità di bacino, stanno su due pianeti diversi. La vera domanda è su quale pianeta sta la Giunta regionale. A questo punto il Docfap unico, che confronti tutte le ipotesi progettuali su tutta l’asta del fiume e contempli anche soluzioni diverse da quelle prospettate, rappresenta un elemento di serietà. Questo però non cancella il ritardo accumulato: abbiamo perso oltre un anno dicendo tutto e il contrario di tutto. Così come serve chiarezza rispetto al cambio di portata del canale Cavrato, una modifica contenuta nel Pgra vigente che prevede di spostare 1.200 mc/s in più sul canale principale che scende verso Lignano, rispetto alla portata storicamente prevista per il canale scolmatore che scende verso Bibione, sulla quale non abbiamo ancora ascoltato alcuna presa di posizione della Giunta e del presidente Fedriga a tutela degli interessi della nostra regione».

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