RUSSO: Relazione di minoranza sul DDL n. 15

Relazione di minoranza sul Disegno di Legge n. 15 Disposizioni urgenti per lo svolgimento nell’anno 2024 delle consultazioni elettorali e disposizioni in materia di elezioni comunali e regionali. Modifiche alle leggi regionali 19/2013 e 28/2007

Presentato dalla Giunta regionale il 29 febbraio 2024

Egregio Presidente, Gentili Colleghe e Colleghi,
dalla Giunta viene portato all’attenzione del Consiglio regionale un disegno di legge che risponde solo parzialmente al titolo, disposizioni che dovrebbero essere urgenti, e quindi finalizzate allo svolgimento della tornata elettorale di fine primavera, mentre in realtà la parte preponderante riguarda modifiche strutturali al sistema elettorale degli enti locali che poco hanno di urgente.
Appare evidente, piuttosto, la volontà della maggioranza di mettere mano alla legge elettorale per cambiare le regole in corsa, immaginando un vantaggio a proprio favore dalle modifiche proposte, sia in termini elettorali che di equilibri politici interni, giustificando oltretutto tale scelta con una riduzione di spesa, che mai dovrebbe essere richiamata a scapito del processo democratico.
Solo con (oltretutto miopi) ragionamenti utilitaristici di breve periodo si può proporre l’abbassamento al 40 per cento della soglia per l’elezione al primo turno del candidato sindaco più votato nei comuni più grandi, sopra i 15.000 abitanti, che altro non è che una palese ripicca (emersa anche da pubbliche dichiarazioni) alla vittoria del centrosinistra a Udine nelle recenti elezioni comunali, e il terzo mandato per i sindaci anche nei comuni medio-grandi che di certo non hanno un problema di rappresentanza e di reperimento di candidati.
Queste sono operazioni di mera speculazione politica, una distorsione dei principi democratici che non farà che allontanare ulteriormente i cittadini dalla politica.
Incredibilmente, anche nei lavori di Commissione, l’unica risposta data dalla Giunta sul perché si stia proponendo questa norma rimane soltanto il risparmio di spesa. Comprendiamo e condividiamo il contrasto agli sprechi, e su questo la Giunta e la maggioranza dovrebbero anche fare un esame di coscienza, ma i costi della democrazia non vanno mai messi in discussione e basterebbe questo a farci considerare non ricevibile il disegno di legge in oggetto.
E il fatto che sia la Giunta a presentare una norma che invece dovrebbe nascere nell’alveo del Consiglio regionale proprio per garantire la logica della più ampia discussione e della condivisione, dà un’ulteriore misura di quanto il dibattito si sia imbarbarito e quanto la prospettiva della partecipazione sia assente nella maggioranza.
Entrando nel merito dell’articolato, riteniamo i soli articoli 1 e da 6 a 10, e parzialmente anche l’articolo 2, effettivamente rispettosi della finalità per cui questo disegno di legge è stato presentato, per predisporre la tornata elettorale alla normativa aggiornata e allineata alle modifiche più recenti introdotte anche a livello nazionale in tema di calcolo della popolazione residente e di rispetto delle disposizioni in materia di trasparenza e di tutela dei dati personali, oltre che di alleggerire alcune procedure , e per dare una risposta politica urgente al problema delle candidature nei comuni di piccole dimensioni.
In merito all’articolo 2 siamo d’accordo nell’estendere la possibilità del terzo mandato ad un numero più ampio di Comuni, ma riteniamo che la soglia di 15.000 abitanti proposta possa essere eccessiva e quindi ci riserviamo di fare una proposta emendativa in questo senso.
Non è decisamente urgente invece la previsione degli articoli 3, 4 e 5, visto che i pochi Comuni sopra i 15.000 abitanti interessati al ballottaggio non andranno al voto prima del 2027, e si potrebbe quindi approfondire il tema senza inutili forzature.
Manca invece in questo disegno di legge una proposta per il problema del quorum dei comuni dove si presenta un solo candidato alle elezioni. Per questo abbiamo presentato una proposta emendativa per abbassare il quorum dei votanti dal 50 al 40 per cento degli aventi diritto, ritirata in Commissione vista la richiesta della Giunta di approfondire la questione per l’Aula. Una modifica peraltro richiesta proprio dai Sindaci, che va nella direzione di premiare i cittadini che si recano a votare e i candidati e le candidate che si mettono in gioco, soprattutto nei Comuni più piccoli, dove fare l’amministratore è più difficoltoso e quindi anche meno appetibile.
C’è poi il tema rimasto sospeso (ma più volte richiamato come ipotesi sui media) dell’accorpamento delle tornate elettorali regionale e comunali, che rappresenterebbe un vero e proprio colpo di mano in alcuni casi, laddove diversi sindaci resterebbero in carica per un tempo molto lungo, immotivatamente dal punto di vista tecnico e democratico, e anche peggio ove si verificasse, per questioni di incompatibilità, che i sindaci rassegnino le dimissioni, per cui a reggere le sorti del Comune resterebbero per troppo tempo i vicesindaci, non eletti direttamente e quindi con una distorsione palese dello spirito della legge elettorale, ledendo il diritto dei cittadini a scegliere chi li guida.
Che infine tutto questo si intrecci con la discussione a livello nazionale sul tema del terzo mandato ai presidenti di Regione, non fa che aumentare le certezze che queste operazioni non siano finalizzate al rafforzamento dell’architettura istituzionale e della stabilità del sistema degli enti locali, bensì alla convenienza politica del centrodestra sia a livello regionale e locale che nazionale.
Noi crediamo invece che vada avviata una discussione seria e approfondita su questi temi, che comprenda anche la doppia preferenza di genere per le elezioni regionali, ad esempio, visto che il Friuli Venezia Giulia è una delle tre Regioni in Italia che per l’elezione del Consiglio regionale non l’ha introdotta, o il discorso più ampio della partecipazione per chi non vive nel comune di residenza e si trova in difficoltà per il voto e spesso, se non sempre, vi rinuncia.
Il tema che emerge e che preoccupa, infatti, è quello della partecipazione attiva e passiva. È davanti agli occhi di tutti noi come le persone siano distaccate dagli interessi della propria comunità, convinte, evidentemente, che votare non conta nulla. E in questo contesto, quello che è preoccupante è l’afflusso al voto sempre più ridotto, sintomo che i sistemi elettorali messi in atto nel tempo hanno portato a un progressivo allontanamento. La crescita di astensionismo soprattutto nei giovani, indebolisce la partecipazione politica e corrode alla base i fondamenti della partecipazione democratica.
Le scelte avanzate oggi dalla Giunta vanno in direzione opposta a quel che si dovrebbe fare per invertire la rotta. Una cosa è evidente: le persone non si riavvicineranno alla politica con le norme che il centrodestra propone. Con una soglia per il ballottaggio ridotta al 40 per cento si rischia che un Comune sia governato da un sindaco “minoritario” e legittimato da appena il 20 per cento degli elettori potenziali, quindi debolissimo sulla rappresentanza e decisamente con meno forza per fare scelte importanti per la propria comunità.
Questa norma va contro la logica del pluralismo, favorisce un’ulteriore polarizzazione, in un contesto dove gli avversari diventano sempre più irriducibilmente “nemici”. Crediamo invece che la biodiversità, anche in politica, sia un valore che non deve avere nulla a che fare con l’idea distorta di democrazia del centrodestra dove chi vince pensa non di governare ma di comandare, possibilmente senza disturbi da parte dell’opposizione.

Francesco Russo

Trieste, 14 marzo 2024

1109 - RUS DDL 15 relazione minoranza