MORETTI: Relazione di minoranza sul DDL n. 16

Relazione di minoranza sul Disegno di legge n. 16 Misure di programmazione strategica per lo sviluppo del sistema territoriale regionale in materia di infrastrutture e territorio

Presentato dalla Giunta regionale il 29 febbraio 2024

Signor presidente, colleghe e colleghi,
il Disegno di legge in discussione in Aula si presenta senza dubbio come un passaggio significativo per quanto riguarda la disciplina dell’edilizia e dell’urbanistica nella nostra Regione. Ne è conferma l’ampio dibattito che si è sviluppato attorno ad alcune norme contenute del Ddl, dibattito che sul Capo III contenente le norme urbanistiche ed aventi rilevanza paesaggistica è stato particolarmente “forte” ed ha raggiunto toni “alti”. Su questo, siamo convinti del fatto che lo scontro istituzionale apertosi tra la Direzione centrale Infrastrutture (perché di questo si tratta) e la struttura periferica del Ministero della Cultura – Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia – si sarebbe potuto e dovuto evitare, e che non risulterà di alcuna utilità per nessuno avere forzato così tanto le posizioni.
Il tema della semplificazione normativa e procedurale è un tema decisivo per permettere al sistema pubblico regionale di poter rispondere alle esigenze del territorio, degli enti locali, delle imprese e dei cittadini e di questo ne siamo tutti profondamente convinti. É però fondamentale non confondere i piani su cui si attua la semplificazione.
Partendo da questo assunto ed entrando, quindi, nel merito del disegno di legge, rileviamo da subito che non si comprende come questa maggioranza intenda attuare l’autonomia regionale e la potestà legislativa raggiunta con il D.Lgs. 3 ottobre 2022, n. 159 Norma di attuazione dello Statuto speciale della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia in materia di contratti pubblici, visto che nel ddl sono stati recepiti molti punti del recente D.Lgs. 31 marzo 2023, n. 36 (Codice dei contratti pubblici in attuazione dell’articolo 1 della legge 21 giugno 2022, n. 78, recante delega al Governo in materia di contratti pubblici). Questo, quando nella precedente legislatura il centrodestra rimarcava ad ogni piè sospinto come era assolutamente necessario intervenire per sfruttare appieno la potenzialità che la specialità assegnava alla nostra Regione, approvando – nell’ambito di una cornice complessiva data dalla norma nazionale – una norma “tutta nostra”. Con l’intervento proposto nel presente ddl, si recepiscono determinati e specifici punti, lasciando all’attuale legge regionale la trattazione di altre materie, costringendo chi dovrà applicare la norma ad affrontare una serie di dubbi e difficoltà interpretative che comunque rimangono. Paradossalmente e provocatoriamente, verrebbe da dire che la migliore semplificazione sarebbe quella di recepire totalmente la normativa statale in materia di lavori pubblici, eliminando di fatto ogni possibile difficoltà di applicazione delle norme in materia.
Nel provvedimento assume un ruolo centrale la revisione delle leggi regionali n. 5 del 2007 e n. 19 del 2009: su questo, arriviamo alla discussione in Aula dopo settimane di tensione tra l’Amministrazione regionale e la Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia, alla quale abbiamo assistito anche nel corso delle audizioni convocate dalla IV Commissione. Uno scontro istituzionale che non condividiamo sia liquidato dall’Amministrazione regionale con l’argomentazione che, siccome l’urbanistica è materia di competenza regionale, nessuno debba intromettersi: è evidente che anche alcune delle modifiche proposte nel ddl abbiano chiaramente a che fare con il tema del paesaggio (competenza esclusiva dello Stato), e pertanto crediamo sia corretta, prima di arrivare all’approvazione definitiva della norma, la richiesta di intesa tra Amministrazione dello Stato e Regione. Ecco perché in IV Commissione abbiamo proposto lo stralcio del Capo III, posizione che ribadiremo in Aula con una formale richiesta, auspicando in un ripensamento da parte della maggioranza.
È del resto lo stesso Documento di indirizzo della Giunta regionale approvato a ottobre 2023 dalla stessa e rivolto alla da poco insediata Commissione Paritetica Stato-Regione, che esplicita chiaramente l’obbligo di condivisione ed intesa formale con lo Stato in materia di paesaggio sia sul piano normativo che regolamentare.
Quanto contenuto nelle disposizioni attualmente vigenti in materia di paesaggio non sono certamente dogmi intoccabili, ma proprio per questo è fondamentale riconoscere reciprocamente le funzioni e le competenze di ciascun soggetto, proprio per evitare possibili contenziosi che danneggerebbero enti locali, imprese e cittadini, generando inutile confusione, rallentamento dei tempi di approvazione, e alimentando un’aspettativa che potrebbe essere negata da impugnative o contenziosi. Una migliore e più profonda trattativa, anche se avrebbe potuto comportare qualche mese di attesa per l’approvazione di questa parte del ddl, avrebbe permesso una discussione più serena sui temi contenuti nelle proposte e, sicuramente, anche una maggiore condivisione del testo da parte di tutti gli attori coinvolti.
Un altro punto sul quale abbiamo rimarcato, assieme ad altre forze politiche anche di maggioranza, e per il quale vi è stato la condivisione da parte dell’assessore, è quella dell’approvazione dei progetti di fattibilità tecnico-economica in capo alla Giunta regionale e non più al competente Direttore. Si tratta di un recupero di funzione da parte della politica, considerato soprattutto che l’approvazione del progetto di fattibilità tecnico-economica ha valore di dichiarazione di pubblica utilità dell’opera e di urgenza e indifferibilità dei relativi lavori.
Infine, segnaliamo un altro tema che ci pare non rispondere alle esigenze e ai principi delle norme che il disegno di legge modifica è quello delle tempistiche assegnate all’assunzione dei pareri da parte degli enti competenti in materia di varianti agli strumenti urbanistici, nonché del silenzio assenso sul provvedimento di autorizzazione a opere strutturali in zone sismiche.
Il tema della semplificazione normativa e procedurale, assieme a quello della velocizzazione delle attività relative alla pianificazione e alla realizzazione di opere pubbliche è un tema trasversale, caro a tutte le forze politiche dell’Aula.
Riteniamo però fondamentale che si ragioni su due livelli distinti e che non possono essere confusi: il livello legislativo, che risponde a principi generali, valoriali e di indirizzo, e il livello gestionale, che nulla ha a che fare con il principio che disciplina una qualsiasi attività. È, e deve essere, il secondo che si regola e che viene organizzato sulla base del primo e non può essere il contrario. È l’organizzazione che si dota degli strumenti necessari a rispondere ai principi che fissa la legge. Prevedere, ad esempio, il silenzio assenso sulle opere strutturali significa provare a rispondere ad un’esigenza organizzativa e gestionale negando un principio fondamentale, ovvero quello della sicurezza e della pubblica incolumità che un’opera deve garantire e la cui profondità di valutazione non può dipendere dalle giornate a disposizione.
Su questo, in particolare per quanto riguarda la questione urbanistica e del paesaggio, riteniamo stucchevole e insopportabile che ancora oggi, a distanza di sei anni nei quali è il centrodestra a governare, che si imputi all’Amministrazione di centrosinistra o allo stesso Piano Paesaggistico, colpe per situazioni di difficoltà che incontrano i Comuni che non hanno conformato il proprio PRGC al PPR. Cosa è stato fatto in sei anni?
Perché, nonostante le promesse della campagna elettorale del 2018 e del post-avvio della XII legislatura, non si è affrontata alcuna questione, anzi si è smantellato il Servizio Paesaggistico e si sono invece introdotte – per iniziativa del Consiglio e della stessa Giunta – nella normativa urbanistica ed edilizia tutta una serie di deroghe agli strumenti pianificatori, talmente puntuali da essere inapplicabili?
Rinviando al dibattito consiliare il dettaglio sulle norme puntuali e sulle proposte che come Gruppo abbiamo presentato per emendare passaggi del presente ddl, non posso esimermi dall’esprimere un giudizio severo su come si è arrivati alla discussione prima in IV Commissione e poi in Aula, con tempi molto stretti pur in presenza di una serie di norme e modifiche per molti aspetti puramente tecnici.
L’analisi e l’approfondimento di questo complesso e articolato disegno di legge ha avuto tempi non sufficienti, considerato che nelle intenzioni di Giunta e maggioranza, a parole, sembrava vi fosse disponibilità a condividere percorsi comuni: il ruolo di un’Assemblea legislativa regionale non è di “essere veloce”, ma di fare bene le leggi prendendosi, se serve, qualche settimana in più. Ciò, a maggior ragione se pensiamo che è dal 2018 che non si trattano materie di questo tipo su iniziativa della Giunta.
Lo slogan “Regione veloce” che abbiamo sentito in Commissione andrebbe rivolto a quei presidenti di Commissione che impiegano dai sei ai dieci mesi per riscontrare un’audizione (che dovrebbe essere evasa in dieci giorni) o a quegli assessori che malvolentieri vivono e con neanche tanto nascosto fastidio le convocazioni delle Commissioni per essere auditi.
Rispetto alla calendarizzazione poi di questo Consiglio, solo le pressioni delle forze di opposizione hanno fatto sì che vi fosse per il ddl una giornata e mezza, con l’oltranza per il 27, necessari per lo studio e l’analisi di un testo legislativo complesso, che non è una semplice manutenzione.
Lo stesso si potrebbe dire per gli auditi, anch’essi lamentando lo scarso tempo di approfondimento che hanno potuto svolgere per le audizioni, rischiano così di trasformare le audizioni in un formale passaggio procedurale e non invece in un’occasione per avere un giudizio completo e oggettivo su norme così complesse.
In Commissione il nostro Gruppo, in un atteggiamento costruttivo e non ostruzionistico, si è astenuto sui vari articoli di tutti i Capi e sul voto finale del ddl, salvo su quello riguardante l’urbanistica e il paesaggio (Capo III), per il quale ha chiesto invano lo stralcio, in tal caso non partecipando al voto. Vedremo se le nostre proposte e l’atteggiamento della Giunta rispetto alle nostre osservazioni permetteranno una diversa valutazione nella votazione in Aula.

Diego Moretti

Trieste, 22 marzo 2024

1149 - MOR_Relazione minoranza DDL 16